In Italia In Italia Jessica Bordoni

Marchesi Antinori festeggia i 50 anni del Tignanello contribuendo al restauro del Ponte Vecchio

Marchesi Antinori festeggia i 50 anni del Tignanello contribuendo al restauro del Ponte Vecchio

La presentazione dell’iniziativa a Palazzo Vecchio con il marchese Piero e il sindaco Dario Nardella. Tramite l’Art Bonus, la famiglia Antinori donerà 1 milione di euro, coprendo la metà del costo complessivo dell’intervento.

Firenze è stata il centro propulsore del Rinascimento italiano nel corso del 1400, ma anche del Rinascimento enologico italiano, cominciato intorno alla metà degli anni Settanta con la creazione dei primi SuperTuscan. Oggi questo duplice legame si rinsalda nel lancio del progetto di conservazione e restauro del Ponte Vecchio, monumento simbolo della città medicea, che si collega ai festeggiamenti per i 50 anni del Tignanello, vino rivoluzionario che ha cambiato per sempre la produzione vinicola nazionale e mondiale.

L’opera di mecenatismo che omaggia la storia di Firenze

Se ne è parlato il 10 aprile a Firenze, durante una conferenza stampa a Palazzo Vecchio che ha visto intervenire il sindaco Dario Nardella e il marchese Piero Antinori, presente insieme alle sue tre figlie Albiera, Alessia e Allegra. Il primo cittadino ha ricordato come «il Tignanello sta all’enologia moderna come la cupola del Brunelleschi sta all’architettura».
La sua nascita ha avuto un effetto dirompente, sradicando i vecchi dogmi e canoni per offrire una visione enologica nuova: aperta alle sperimentazioni e alla contemporaneità. «Il Tignanello poteva nascere solo alle porte di Firenze, di cui incarna l’identità e gli autentici valori cittadini», ha proseguito Nardella. «Da qui la decisione di unire alle iniziative dedicate ai suoi primi 50 anni l’importante opera di restauro del Ponte Vecchio. L’importo complessivo dell’intervento si aggira intorno ai 2 milioni di euro e la famiglia Antinori attraverso l’Art Bonus ha deciso di affiancare il Comune di Firenze coprendo la cifra di 1 milione di euro, pari al 50% del costo totale».

La fiorentinità come valore aggiunto

«Siamo molto felici di essere stati coinvolti in questa iniziativa che per noi rappresenta una nuova opportunità per restituire alla città quello che ci ha dato in tutti questi secoli», ha esordito il marchese Piero Antinori. «La nostra azienda risale al 1385 quando Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte fiorentina dei vinattieri e non sarebbe ciò che è oggi se non avessimo avuto la fortuna di operare in una città come questa. Essere fiorentini è stato ed è un valore aggiunto, oltre che un vantaggio competitivo dal punto di vista commerciale. Viaggio per tutto il mondo da ormai 60-70 anni e quando incontro qualcuno e gli dico che vengo da Firenze, immancabilmente mi accorgo che l’interlocutore cambia impressione. Ai suoi occhi la mia figura assume subito una particolare autorevolezza e credibilità».

Piero Antinori con le figlie Albiera, Allegra e Alessia © K. Cruff

Tignanello e Ponte Vecchio al centro di un ricordo personale

Il marchese Antinori ha ricordato come il Tignanello, al di là del grandissimo successo di vendite, custodisce un significato affettivo speciale per tutta la famiglia. «È senza dubbio l’etichetta che più di tutte ha rappresentato una svolta decisiva per la nostra Cantina e per il mondo del vino italiano in generale. Incarna l’inizio di quello che chiamo il Rinascimento del vino italiano. E proprio come il Rinascimento dell’arte e cultura, anche quello enologico ha avuto la sua culla a Firenze».
C’è poi un ricordo molto personale, che tiene insieme il Tignanello e il Ponte Vecchio. «Si tratta di una delle prime immagini di cui ho memoria. Erano gli anni della Seconda Guerra Mondiale e io, piccolissimo, tenevo la mano di mia madre mentre attraversavo il Ponte, l’unico rimasto in piedi e praticabile dopo i bombardamenti. Essendo la sola via di collegamento da una parte all’altra dell’Arno, era pieno di gente e io ricordo il terrore di perdere la stretta di mia madre e venire trascinato dalla folla. Per fortuna non accadde e dall’altro lato ci aspettava un calesse con il cavallo che ci condusse proprio alla Tenuta di Tignanello, nel Chianti Classico, dove io e la mia famiglia trascorremmo le fasi finali del conflitto».

