Prosecco Docg, il futuro nei numeri
Il Consorzio Conegliano Valdobbiadene presenta i dati e traccia le prossime sfide. Dopo un 2020 di resistenza, il 2021 è stato l’anno della ripresa: previste oltre 100 milioni di bottiglie. Il limite produttivo si avvicina e il sentiero della crescita passa dall’aumento del valore unitario.
Oltre quota 100 milioni di bottiglie. Risultato che è brindisi alla ripresa ma anche misura di responsabilità per tracciare il futuro e le sfide per la sua comunità. Il Prosecco Docg certifica le sue cifre presentando via web il Rapporto Economico del Distretto Conegliano Valdobbiadene. I dati dichiarati dal Consorzio fotografano prima di tutto la capacità di cambiare, «cogliendo le opportunità del digitale e raccogliendo la sfida della sostenibilità», per guadare la palude della pandemia. Ma sono anche numeri che stimolano una riflessione sulle radici del successo delle bollicine made in Italy più famose al mondo. E sulle loro prospettive ambientali, sociali e, soprattutto, economiche, che col limite produttivo ormai dietro l’angolo passano necessariamente per l’aumento del valore.
Tutela del territorio prima di tutto
«Siamo chiamati a proseguire nella comunicazione dell’unicità e dei valori della nostra denominazione, ma oggi questo non è più sufficiente», hanno detto la neoeletta presidente del Consorzio, Elvira Bortolomiol, e il nuovo direttore generale Diego Tomasi. «L’impegno verso l’ambiente è un’onda che ci investe, alla quale non possiamo sottrarci. Siamo chiamati a progettare il futuro del nostro territorio, che è il primo in Europa a essere glifosate free, libero dal glifosato, ma che va ancora più tutelato. È un obbligo nei confronti dei consumatori ma anche della comunità, delle 200 aziende e degli oltre 3 mila viticoltori che fanno parte della denominazione».
Un 2020 di resistenza
Il quadro dipinto dai dati ritrae un «2020 di resistenza,in cui volume (88 milioni di bottiglie) e valori (circa mezzo miliardo di euro), sono rimasti in linea con gli anni precedenti», ha spiegato Eugenio Pomarici, professore associato di Economia politica presso l’Università di Padova, illustrando il Rapporto economico della denominazione. A fronte di questa stabilità, ci sono anche da annotare una serie di cambiamenti. In testa la geografia delle vendite, con l’Italia che ha superato il 59% e l’export assestatosi al 41% (al calo di Usa e Regno Unito si contrappone l’aumento di Germania, Russia e Giappone).
Cambiamenti di canale
«Alcuni mutamenti sono congiunturali, altri capaci di proiettare effetti benefici sul 2021. Del primo gruppo fanno parte i cali del canale ristorazione e della vendita diretta, del secondo la quota aumentata delle centrali d’acquisto (ormai primo canale per valori/volumi) e l’e-commerce, in aumento del 326% in volume (1 milione di bottiglie) e del 425% in valore (+9 milioni di euro)».
«La tenuta della denominazione», ribadisce Pomarici, «non è stata casuale, ma il frutto di impegni e azioni concrete. Sono state poi messe in atto reazioni specifiche alla crisi. L’aggregazione tra aziende ha permesso di sfruttare canali aperti ed è stato intrapreso un grande impegno, in particolare, per rivoluzionare le attività di comunicazione e promozione. Si è assistito a un’imponente transizione verso attività digitali e sull’offerta enoturistica, con un terzo delle aziende che hanno registrato un aumento delle visite nei mesi estivi».
Sostenibilità, digitalizzazione e crescita
Il sentiero dell’enoturismo, della sostenibilità e della digitalizzazione (il 32,5% delle aziende di produzione ha programmato un potenziamento delle dotazioni hardware e software, e oltre il 7% ha già in agenda lo sviluppo di sistemi ITC evoluti di tipo ERP) è proseguito nel 2021 regalando risultati record. Parlano chiaro le certificazioni.
«Da gennaio a ottobre 2021 (dato più aggiornato a disposizione)», nota Pomarici, «sono state registrate 83 milioni di bottiglie; il 12% in più del 2020. Una massa che proietta le previsioni di chiusura d’anno ben oltre i 100 milioni di bottiglie».
Missione: aumentare il valore unitario
Una crescita accompagnata dal rafforzamento sul fronte dei prezzi, il termometro di «una buona remunerazione della base agricola, che è un fattore di estrema importanza». Il vino base atto a divenire Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg è cresciuto a 2,6 euro al litro. «Non siamo tornati al livello degli anni 2017 e 2018», ha proseguito Pomarici, «ma i risultati dell’ultima vendemmia sono molto alti. Bene anche il mercato dell’uva. Dopo gli 1,20 euro “di tenuta” del 2020, nel 2021 si è raggiunta la quota di 1,48 euro per un kg di uve Glera». «Ora la missione della denominazione», ha concluso l’esperto, «è riprendere la crescita del valore unitario di prodotto, che dal 2019 ha interrotto la sua progressione. Anche perché il limite fisico della produzione è ormai prossimo al raggiungimento e difficilmente potrà andare oltre le 106 milioni di bottiglie».
Profilo valoriale in sintonia col consumatore
Una sfida che, secondo il direttore dell’Ipsos Enzo Risso, il Prosecco Docg ha le carte in regola per vincere grazie alla sua brand image.
«La crescita del Prosecco Docg si inquadra in un contesto in cui, nonostante le tante problematicità ancora in atto, la fiducia dei consumatori nel mondo è cresciuta sul 2020. Si tratta di un vino che ha un profilo valoriale da prodotto top; il 74% dei consumatori italiani conosce la denominazione, e per l’80% “fa sentire bene”, “ispira amicizia”, “nasce in simbiosi con li territorio”, è “trendy” ed è percepito come “prodotto culturale”. Tutte caratteristiche in linea con i trend che guideranno l’evoluzione dei consumi nei prossimi anni».
«Oltre ai grandi risultati quantitativi», ha concluso la presidente del Consorzio, «il traguardo raggiunto con più orgoglio è quello della qualità. Il consumatore, nonostante lo scenario economico, continua a riconoscerci un valore di cui siamo fieri. Credo sia il frutto della sintonia raggiunta su valori come la sostenibilità della filiera produttiva e la tutela dei territori».
© Riproduzione riservata - 22/12/2021