Il salotto milanese di Civiltà del bere ha ospitato una verticale di sei annate emblematiche: 2008, ‘11, ‘14, ‘17, ‘19 e ‘21. Espressioni diverse e complementari che testimoniamo la notevole maturità tecnico-stilistica raggiunta dall’azienda maremmana
È impressionante osservare la parabola di Monteverro, che in soli due decenni più è riuscita a trasformarsi in una delle Cantine più stimolanti e premiate dell’intera Maremma Toscana. Il merito va in primis all’intuito dell’imprenditore tedesco Georg Weber, che agli inizi del Duemila ha scelto il territorio a metà strada tra il paese di Capalbio e il mar Tirreno – all’epoca ancora piuttosto inesplorato – per impostare la sua personale visione enologica.
L’incontro all’enoluogo
Ma dietro a questi risultati c’è anche e soprattutto il team di professionisti talentuosi di cui la proprietà si è circondata, a cominciare dall’enologo Matthieu Taunay e dall’agronomo Simone Salamone. Proprio quest’ultimo è stato protagonista di un evento-degustazione all’enoluogo di Civiltà del bere lo scorso 20 maggio. Lui e il direttore Alessandro Torcoli hanno accompagnato gli ospiti – professionisti del trade e della stampa – in una verticale dell’etichetta fiore all’occhiello, che non a caso porta il nome dell’azienda: Monteverro, Toscana Igt. Un SuperTuscan dall’impostazione bordolese, ma con un’anima profondamente radicata in terra di Maremma. In assaggio la prima edizione, ovvero la 2008, fino alla 2021.

Le tappe dal 2004 ad oggi
L’agronomo Salamone ha ripercorso le tappe fondamentali, a cominciare dall’impianto dei primi 15 ettari di vigne, che ancora oggi costituiscono il cuore di Monteverro, avvenuto tra il 2004-2006. Il biennio 2007-2008 ha segnato la costruzione dei locali della cantina per garantire la prima vendemmia. Il 2008 e 2009 sono stati anni di studio del territorio, delle uve e degli affinamenti, mentre dal 2010 al 2013 la ricerca e sperimentazione si è estesa alla vita del suolo e all’importanza della biodiversità, con scelte strategiche sui tonnelliers e l’introduzione del cemento. Dal 2014 a oggi si è puntato a una progressiva riduzione delle lavorazioni in campo, è stata ottenuta la certificazione bio e sono state implementate la gestione sostenibile delle risorse idriche e delle tecniche di affinamento. Oggi Monteverro ha un parco vigne di 40 ettari e alle varietà iniziali bordolesi Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Chardonnay sono state aggiunte anche Vermentino, Syrah e Grenache. In tutto 6 vini per complessive 200 mila bottiglie, 5 ettari di ulivi e 10 alveari che rientrano nella “strategia green” in cui l’azienda crede fermamente.
Scelte di campo e di cantina
Da un lato il capitale umano (i dipendenti sono 40, di cui 20 solo in vigna), dall’altro il patrimonio vitato. La grande attenzione alle piante, al suolo e alla salubrità dei grappoli passa per l’utilizzo di sovesci, compost e tisane, oltre ai classici interventi a base di rame e zolfo. C’è grande artigianalità, la potatura viene svolta ancora a mano e si prediligono mezzi leggeri. La collaborazione con il celebre enologo francese Michel Rolland, che ha seguito le fasi iniziali del progetto e ancora oggi visita l’azienda una paio di volte all’anno, ha garantito un’impostazione parcellare e per microvinficazioni. Parliamo di 35 parcelle e 100 lotti di raccolta all’anno, che vengono lavorati separatamente fino all’assemblaggio. In cantina tutto avviene per gravità, con fermentazioni spontanee controllate e rimontaggi manuali.