Antinori Ponte Vecchio

Un vino figlio dell’ingegno e della voglia di sperimentare

La genesi del Tignanello risale al periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, in un momento molto complesso per l’agricoltura in generale e per la viticoltura in particolare. «Quando mio padre mi affidò la responsabilità aziendale, mi trovai nella situazione di dovermi inventare qualcosa per invertire il trend negativo. Cominciai a viaggiare con l’obiettivo di conoscere da vicino zone vinicole di successo, in particolare Bordeaux. Fu proprio durante una di queste spedizioni che conobbi Émile Peynaud, professore universitario ed enologo appassionato, che prese a cura la questione e ci aiutò per diversi anni nelle sperimentazioni con l’obiettivo di trovare soluzioni valide e produrre vini dal profilo innovativo. Lui diceva sempre che la tradizione è un’innovazione riuscita bene». Da ricordare anche altri due nomi chiave, l’indimenticato Giacomo Tachis e Renzo Cotarella, attuale amministratore delegato della Marchesi Antinori.

La genesi e le annate del cuore del marchese Piero Antinori

Al debutto sul mercato del Tignanello, nel 1974 con l’annata 1971, la reazione da parte del pubblico fu abbastanza controversa. «Erano gli anni in cui le Denominazioni di origine facevano capolino nella nostra enologia e noi eravamo usciti con un vino da tavola: una classificazione inferiore per una qualità superiore. Questa contraddizione destò molta curiosità e, devo dire, che con il passare del tempo contribuì alla notorietà e al successo del vino»
Ma quali sono le annate del cuore del marchese Piero Antinori? «Tra le più vecchie ovviamente non posso non citare la prima, la vendemmia 1971; ma anche la 1975 che ha segnato un’innovazione nella composizione delle uve e dimostra una qualità dell’annata davvero sorprendente ancora oggi in termini di vitalità. E poi c’è la 2004 con il premio ricevuto da Wine Spectator. In generale però ritengo che le ultime vendemmie dimostreranno di essere quelle con più valore in assoluto. La 2021 promette molto bene: per Renzo Cotarella è una delle migliori edizioni del Tignanello mai prodotte».

Gli interventi di conservazione e restauro del Ponte Vecchio

In occasione dei 50 anni del Tignanello, la famiglia Antinori è finalmente riuscita a completare l’acquisizione di tutta la collina di Tignanello, rilevando un piccolo appezzamento che mancava. Ora è in corso un lavoro di preparazione dei terreni con terrazzamenti che, a detta dello stesso marchese Piero, «saranno spettacolari anche dal punto di vista paesaggistico, accompagnando le curve di livello della collina».
Sempre a proposito di interventi, tornando al Ponte Vecchio, è prevista una triplice campagna di conservazione e restauro per eliminare i segni del tempo (ma nessun intervento strutturale) e portare questo simbolo cittadino al suo splendore originario. Una prima fase comincerà tra ottobre e novembre 2024 e riguarderà la pavimentazione, a cui seguiranno altre due fasi nell’estate 2025 e 2026 per ripulire arcate, piloni e prospetti di uno dei ponti più celebri del mondo, la cui costruzione risale al 1345. Esattamente 40 anni prima che gli Antinori cominciassero a fare vino a Firenze e dintorni.

Foto di apertura: il Ponte Vecchio di Firenze sarà restaurato con il contibuto di Marchesi Antinori © Pixabay

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© Riproduzione riservata - 11/04/2024

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