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Monteverro all’Enoluogo: il grand vin bordolese-mediterraneo sfida il tempo

23 Maggio 2025 Jessica Bordoni Toscana
Monteverro all’Enoluogo: il grand vin bordolese-mediterraneo sfida il tempo

Il salotto milanese di Civiltà del bere ha ospitato una verticale di sei annate emblematiche: 2008, ‘11, ‘14, ‘17, ‘19 e ‘21. Espressioni diverse e complementari che testimoniamo la notevole maturità tecnico-stilistica raggiunta dall’azienda maremmana

È impressionante osservare la parabola di Monteverro, che in soli due decenni più è riuscita a trasformarsi in una delle Cantine più stimolanti e premiate dell’intera Maremma Toscana. Il merito va in primis all’intuito dell’imprenditore tedesco Georg Weber, che agli inizi del Duemila ha scelto il territorio a metà strada tra il paese di Capalbio e il mar Tirreno – all’epoca ancora piuttosto inesplorato – per impostare la sua personale visione enologica.

L’incontro all’enoluogo

Ma dietro a questi risultati c’è anche e soprattutto il team di professionisti talentuosi di cui la proprietà si è circondata, a cominciare dall’enologo Matthieu Taunay e dall’agronomo Simone Salamone. Proprio quest’ultimo è stato protagonista di un evento-degustazione all’enoluogo di Civiltà del bere lo scorso 20 maggio. Lui e il direttore Alessandro Torcoli hanno accompagnato gli ospiti – professionisti del trade e della stampa – in una verticale dell’etichetta fiore all’occhiello, che non a caso porta il nome dell’azienda: Monteverro, Toscana Igt. Un SuperTuscan dall’impostazione bordolese, ma con un’anima profondamente radicata in terra di Maremma. In assaggio la prima edizione, ovvero la 2008, fino alla 2021.

Monteverro Enoluogo
Simone Salamone e Alessandro Torcoli

Le tappe dal 2004 ad oggi

L’agronomo Salamone ha ripercorso le tappe fondamentali, a cominciare dallimpianto dei primi 15 ettari di vigne, che ancora oggi costituiscono il cuore di Monteverro, avvenuto tra il 2004-2006. Il biennio 2007-2008 ha segnato la costruzione dei locali della cantina per garantire la prima vendemmia. Il 2008 e 2009 sono stati anni di studio del territorio, delle uve e degli affinamenti, mentre dal 2010 al 2013 la ricerca e sperimentazione si è estesa alla vita del suolo e all’importanza della biodiversità, con scelte strategiche sui tonnelliers e l’introduzione del cemento. Dal 2014 a oggi si è puntato a una progressiva riduzione delle lavorazioni in campo, è stata ottenuta la certificazione bio e sono state implementate la gestione sostenibile delle risorse idriche e delle tecniche di affinamento. Oggi Monteverro ha un parco vigne di 40 ettari e alle varietà iniziali bordolesi Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Chardonnay sono state aggiunte anche Vermentino, Syrah e Grenache. In tutto 6 vini per complessive 200 mila bottiglie, 5 ettari di ulivi e 10 alveari che rientrano nella “strategia green” in cui l’azienda crede fermamente. 

Scelte di campo e di cantina

Da un lato il capitale umano (i dipendenti sono 40, di cui 20 solo in vigna), dall’altro il patrimonio vitato. La grande attenzione alle piante, al suolo e alla salubrità dei grappoli passa per l’utilizzo di sovesci, compost e tisane, oltre ai classici interventi a base di rame e zolfo. C’è grande artigianalità, la potatura viene svolta ancora a mano e si prediligono mezzi leggeri. La collaborazione con il celebre enologo francese Michel Rolland, che ha seguito le fasi iniziali del progetto e ancora oggi visita l’azienda una paio di volte all’anno, ha garantito un’impostazione parcellare e per microvinficazioni. Parliamo di 35 parcelle e 100 lotti di raccolta all’anno, che vengono lavorati separatamente fino all’assemblaggio. In cantina tutto avviene per gravità, con fermentazioni spontanee controllate e rimontaggi manuali. 

