Nicola Biasi e il Vin de la Neu
«La mia sfida: portare la viticoltura a quasi mille metri, in una zona da sempre vocata alla produzione di mele». L’ultimo progetto di Nicola Biasi, senza dubbio uno dei giovani enologi più apprezzati del panorama nazionale (nel 2015 si è aggiudicato il premio Next in Wine dei Preparatori d’Uva Simonit & Sirch), è un’azienda tutta sua in Val di Non, a Coredo. Nasce così il Vin de la Neu, prodotto a partire dalla varietà ibrida Johanniter, un incrocio tra Riesling e Pinot grigio particolarmente resistente alle malattie fungine e quindi più sostenibile.
Il Vin de la Neu in Trentino
«Durante la prima vendemmia, nel 2013, ci sorprese una fitta nevicata e il vigneto fu ricoperto da più di 20 centimetri di neve. Da qui il nome del vino, in dialetto trentino. Siamo partiti con 300 bottiglie, poi 440 nel 2014 e 600 nel 2015. L’obiettivo è raggiungere le 2.000 nei prossimi anni, ma senza andare oltre. La superficie vitata complessiva è poco meno di un ettaro e l’attenzione alla qualità è imprescindibile». Ecco il video in cui Nicola Biasi racconta personalmente il Vin de la Neu: clicca qui.
Tante esperienze in Italia e all’estero
Madre friulana e padre trentino, Nicola è quello che si definisce un enfant prodige. Dopo gli studi all’istituto agrario di Cividale del Friuli, fa alcune esperienze importanti da Jermann e Zuani, «Sono rimasto cinque anni nella Cantina di Patrizia Felluga, una piccola realtà di cinque ettari dove seguivo tutto il ciclo di lavorazione. In produzione c’erano solo vini bianchi: decisamente una bella palestra per un giovane enologo». A un centro punto, però, Nicola sente il richiamo dell’Australia, dove in passato si trasferirono i nonni paterni. «Questo viaggio si è rivelato un’altra grande fonte d’insegnamento. In Australia ho potuto confrontarmi con realtà enormi, 100 cantinieri in attività durante il giorno e altrettanti di notte. Ma le aziende non erano “industrie”, anzi; e ho appreso moltissimo sull’organizzazione del lavoro». Al ritorno, per Nicola si profilano altre collaborazioni di rilievo, come i sei mesi al Castello di Fonterutoli e l’esperienza in Sudafrica da Bouchard Finlayson Winery.
Nicola Biasi a capo delle tenute toscane di Allegrini
«Poi ho ricevuto la chiamata di Marilisa Allegrini, che mi chiedeva di gestire la loro tenuta di Montalcino, Poggio San Polo. In quel periodo ero ancora in Sudafrica, decisi di concludere la vendemmia e poi ritornare. Nel maggio 2007 è iniziato ufficialmente il mio percorso da Allegrini e nel 2008 ho cominciato a seguire anche Poggio al Tesoro a Bolgheri. Sono stato con loro otto anni e mezzo, fino al novembre 2015. Ero amministratore delegato di San Polo e direttore tecnico di Poggio al Tesoro».
L’importanza dei viaggi e le consulenze
Durante gli anni toscani da Allegrini, Nicola decide di piantare un vigneto sperimentale in Val di Non, scegliendo un’uva ibrida che all’epoca non era ancora stata autorizzata. È la genesi del Vin de la Neu (noi l’abbiamo assaggiato ed ecco cosa ne pensiamo), la nuova avventura da “solista” nel segno dell’innovazione e della sostenibilità. «Ho dato le dimissioni perché volevo mettermi in gioco personalmente e solo con le mie forze. Ora faccio consulenze come libero professionista. Al momento c’è una trattativa in corso anche con un’azienda argentina. Girare il mondo, mantenere i contatti con l’estero e restare informati su quanto avviene fuori dall’Italia per me è e resterà sempre fondamentale, professionalmente parlando e non solo».
Tag: Allegrini, Jermann, Johanniter, Nicola Biasi, Poggio al Tesoro, Simonit&Sirch Preparatori d’Uva, Val di Non, Vin de la Neu, Zuani
© Riproduzione riservata - 04/04/2016