Prima e dopo: un viaggio nel tempo. Verticale firmata Giv a Roma
L’ottobrata romana è stata casuale, certo, ma ha contribuito. La giornata scelta dal Gruppo Italiano Vini per presentare nella capitale, all’Hotel Cavalieri, lo scorso 18 ottobre, i gioielli delle sue Cantine indipendenti fra loro, ma legate da un unico progetto comune è stata baciata anche dalla fortuna meteorologica. L’obiettivo di Davide Mascalzoni, direttore generale, e del suo entourage, in coordinamento con l’Ais di Roma, è stato proporre una gran parte della produzione del Gruppo in un viaggio immaginario attraverso 16 Tenute in Italia durante un self tasting aperto al pubblico, e riservare invece alla stampa e agli addetti ai lavori un seminario speciale che comparava due grandi annate (una vecchia e una recente) di nove etichette, considerate le punte di diamante.
L’OBIETTIVO – Indubbiamente una decisione coraggiosa e intelligente. Grazie a questa occasione abbiamo potuto sfatare alcuni luoghi comuni legati alla longevità di certi vitigni e conoscere più da vicino alcune annate. Comincia dunque un viaggio nel tempo e nello spazio, che parte dal Luna Mater, Frascati Superiore Doc, nelle annate 2007 e 2011 di Fontana Candida nel Lazio, prosegue in Piemonte con Chersì, Barbera d’Asti Superiore Docg annate 2003 e 2009 di Tenimenti Ca’Bianca, arriva in Sicilia nella Tenuta Rapitalà con Solinero, Sicilia Igt annate 2005 e 2010, si sposta in Puglia a Castello Monaci con le versioni 2003 e 2007 del Primitivo Artas, Salento Igt. E ancora, la Toscana con le Fattorie Melini e il Chianti Classico Riserva Docg 1999 e 2008 Vigneti della Selvanella prosegue in Basilicata alla scoperta delle annate 1998 e 2010 del Re Manfredi, Aglianico del Vulture Doc della Cantina Re Manfredi, va verso Nord, in Veneto, da Santi, con il Proemio, Amarone della Valpolicella Doc 2003 e 2007, giunge in Valtellina, alla Nino Negri con lo Sfurzat 5 Stelle, Sforzato di Valtellina Docg 2001 e 2009 e termina nuovamente in Veneto, con Bolla e Le Origini, Amarone di Valpolicella Doc annate 1998 e 2008.
Riproponiamo di seguito le preziose informazioni che ci sono state fornite durante il tasting coordinato da Christian Scrinzi, enologo del Gruppo Italiano Vini e responsabile del coordinamento di tutte le Tenute.
Fontana Candida
Lazio, area di Monteporzio, il “giardino di Roma”
Vino: Luna Mater, Frascati Superiore Doc
Uvaggio: 50% Malvasia bianca di Candia, 30% Malvasia del Lazio, 10% Greco, 10% Bombino
Vigneti: vecchie vigne di 50 anni a un’altitudine tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare, in terreni vulcanici, sciolti e permeabili (tipica terrinella, cioè pozzolana ricca di potassio, fosforo e microelementi)
Annata 2007: «La versione 2007 segna l’inizio del nostro progetto viticolo per la qualità delle uve e la scelta di una vinificazione a contatto con le bucce. Mi spiego, abbiamo deciso di dividere le uve in due parti, le prime raffreddandole subito prima della pressatura soffice e la seconda parte, raffreddata, diraspata e messa a fermentare a contatto con le bucce in botticelle di legno per ottenere una spiccata caratterizzazione varietale», ha spiegato Mauro Merz, enologo dell’azienda.
Oggi: si degusta l’annata 2011, buona dal punto di vista delle condizioni climatiche e con una vendemmia cominciata un po’ in anticipo e protratta fino a ottobre con uve che hanno presentato un ottimale livello di maturazione.
Conclusione: sfatiamo un luogo comune; il Frascati ben fatto sa invecchiare e bene, anzi, con il tempo, il vino conquista velluto e morbidezza.
Tenimenti Ca’ Bianca
Piemonte, colline astigiane
Vino: Chersì, Barbera d’Asti Superiore Docg
Uvaggio: Barbera 100%
Vigneti: a guyot tradizionale su terreni sciolti costituiti da marne sedimentarie, argille e calcare a 350 metri sul livello del mare
Annata 2003: il calore dell’estate ha ceduto alle uve zucchero e potenza e si ritrova ancora oggi nel vino insieme ad acidità, ben gestita, e a straordinarie sostanze aromatiche. «Si sente la barrique di fondo che ancora usavamo», ha precisato Scrinzi aggiungendo che quest’annata in particolare è generosa, avvolgente, nonostante la grande potenza della Barbera.
Oggi: l’annata 2009 caratterizzata da un inverno particolarmente nevoso e da un’estate calda, segna l’ingresso dell’uso della botte grande che dona fresche note fruttate evidenziate da una buona alcolicità.
Conclusione: che sia degustata dopo 10 anni, o dopo 4, come in questi casi, la Barbera deve sfuggire alla tentazione dell’eccessivo addomesticamento e concedersi nella sua interezza.
Tenuta Rapitalà
Sicilia, tra Camporeale e Alcamo
Vino: Solinero, Sicilia Igt
Uvaggio: Syrah 100%
Vigneti: a 350 metri sul livello del mare ricchi di argilla, 5 mila piante per ettaro, allevamento a Guyot
Annata 2005: spiega Silvio Centonze, enologo della Tenuta: «Il vino di 8 anni fa risulta più profondo e speziato, complice il passare degli anni con un livello zuccherino abbinato a un contenuto polifenolico importante».
Oggi: l’annata 2010 si dimostra elegante, con un abito nuovo grazie anche alla scrupolosa conduzione del vigneto con potatura verde e interventi agronomici mirati.
Conclusione: la comparazione delle due annate dimostra i grandi passi in avanti fatti da Rapitalò con vini, i siciliani, capaci di affrontare con grinta le sfide del Nuovo Mondo.
Castello Monaci
Puglia, poco distante da Salice Salentino
Vino: Artas, Salento Igt
Uvaggio: Primitivo 100%
Vigneti: terreni profondi e asciutti con presenza di roccia calcarea fessurata. Allevamento ad alberello con una resa di 5 mila ceppi per ettaro.
Annata 2003: morbido, con un colore ben pronunciato. Gli anni gli hanno concesso il privilegio dell’espressione. Ottimo il contenuto zuccherino.
Oggi: le fasi vegetative delle piante sono state favorite dall’inverno rigido e ricco di preciptazioni oltre che dall’estate ventilata. L’uva è sana e la si sente.
Conclusioni: il Primitivo gode del tempo. E migliora.
Fattorie Melini
Toscana, da Poggibonsi a Castellina
Vino: Vigneti La Selvanella, Chianti Classico Riserva Docg
Uvaggio: Sangiovese grosso
Vigneti: a 300 metri sul livello del mare con viti allevate a Guyot e a cordone speronato, su terreni altamente vocati (alberese, galestro e scisti argillosi).
Annata 1999: dopo 14 anni, un Chianti che regala potenza e profumi, colori rosso porpora, leggermente scuriti dal tempo, ma ancora vivi, sapori pieni e concentrati. La gradazione alcolica è elevata e la si percepisce.
Oggi: assaggiamo l’annata 2008 caratterizzata da un’acidità leggermente inferiore agli ultimi anni. Ha una vita ancora lunga davanti a sé, almeno 15 anni.
Conclusione: da tenere in cantina e dimenticarsene per molti anni. E poi, una sorpresa.