Chardonnay e Tinata per cominciare

Prima di concentrarci sulla verticale di Monteverro, l’assaggio dello Chardonnay e del Tinata. Il primo, proposto nel millesimo 2022, non ha nulla da invidiare a un grande bianco di Borgogna per stoffa e finezza. Agrumato e sapido, negli anni si è fatto sempre più preciso e territoriale, slegandosi dalla nota del legno. Tinata invece guarda all’espressività del Rodano: è un blend di Syrah, 70%, e Grenache, 30% affinato in cemento per il 40% e il restante in barrique di cui il 15% nuove. L’assaggio della 2021 ci consegna un rosso dall’eleganza floreale, fresco nel frutto e ricercato nel tannino. Si arriva così alle “Sei annate di Monteverro, grand vin bordolese e mediterraneo” come recita il titolo dell’incontro riportato anche sulla “tovaglietta”. Si tratta della prima vendemmia in assoluto, la 2008, poi la 2011, la 2014, la 2017, la 2019 e la 2021; presentate in quest’ordine per evitare che i millesimi più giovani sovrastino la compostezza dei più anziani. L’agronomo Simone Salamone le ha definite annate particolarmente “formative” e utili a cogliere le differenze ma anche la continuità stilistica aziendale.

La verticale di Monteverro

Monteverro, Toscana Igt 2008

60% Cabernet Sauvignon, 25% Cabernet Franc, 10% Merlot e 5% Petit Verdot. Macerazioni fino a 55 giorni e affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per il 70%. Da subito la volontà di fare un grande vino, disposti anche ad osare. Il risultato nel calice è un rosso dal carattere bordolese, ancora dotato di grande integrità al naso dove domina il Cabernet Sauvignon. In bocca armoniosa concentrazione e dolcezza di frutto. Tannino morbido e ben smussato, sotto cui vibra un’acidità ancora distintiva.  

Monteverro, Toscana Igt 2011

40% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc, 25% Merlot e 5% Petit Verdot. Affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per l’80%. La nota balsamica e mentolata è dominante al naso, con foglie di tè nero, tabacco dolce, terra rossa e gesso. Al bouquet leggiadro segue un sorso appagante ed equilibrato, con profondità floreali e una bella freschezza d’impronta mediterranea.

Monteverro, Toscana Igt 2014

40% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc, 20% Merlot e 10% Petit Verdot. Affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per l’80%. L’annata famigerata ha richiesto una particolare gestione delle malattie, diradamenti mirati e una certa selezione delle uve per concentrare il frutto. Qui il tannino si fa più evidente, il passo un po’ più breve. Avvolgente finale con sentori di alloro, cioccolato e sottobosco.

Monteverro, Toscana Igt 2017

40% Cabernet Sauvignon, 40% Cabernet Franc, 15% Merlot e 5% Petit Verdot. Un’altra annata difficile, con un’estate particolarmente siccitosa e rese più basse. La regola del “nessun preconcetto” ha portato a raccogliere il Cabernet ad agosto e contenere nell’arco di una settimana la durata della macerazione. In bocca bella concentrazione fruttata, ma anche precisione e pulizia. Esce l’annata calda, con un’espressività giocata sulla sapidità e la ricchezza aromatica.

Monteverro, Toscana Igt 2019

45% Cabernet Sauvignon, 40% Cabernet Franc, 10% Merlot e 5% Petit Verdot. Affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per il 70%. L’andamento climatico regolare ha consegnato un’annata favorevole, che ha segnato anche l’inizio della certificazione bio. Ancora molto giovane, incarna perfettamente lo stile Monteverro, con un naso intenso di macchia mediterranea e un bell’equilibrio tra note di frutti rossi e scuri. Dolcezza ed elegante freschezza sono le cifre stilistiche anche al sorso.

Monteverro, Toscana Igt 2021

45% Cabernet Sauvignon, 40% Cabernet Franc, 10% Merlot e 5% Petit Verdot. Affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per l’80%. È l’anno della famosa gelata dell’8 aprile.
Il profilo olfattivo si svela in tutta la sua ampiezza con note di rosa, viola, mirtillo, timo, origano, cedro e grafite. Anche in questo caso la gioventù ci permette una lettura solo parziale, evidenziando un’annata già molto godibile per croccantezza e freschezza. La densità c’è, ma non pesa.

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