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Nomi insoliti (7): quando la fantasia del produttore entra in campo

Nomi insoliti (7): quando la fantasia del produttore entra in campo

Cosa c’è dietro il nome di un vino? Spesso e volentieri una storia familiare o una passione personale del produttore. È il caso di All’aria aperta, Ben Ryé, Chiamami quando piove, ma anche For Duke, Il Rogito e Ingannamatti. Vi raccontiamo il loro significato.

Alcuni produttori eclettici hanno scelto di dare ai loro vini nomi di fantasia decisamente curiosi. Talvolta sottendono un richiamo erotico, in altri casi emozionale, oppure sono dettati dalle passioni degli stessi viticoltori… Data la mole, come già per i nomi delle varietà, delle denominazioni e delle sottozone, abbiamo pensato di dividere in più parti la trattazione di questo affascinante argomento.

All’aria aperta, da una novella di Renato Fucini

All’aria aperta è il rosato firmato Dianella, Cantina di Vinci (Firenze). Le uve provengono dal vigneto aziendale più vecchio, lo stesso che dà origine al Chianti Docg Riserva. È un Igt dalla spiccata personalità che, al frutto e alla leggerezza dei primi sorsi, sa coniugare con eleganza un bouquet dal carattere deciso tipico del Sangiovese. Ideale come aperitivo, deve il suo nome da una novella di Renato Fucini, che abitò nella residenza attorno a cui oggi sorgono i vigneti fino alla sua morte, nel 1921.

L’arabo “figlio del vento”, passito dalla forte personalità

A Pantelleria terrazze di piccole dimensioni ospitano le uve Zibibbo (Moscato d’Alessandria) coltivate ad alberello pantesco, una forma d’allevamento così antropologicamente radicata nella tradizione isolana, da meritarsi il riconoscimento Unesco (2006) di Patrimonio dell’Umanità. Ben Ryé, il Passito di Pantelleria Doc di Donnafugata, significa in arabo “figlio del vento”, e la Cantina ha declinato questo suo nettare (evitando l’uso del legno) in modo che raccontasse al meglio la sferzante brezza che accarezza i grappoli in vigna. Prodotto dal 1989, innovazione, sostenibilità ambientale e biodiversità ne hanno accompagnato l’evoluzione, tanto che le uve concorrenti alla sua produzione sono frutto di ben 33 biotipi diversi di Moscato.

La natura va assecondata: a volte in vigna non si può lavorare

Fondata nel teramano da Luigi Valori nel 1996, l’omonima azienda ha da sempre puntato su qualità e autenticità dei prodotti. Chiamami quando piove non è il nome di uno specifico vino, ma di una linea composta da cinque etichette, tra cui il Montepulciano, il Cerasuolo e il Pecorino. Come spiega lo stesso produttore: «Chiamami quando piove – cioè quando in vigna non si può lavorare – significa riscoprire la necessità di vivere e coltivare secondo natura, ma non rincorrendo ideali bucolici avulsi dalla realtà. La nostra visione si fonda sull’impegno a ricercare e integrare competenze, innovazione e amore per la terra per promuovere un’agricoltura biologica innovativa che sappia coniugare il meglio di tradizione e tecnologie all’avanguardia».

Musica e vino, connubio amato da “Fuso” Carmignani

Incontrare Gino “Fuso” Carmignani vale un viaggio a Montecarlo (Lucca). Qui, vitigni quali Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Syrah hanno sposato le varietà autoctone regalando blend da ricordare.
«Colleziono LP dal 1969. Amo la musica, amo toccarla e possederla. Il vino è un po’ come quest’ultima, da sempre mia compagna di viaggio e musa ispiratrice. Uno di quegli amori che non ti stanca mai». “Fuso” è rock, pop e a volte nemmeno inquadrabile in un genere ben preciso. La sua etichetta più celebre si chiama For Duke, un assemblaggio di Syrah e Sangiovese, in omaggio al grande jazzista Duke Ellington.

La collezione di termini notarili in omaggio al padre

La passione per la viticoltura è cosa antica nella famiglia Giuratrabocchetti e si tramanda da generazioni. Da questa tradizione, nel 1998, nasce l’azienda Cantine del Notaio di Rionero in Vulture. A fondarla Gerardo Giuratrabocchetti, laureato in Scienze agrarie, insieme alla moglie Marcella, impegnati a valorizzare, in molteplici tipologie, l’autoctono Aglianico del Vulture. Il padre di Gerardo era di professione notaio, pertanto tutti i nomi dei vini si riferiscono a termini notarili. Uno per tutti, Il Rogito, un Basilicata Igt Rosato, da uve Aglianico in purezza, con naso di piccoli frutti rossi e un palato avvolgente e fresco.

Un cru ingannevole nei pressi di Montespertoli

Il Podere dell’Anselmo è un piccolo borgo recentemente restaurato tra i colli di Montespertoli, a due passi da Firenze. Un luogo d’altri tempi, dove la natura la fa ancora da padrona. Fabrizio continua la tradizione dei viticoltori della famiglia Forconi, che erano già all’opera agli inizi del XIX secolo. Tra i vini prodotti spicca l’Ingannamatti, dall’omonimo cru ubicato in media collina ed esposto a est. Il curioso nome pare dovuto al fatto che in passato nessuno aveva avuto la sensazione che questa vigna potesse essere foriera di un grande nettare da uve Sangiovese in purezza, e così per secoli “i matti, ingannati” lo hanno indebitamente trascurato.

Foto di apertura: All’aria aperta di Dianella prende il nome da una novella di Renato Fucini

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© Riproduzione riservata - 20/02/2023

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