Re Manfredi
Basilicata, a Venosa
Vino: Re Manfredi, Aglianico del Vulture Doc
Uvaggio: Aglianico del Vulture 100%
Vigneti: impianto ventennale allevati in parete con tecnica di potatura a testa di salice. Una ventina di ettari sono potati a cordone speronato a 80 centimetri dal suolo con impianto di 5 mila ceppi per ettaro.
Annata 1998: «È la prima grande annata del Re Manfredi», ha precisato Paolo Montoni, direttore della Tenuta. «Estate asciutta, autunno fresco e grandi escursioni termine. Eccezionale per questo vini che rappresenta per noi il rilancio dell’Aglianico che si fonda su un principio base: creare uno stile restando nella ruralità».
Oggi: proviamo l’annata 2010 che segna un ritorno alle origini. Dopo una fase nella quale si è cercata più la morbidezza l’azienda ha scelto di tornare al passato privilegiando la potenza.
Conclusione: innovare, certo, ma nel rispetto della tradizione e cercando sempre coerenza di stile.
Santi
Veneto, Valpolicella
Vino: Proemio, Amarone della Valpolicella Doc
Uvaggio: Corvina 50%, Corvinone 30%, Rondinella 20%
Vigneti: per la maggior parte vecchi impianti di oltre 30 anni allevati a Pergola e Guyot; terreni calcarei.
Annata 2003: in vigna è stato necessario limitare la produzione di uva a causa di una delle vendemmie più calde e secche degli ultimi anni; gradazione zuccherina di oltre due gradi sopra alla media e nonostante questo, eccellente complessità e concentrazione aromatica.
Oggi: l’annata 2007 è quella della territorialità. L’Amarone deve essere riconoscibile e parlare la lingua del luogo in cui nasce; ottima l’evoluzione dell’uva in appassimento durante l’autunno e l’inverno.
Conclusione: la potenza ha necessità del controllo.
Nino Negri
Lombardia, Valtellina
Sfurzat 5 Stelle, Sforzato di Valtellina Docg
Uvaggio: Nebbiolo Chiavennasca 100%
Vigneti: allevamento a Guyot modificato ad archetto su terrazze a 400-500 metri sul livello del mare in terreni sabbioso-limosi sciolti e poco profondi.
Annata 2001: da sempre sotto la guida di Casimiro Maule, enologo di Cantina, il Nebbiolo che qui si chiama Chiavennasca (ceppo nobile del vitigno), canta meravigliosamente. «Dopo 12 anni, nel bicchiere si ritrova morbidezza e aroma in un perfetto equilibrio di acidità. Sicuramente un’annata che potremmo definire storica», ha spiegato Maule.
Oggi: nel bicchiere la versione del 2009 che è considerata di livello altissimo per finezza grazie soprattutto a una vendemmia caratterizzata da clima ancora caldo e asciutto.
Conclusione: ci sono stili che non cambiano con il passare del tempo. L’eleganza innata resta.
Bolla
Veneto, Valpolicella Classica
Vino: Le Origini, Amarone della Valpolicella Classico Doc (l’etichetta più recente è Riserva)
Uvaggio: Corvina e Corvinone 75%, Rondinella 25%
Vigneti: allevamento a pergola veronese nelle alte valli di Marano e Negrar
Annata 1998: anni e anni, eppur il vino sorprende ancora per pulizia e perfezione delle uve.
Oggi: si beve l’annata 2008 che segna una svolta verso la territorialità e una ricerca ancora maggiore della longevità oltre che una ricerca di perfezionamento tecnico costante.
Conclusioni: la storia non è un limite, ma, anzi, una risorsa. E qui lo si è capito bene.
Tag: Bolla, Castello Monaci, Christian Scrinzi, Fontana Candida, Gruppo Italiano Vini, Melini, Nino Negri, Rapitalà, Re Manfredi, Roma, Santi, tasting, Tenimenti Ca' Bianca, verticale© Riproduzione riservata - 22/10/2013