Il quadro dell’alimentare è cambiato, con prezzi che crescono più dell’inflazione e cali di vendita in quantità. L’export tiene con il vino che registra il +9,5% in valore. Gli apprezzamenti maggiori per bianchi non a denominazione, spumanti e frizzanti.
L’industria alimentare è riuscita a consolidare nel tempo un capitale significativo di crescita e competitività, all’interno e sui mercati internazionali, a vantaggio di tutto il Paese. Le crescite di produzione ed export di settore sul passo lungo sono state, infatti, nettamente superiori a quelle messe a segno in parallelo dall’industria del Paese nel suo complesso.
Questo capitale tuttavia, per gli eventi occorsi nel 2022, è diminuito, soprattutto nella fascia delle Pmi. L’industria alimentare l’anno scorso è andata incontro a una vera “tempesta perfetta”, per l’accerchiamento subito dalle contemporanee impennate delle quotazioni di numerose materie prime e dell’energia. Voci, entrambe, di cui è largamente e obbligatoriamente tributaria all’estero.
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