Dalle Nostre Rubriche

In Italia

In Italia

Picolit: un passito per natura

10 Febbraio 2019 Roger Sesto
Picolit: un passito per natura

Tra i più rari vitigni adatti all’appassimento, quest’antica uva friulana raggiunge l’apice qualitativo sulle colline di Rosazzo, nei Colli orientali del Friuli, tra Udine e Gorizia.

Sua celebre interprete è la Cantina Livio Felluga di Brazzano di Cormòns (Gorizia), con il Colli Orientali del Friuli Picolit Docg. Spiega Andrea Felluga, figlio del patriarca Livio: «L’unicità e la grandezza del Picolit sono dovute a una caratteristica genetica che, determinando un parziale aborto floreale, rende il grappolo assai spargolo. I pochi acini hanno così una polpa concentratissima e una buccia spessa e resistente, dalle splendide tonalità dorate».

L’arte della vendemmia tardiva

Vendemmiando il Picolit tardivamente si esalta ancor più la ricercata concentrazione degli acini e, quindi, del mosto che ne deriva. L’azienda Livio Felluga ricerca in questo suo passito l’unicità di questa varietà, che si esprime attraverso un equilibrio fra struttura, eleganza, freschezza acida, dolcezza e complessità.

Andrea Felluga

Il Picolit non deve essere troppo dolce

Puntualizza Andrea: «Un residuo zuccherino esagerato, con note di fichi secchi e datteri, frutto di uve troppo mature, porterebbe a una banale uniformità. Io invece desidero che queste sensazioni restino a margine. Voglio far emergere più personali ricordi di lime, agrumi canditi, erbe secche aromatiche, pasticceria, zafferano e spezie».

Picolit
Filari di Picolit da Livio Felluga

Meglio evitare uno stile ossidativo

I migliori Picolit si distinguono da molti altri passiti per il fatto di non avere uno stile ossidativo e per non essere quasi mai figli di grappoli muffati. Queste condizioni lo rendono unico. Perché si verifichino è necessario un clima asciutto, dalle elevate escursioni termiche. Sono fondamentali anche tecniche di cantina adeguate per evitare un eccessivo contatto del vino con l’ossigeno, nonostante goda – come previsto dal protocollo enologico dei Felluga – di una fermentazione e affinamento in barrique.

Per conoscere gli altri autoctoni del Friuli Venezia Giulia clicca qui

L’articolo sui vitigni autoctoni friulani prosegue su Civiltà del bere 3/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

In Italia

Strategie per affrontare il presente: (2): la parola agli operatori intervenuti a VinoVip al Forte

Durante la terza edizione del summit in Versilia, abbiamo intervistato una decina […]

Leggi tutto

Con GA.RY Tedeschi esce dalla sua comfort zone

La Cantina della Valpolicella lancia sul mercato per la prima volta un […]

Leggi tutto

Il Lambrusco (ri)scommette sulla leggerezza

Dopo Matera e Parigi, il terzo World Lambrusco Day organizzato dal Consorzio […]

Leggi tutto

Un’alleanza “ribelle” nella galassia del Prosecco

Sono contestatori gentili, che hanno istituito un Comitato e organizzato un convegno […]

Leggi tutto

Strategie per affrontare il presente (1): le considerazioni di alcuni produttori a VinoVip al Forte

Durante la terza edizione del summit in Versilia abbiamo intervistato una decina […]

Leggi tutto

Nelle vigne della Tenuta Greppo si cambia tutto perché nulla cambi

Una giornata a tu per tu con il direttore tecnico Federico Radi […]

Leggi tutto

L’università del vino secondo il “premio Khail” Luigi Moio

Al professore dell’ateneo di Napoli e viticoltore in Irpinia quest’anno è andato […]

Leggi tutto

Tenuta Meraviglia, una ex cava ospita il nuovo investimento milionario di Alejandro Bulgheroni

Una cantina moderna e visionaria di 7.000 mq sul confine meridionale della […]

Leggi tutto

Cantine Lvnae lancia il progetto artistico dedicato a Numero Chiuso

In tutto 20 Jeroboam-sculture firmate dal designer Andrea Del Sere per celebrare […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati