Moncaro, lo stallo e la ricerca di un’uscita dall’impasse sulla liquidazione

Moncaro, lo stallo e la ricerca di un’uscita dall’impasse sulla liquidazione

Dopo il fallimento dello scorso 25 ottobre, non è ancora stato deciso se la gestione debba essere affidata al tribunale di Ancona o al ministero delle Imprese e del made in Italy. Il pagamento dell’acconto delle uve del 2024 ai soci conferitori e le prossime tappe di una vicenda tutta italiana.

Due liquidazioni, ma un medesimo obiettivo: tutelare i creditori e, certamente l’aspetto che interessa maggiormente, i vignaioli e un intero territorio, far ripartire le attività attraverso l’arrivo di un nuovo soggetto, magari una cooperativa di ex soci. Dopo il fallimento dello scorso 25 ottobre, che ha decretato la fine della più importante cooperativa vitivinicola presente nelle Marche, Moncaro Terre Cortesi, di fatto non si è ancora sciolto il nodo più importante, ovvero chi debba gestire la liquidazione. Il tribunale di Ancona, con i suoi tre commissari – Marcello Pollio, Salvatore Sanzio e Simona Romagnoli (che nel frattempo ha preso il posto del dimissionario Fabio Pettinato) – o il ministero delle Imprese e del made in Italy con il commissario Gianpaolo Cocconi? Quindi, bisogna seguire l’iter della liquidazione giudiziale del tribunale di Ancona o quello liquidazione coatta amministrativa del ministero?

Moderna e Olmobello in liquidazione

Una vicenda, verrebbe da dire, tutta italiana, quella che vede contro due istituzioni, alla luce dei convulsi avvenimenti che si sono svolti alla fine dello scorso ottobre quando è tramontata definitivamente la possibilità del concordato. Intanto, due pezzi importanti di Moncaro hanno terminato la loro corsa, a partire da Moderna, il braccio operativo della cooperativa nella quale Moncaro aveva una partecipazione di 2,2 milioni di euro e la possibilità di nominare due dei tre consiglieri del Cda. Anch’essa in crisi da tempo, ha chiesto e ottenuto, attraverso il suo amministratore Rossano Landi, la liquidazione coatta amministrativa al Mimit, dopo mesi di agonia.
Moderna gestiva 35 ettari di proprietà, 131 in affitto, nonché il conferimento delle uve di altri 185 ettari. Anche la società consortile Olmobello, di cui Moncaro deteneva il 77% e che aveva un punto vendita dei vini di Moncaro e le celle refrigerate per l’appassimento delle uve della Lacrima di Morro d’Alba, è stata messa in liquidazione giudiziale, questa volta dal tribunale di Ancona.  

Acconto della vendemmia 2024 pagato

L’unica buona notizia, “un sorriso”, come ha titolato il Corriere Adriatico, è arrivata a metà novembre quando sempre il tribunale di Ancona ha autorizzato l’ex custode e ora curatore fallimentare Marcello Pollio al pagamento dell’acconto delle uve del 2024 ai soci conferitori. Certo, niente di cui festeggiare, considerando che nei 38,5 milioni di debiti accumulati da Moncaro in questi anni ci sono anche le ultime tre vendemmie non pagate. Si tratta di poco più di 900 mila euro per 17.958 quintali di uve. Per il Verdicchio sono stati pagati 60 euro al quintale. Il 30% della cifra è stata pagata a novembre, un altro 30% dovrebbe arrivare a fine dicembre e infine il saldo a giugno 2025. Grazie a questa istanza è arrivato il via libera agli stipendi dei dipendenti di ottobre e al pagamento di luce e telefono.

I prossimi passi: Tar e corte d’appello

Per capire chi ha ragione, se il tribunale di Ancona o il ministero del Made in Italy, bisogna aspettare prima la pronuncia del Tar del Lazio, al quale sono ricorsi i curatori del tribunale di Ancona, che si è svolta mercoledì 18 dicembre, e poi quella della corte di appello di Ancona del 7 gennaio, dopo il reclamo questa volta del liquidatore Giampaolo Cocconi al quale si è aggiunto quello dello stesso ministero tramite l’avvocatura dello Stato.
Le petizioni e le prese di posizione della politica, naturalmente, non sono mancate in questo periodo, anche perché lo stallo porta al blocco delle lavorazioni in vigna, a partire dalle potature, ma non solo. L’ultima mossa per uscire dall’impasse nella quale si è giunti, è quella presa dai tre curatori del tribunale di Ancona, che hanno chiesto al prefetto di Ancona di convocare un incontro tra tutti i soggetti coinvolti a vario titolo in questa complicata vicenda, dal presidente della regione ai vari sindaci delle aree interessate, nonché associazioni di coltivatori, confederazioni e rappresentanti dei dipendenti. Secondo i tre curatori del tribunale non è vero che la liquidazione giudiziale smantellerebbe l’azienda rispetto a quella proposta dal ministero, anzi, anche con questa gestione sarebbero possibili operazioni di workers buy out, auspicate da molti, ovvero la formazione di una cooperativa di ex soci che prenda in affitto Moncaro.

Capitolo acquisto Villa Medoro: la mossa di Federica Morricone

Infine, arriva un’ultima notizia in questa storia dai mille risvolti. Federica Morricone, socia abruzzese di Moncaro e proprietaria di Villa Medoro, avrebbe chiesto, secondo quanto riporta sempre il Corriere Adriatico, 6 milioni di euro di risarcimento per il mancato acquisto della sua azienda da parte della stessa cooperativa marchigiana. In pratica chiede gli stessi soldi che ha già comunque preso dal compromesso della vendita della sua cantina, fissata a 8,75 milioni di euro, e che poi non si è più concretizzata. Un altro filone, quindi, che si aggiunge a una vicenda dalle tinte sempre più grottesche.

Foto di apertura: © R. Filippetti

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© Riproduzione riservata - 17/12/2024

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