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Menti: etichette specchi delle stagioni

15 Gennaio 2010 Roger Sesto
L’azienda Giovanni Menti di Gambellara offre un altro scorcio sulle potenzialità dell’area. Condotta da Giovanni e dal figlio Stefano, produce fra l’altro, da vecchie vigne, tre cru di Gambellara Classico Doc: Paiele, Monte del Cuca e Riva Arsiglia. Da alcuni anni di ciascuna etichetta si accantona una partita di bottiglie, con le migliori performance di longevità per il Riva Arsiglia. Quando però, tempo fa, la Cantina propose agli agenti di mettere i vecchi vini a listino con prezzi diversi per annata, i clienti non capirono. Si è preferito allora soprassedere e puntare più su verticali tecniche che sugli aspetti commerciali. «I nostri vini», racconta Stefano, «rispecchiano le stagioni. La 2002, molto piovosa, determinò vini con sentori di muffa nobile, che oggi volgono all’idrocarburo. Il siccitoso calore del 2003 ci costrinse a drastici diradamenti: ne risultarono Gambellara alcolici e potenti, che a distanza di anni cedono un po’ su acidità e profumi, ma emergono per la profondità minerale. Il 2004 fu ottimo, per quantità e qualità, con vini freschi ed equilibrati. Oggi quei Riva Arsiglia sono armonici, minerali, dal bouquet aperto. Buono ma difficile il 2005, con piogge troppo generose in agosto, che ci imposero un attento lavoro di potatura verde; si ottennero vini freschi, di alcolicità e struttura contenute, giocati più sulle sfumature che sulla potenza, oggi ancora molto acidi». Ci informiamo sulle annate più recenti. «La 2006 non fu eccelsa per quantità, ma superlativa per qualità; subito assai armonici, quei vini si sono fatti profondamente minerali. Il 2007 fu un millesimo particolare, con una vendemmia scarsa e molto anticipata; quei prodotti sono oggi strutturati, freschi e piuttosto alcolici, in divenire. Gli ottimi 2008, infine, godranno di un lungo futuro». Da cosa dipende la durata di questi vini? «Le uve con maggiori zuccheri ed estratti, in genere frutto di vigne vecchie, si prestano a trasformarsi in prodotti longevi. Peccato che il Gambellara sia ancora oggi un vino considerato minore: figuriamoci parlare di nostri bianchi invecchiati! Spiacciono poi certe scelte, come quella di Angiolino Maule di uscire dalla Doc: lui avrebbe potuto davvero dare una scossa all’area. Allora tocca ai giovani reagire: per questo ho iniziato ad archiviare i vini, non per obiettivi economici, ma per aiutare il territorio a essere riconosciuto come merita».

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