Chardonnay e Tinata per cominciare
Prima di concentrarci sulla verticale di Monteverro, l’assaggio dello Chardonnay e del Tinata. Il primo, proposto nel millesimo 2022, non ha nulla da invidiare a un grande bianco di Borgogna per stoffa e finezza. Agrumato e sapido, negli anni si è fatto sempre più preciso e territoriale, slegandosi dalla nota del legno. Tinata invece guarda all’espressività del Rodano: è un blend di Syrah, 70%, e Grenache, 30% affinato in cemento per il 40% e il restante in barrique di cui il 15% nuove. L’assaggio della 2021 ci consegna un rosso dall’eleganza floreale, fresco nel frutto e ricercato nel tannino. Si arriva così alle “Sei annate di Monteverro, grand vin bordolese e mediterraneo” come recita il titolo dell’incontro riportato anche sulla “tovaglietta”. Si tratta della prima vendemmia in assoluto, la 2008, poi la 2011, la 2014, la 2017, la 2019 e la 2021; presentate in quest’ordine per evitare che i millesimi più giovani sovrastino la compostezza dei più anziani. L’agronomo Simone Salamone le ha definite annate particolarmente “formative” e utili a cogliere le differenze ma anche la continuità stilistica aziendale.
La verticale di Monteverro

Monteverro, Toscana Igt 2008
60% Cabernet Sauvignon, 25% Cabernet Franc, 10% Merlot e 5% Petit Verdot. Macerazioni fino a 55 giorni e affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per il 70%. Da subito la volontà di fare un grande vino, disposti anche ad osare. Il risultato nel calice è un rosso dal carattere bordolese, ancora dotato di grande integrità al naso dove domina il Cabernet Sauvignon. In bocca armoniosa concentrazione e dolcezza di frutto. Tannino morbido e ben smussato, sotto cui vibra un’acidità ancora distintiva.
Monteverro, Toscana Igt 2011
40% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc, 25% Merlot e 5% Petit Verdot. Affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per l’80%. La nota balsamica e mentolata è dominante al naso, con foglie di tè nero, tabacco dolce, terra rossa e gesso. Al bouquet leggiadro segue un sorso appagante ed equilibrato, con profondità floreali e una bella freschezza d’impronta mediterranea.
Monteverro, Toscana Igt 2014
40% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc, 20% Merlot e 10% Petit Verdot. Affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per l’80%. L’annata famigerata ha richiesto una particolare gestione delle malattie, diradamenti mirati e una certa selezione delle uve per concentrare il frutto. Qui il tannino si fa più evidente, il passo un po’ più breve. Avvolgente finale con sentori di alloro, cioccolato e sottobosco.
Monteverro, Toscana Igt 2017
40% Cabernet Sauvignon, 40% Cabernet Franc, 15% Merlot e 5% Petit Verdot. Un’altra annata difficile, con un’estate particolarmente siccitosa e rese più basse. La regola del “nessun preconcetto” ha portato a raccogliere il Cabernet ad agosto e contenere nell’arco di una settimana la durata della macerazione. In bocca bella concentrazione fruttata, ma anche precisione e pulizia. Esce l’annata calda, con un’espressività giocata sulla sapidità e la ricchezza aromatica.
Monteverro, Toscana Igt 2019
45% Cabernet Sauvignon, 40% Cabernet Franc, 10% Merlot e 5% Petit Verdot. Affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per il 70%. L’andamento climatico regolare ha consegnato un’annata favorevole, che ha segnato anche l’inizio della certificazione bio. Ancora molto giovane, incarna perfettamente lo stile Monteverro, con un naso intenso di macchia mediterranea e un bell’equilibrio tra note di frutti rossi e scuri. Dolcezza ed elegante freschezza sono le cifre stilistiche anche al sorso.
Monteverro, Toscana Igt 2021
45% Cabernet Sauvignon, 40% Cabernet Franc, 10% Merlot e 5% Petit Verdot. Affinamento in barrique di rovere francese per 24 mesi, nuove per l’80%. È l’anno della famosa gelata dell’8 aprile.
Il profilo olfattivo si svela in tutta la sua ampiezza con note di rosa, viola, mirtillo, timo, origano, cedro e grafite. Anche in questo caso la gioventù ci permette una lettura solo parziale, evidenziando un’annata già molto godibile per croccantezza e freschezza. La densità c’è, ma non pesa.