Wine business Wine business Elena Erlicher

Michele Bernetti racconta la scalata del Verdicchio

Michele Bernetti racconta la scalata del Verdicchio

Le prossime modifiche del disciplinare dei Castelli di Jesi Docg sono l’occasione per fare il punto sul bianco protagonista del rinascimento enologico marchigiano. I progetti, gli investimenti nella promozione e la sfida al cambiamento climatico.

È quasi certo che dalla prossima vendemmia, la 2024, il Verdicchio dei Castelli di Jesi salirà di un ulteriore gradino lungo il percorso di qualità che ha intrapreso già da tempo, con la tipologia Superiore che sarà accolta nella Docg Castelli di Jesi. Per fare il punto sul vino icona del rinascimento enologico marchigiano, abbiamo intervistato Michele Bernetti, che oltre a essere alla guida dell’azienda di famiglia Umani Ronchi, a Osimo (Ancona), dall’anno scorso ricopre la carica di presidente dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt). 

La nostra chiacchierata è stata anche l’occasione per capire cosa succede in un territorio che ambisce sempre più ad essere conosciuto e apprezzato a livello internazionale. E ha tutte le carte in regola per farlo, anche con il Verdicchio di Matelica, il “cugino” che suscita consensi crescenti, con gli investimenti nell’incoming sul territorio, che mirano a far breccia nel mercato globale, e con la sfida al cambiamento climatico.

– A che punto è l’iter per la nuova Docg? Tra i progetti in cantiere dell’Istituto vi è anche quello sull’attività di zonazione per tutto l’areale. Come procedono i lavori?

«Superate tutte le osservazioni da parte del Comitato nazionale vini Dop e Igp e della Regione, ora il testo è tornato a Roma per l’approvazione finale, che ci aspettiamo avvenga al massimo all’inizio dell’anno prossimo, in tempo per partire già dalla prossima vendemmia, la 2024. Purtroppo il progetto di zonazione al momento è fermo per motivi burocratici, e stiamo cercando di capire come procedere». (Vale la pena specificare qui che quello che oggi è Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg diventerà semplicemente Castelli di Jesi Docg con la possibilità facoltativa di indicare il nome Verdicchio. Ma soprattutto ingloberà anche la tipologia Superiore, attualmente all’interno della Doc. La Docg diventerà quindi la locomotiva dell’eccellenza enologica regionale anche a livello quantitativo, nda).

– Il Verdicchio è un vino che ha intrapreso negli ultimi anni un percorso votato alla qualità, ma che è ancora poco conosciuto a livello internazionale. Quali sono le iniziative di valorizzazione portate avanti dal territorio? 

«Il Verdicchio attualmente occupa una superficie di 2.200 ettari vitati, gestiti da 360 produttori di uve e 124 imbottigliatori. Un’area ristretta se pensiamo, per esempio, che il Soave ne occupa invece 7.000 e il Montepulciano d’Abruzzo addirittura quasi 18.000. Attuare una campagna promozionale di vaste proporzioni per una realtà come la nostra non avrebbe senso. Abbiamo comunque messo in campo, tra il 2010 e il 2022, oltre 28 milioni di euro di investimenti come Imt e aziende socie; e nel 2023 un altro milione è stato stanziato per conquistare i mercati dei Paesi terzi, organizzando press tour, degustazioni, seminari e masterclass, ma anche fiere, eventi e incontri dedicati B2B. Crediamo molto nel nostro territorio, intatto e integro dal punto di vista ambientale.
E vorremmo aumentare il progetto di incoming, coinvolgendo opinion leader per far conoscere il prodotto, apprezzarne le caratteristiche e diffonderlo. Cerchiamo di coinvolgere nelle iniziative anche i produttori più piccoli».

Probabilmente già dalla prossima vendemmia il Verdicchio Superiore entrerà a far parte della Docg Castelli di Jesi

– In primo piano non c’è solo il Verdicchio dei Castelli di Jesi, anche quello di Matelica si sta facendo avanti? 

«Il Verdicchio è un vino organoletticamente moderno, dalle spiccate caratteristiche di freschezza, sapidità e salinità, che piacciono molto al consumatore di oggi. A fare la parte del leone è il Verdicchio dei Castelli di Jesi con oltre 140.000 ettolitri prodotti ogni anno; ma a seguire c’è anche la nicchia del Verdicchio di Matelica che ha superato i 17.000. Un’altra delle modifiche dei disciplinari in arrivo, operativa sempre dalla vendemmia 2024, riguarda proprio quest’ultimo.
In tal caso il nome Matelica sarà portato in primo piano (Matelica Riserva Docg e Matelica Doc con indicazione facoltativa del Verdicchio)». 

– Attorno al Verdicchio si stanno giocando il presente e il futuro di un’intera regione, che nelle ultime stagioni è stata teatro di alluvioni e allagamenti, sia nel 2022 che nel 2023. Come vi state attrezzando per affrontare il cambiamento climatico in atto? 

«I picchi degli ultimi anni ci hanno fatto drizzare le antenne su questa urgenza. In media si registrano maggiori insolazioni, caldo e siccità, intervallata da piogge torrenziali. Nella nostra azienda lavoriamo in varie direzioni. In vigna, per esempio, usiamo prodotti che schermano i raggi del sole, come il caolino, che agisce un po’ come farebbe una crema solare. Utilizziamo piccoli accorgimenti nelle forme di allevamento aumentando la distanza da terra del filo per ridurre la parete fogliare e di conseguenza l’eventuale anticipo di vendemmia dovuto a una maggior vigoria della pianta. Siamo, però, attenti a non intervenire troppo per garantire comunque un equilibrio: riducendo le rese delle varietà bianche, infatti, il rischio è di concentrare l’alcol e perdere l’acidità nei vini, quando invece il mercato cerca prodotti più freschi, fini ed eleganti. Negli anni ’90 procedevamo al taglio delle ali del grappolo di Verdicchio per aumentare la concentrazione, ora lavoriamo quasi al contrario, pur cercando di non stressare le uve. Anche l’esposizione dei vigneti è importante. Prima si ricercavano quelle a sud, ora con il clima mutato si privilegiano quelle a est, nord-est».

– E per quanto riguarda la gestione dell’acqua nei vigneti?

«Stiamo sollecitando attenzione e investimenti sia nell’irrigazione di soccorso sia nella costruzione di piccoli bacini artificiali. Come Umani Ronchi abbiamo rimesso in funzione alcuni impianti per comprendere come utilizzare al meglio l’acqua, attraverso un progetto con l’Università Politecnica delle Marche e altre aziende. Con l’utilizzo di droni e tecnologia di precisione studiamo, per esempio, fino a dove arriva il beneficio dell’irrigazione nella pianta, analizzando il suo sistema linfatico, oppure come trattenere l’acqua in vigneto per affrontare i periodi di siccità». 

Foto di apertura: Michele Bernetti di Umani Ronchi è anche presidente dell’Istituto marchigiano di tutela

Tag: , , , ,

© Riproduzione riservata - 11/02/2024

Leggi anche ...

Vinitaly non solo business, ma difesa del Sistema Italia
In Evidenza
Vinitaly non solo business, ma difesa del Sistema Italia

Leggi tutto

Red Circle esce da Masi, fine della querelle tra i Boscaini e Renzo Rosso
Wine business
Red Circle esce da Masi, fine della querelle tra i Boscaini e Renzo Rosso

Leggi tutto

Masi mette al centro la sostenibilità e diventa società benefit
Wine business
Masi mette al centro la sostenibilità e diventa società benefit

Leggi tutto