Chianti Classico a colpo d’occhio (di drone)
Il Consorzio e il “cartografo del vino” Masnaghetti firmano un progetto di mappatura tridimensionale e interattiva del Chianti Classico. Dieci vini e dieci panorami per capire il legame tra etichette e unicità del territorio.
Il Gallo nero come non lo si era mai visto. Da premessa ambiziosa a obiettivo centrato grazie alle mappe tridimensionali realizzate con l’ausilio di droni che, miracolo della tecnologia, regalano uno sguardo inedito al territorio del Chianti Classico. Il progetto, nato con in testa la missione di comprendere meglio la morfologia del territorio e le sue connessioni coi vini, è diventato realtà grazie alla collaborazione tra il Consorzio Chianti Classico e “il cartografo del vino” Alessandro Masnaghetti.
Un anno positivo nonostante il Covid
«Nonostante le vicende legate al Covid lo stato di salute del Chianti Classico è ottimo. La vendemmia è stata di grande qualità e le risposte del mercato, con un calo di vendite solo del – 6% rispetto al 2019, sono andate oltre ogni più rosea aspettativa», spiega il presidente del Consorzio Giovanni Manetti a Milano, durante la presentazione ufficiale del progetto al Centro filologico milanese.
Il territorio è unicità: va rispettato e studiato
«Oggi sempre di più qualità fa rima con territorialità»,prosegue Manetti. «Le metodologie produttive, dai sistemi di coltivazione a quelli di affinamento, sono tutti esportabili. L’unica cosa che non si può spostare è il territorio: è l’elemento che dà unicità al vino e lo rende irreplicabile altrove. Per questo va conosciuto e rispettato. Nell’area del Chianti Classico c’è una grande attenzione alla sostenibilità ambientale, l’uso dei prodotti chimici è quasi zero. La coltivazione biologica tocca il 40% del totale».
Uno sguardo a 360 gradi sul Chianti Classico
Per aumentare la conoscenza del territorio si è deciso dunque di spostare lo sguardo un po’ più in là (e un po’ più in alto), mettendo il naso fuori dalla vigna, allargando la prospettiva a tutto quello che le sta attorno. A 360 gradi. Le immagini dall’alto creano un vero e proprio gps dell’areale che lascia all’utilizzatore la possibilità di “navigare” in prima persona e capire, a colpo d’occhio è il caso di dirlo, le sue peculiarità.
Dal paesaggio al calice
«Attraverso l’uso dei droni non ci siamo limitati a produrre fotografie o filmati ma mappe interattive corredate da informazioni e approfondimenti che portano la conoscenza dell’utente a uno step successivo e gli regalano una fruizione attiva», illustra Masnaghetti. «Il panorama e il paesaggio svelano moltissimo del territorio e anche del suolo sottostante. Basta davvero un colpo d’occhio a colori di suoli, forme dei rilievi, altimetria e vegetazione per cogliere le peculiarità di una valle, di una collina o di un intero comune».
10 vini per 10 panorami
Dalla teoria alla pratica, la degustazione diventa “multimediale”: 10 assaggi assieme ad approfondimenti in tempo reale, osservando col bicchiere in mano le immagini delle zone di produzione. Cinque dal lato est della denominazione e cinque sull’estremità occidentale.
Etichetta Bianca, Chianti Classico Docg 2017 – Lamole di Lamole (Greve in Chianti)
Uve coltivate su macigno chiantigiano e in terreni con esposizione a Ovest: Lamole è tra gli areali più alti e freschi del Chianti Classico. E guardando le immagini del drone si nota una zona chiusa a ovest da un crinale che rende la vegetazione un unicum nella zona. Vino arrotondato dall’annata, ma coi caratteri austeri tipici della zona.
Volpaia, Chianti Classico Docg 2018 – Castello di Volpaia
(Radda in Chianti)
Come il precedente figlio del macigno ed espressione di un Chianti d’altura (400-600 metri) ma più elegante, incisivo e con tendenza acida. A colpo d’occhio si apprezza l’esigua distanza geografica da Lamole: uno spazio ridotto che però fa un’enorme differenza.
Ama, Chianti Classico Docg 2018 – Castello di Ama
(Gaiole in Chianti)
Un vino in cui entra in gioco in maniera decisa l’alberese che a quote simili ai vini precedenti regala sensazioni di frutto in bocca ben più spiccate e croccanti.
Brolio, Chianti Classico Docg 2018 – Ricasoli
(Gaiole in Chianti)
Dalla zona boscosa circostante svetta il castello di Brolio, costruito su uno sperone di macigno. Il terreno sotto le vigne è invece alberese e i crinali scivolano verso la zona più calda della denominazione. Acidità e freschezza che riportano ad Ama (a soli 7-8 km in linea d’aria) ma con un frutto che tende a smussarsi per via delle temperature più alte.
Pagliarese, Chianti Classico Docg 2018 – Fèlsina
(Castelnuovo Berardenga)
La quota si abbassa (siamo sui 300 metri) e si attenua ancor più la spigolosità anche se il vino resta dinamico. In bocca è assottigliato dal passaggio dall’alberese alle sabbie che in alcune foto di Pagliarese è immediatamente visibile anche a livello cromatico.
Le Corti, Chianti Classico Docg 2018 – Villa Le Corti – Principe Corsini
(San Casciano Val di Pesa)
Versante Ovest e si torna a Nord. Terreni antichi, colline levigate e una valle scavata dal torrente Terzona. Si perde il carattere austero di Brolio. Torna un frutto marcato anche se meno importante rispetto ai vini di Ama o Volpaia.
Chianti Classico Docg 2018 – Castello di Monsanto
(Barberino Tavarnelle)
Sabbie simili a quelle di Castelnuovo Berardenga, ma una posizione più elevata e settentrionale. E si sente nella vivacità del sorso, più snello di quello di Pagliarese. Nel vino spiccano le scelte aziendali ma ancor di più le micro particolarità della zona che lo differenzia da altre bottiglie di Monsanto.
Primocolle, Chianti Classico Docg 2017 – Villa Cerna – Cecchi
(Castellina in Chianti)
Un vino che riflette le peculiarità della parte di più bassa di Castellina, dove si trovano depositi lacustri e argillosi. Caratteristiche che lo differenziano da tutti quelli assaggiati, soprattutto per struttura e tannino.
Chianti Classico Docg 2018 – Castagnoli
(Castellina in Chianti)
Stessa zona del precedente ma quota differente (si scende dai 550 ai 400 metri). E palesemente differente è anche il contenuto del calice, sin dal naso. Formazione di sillano e pietraforte nel suolo fanno emergere nettamente il frutto.
La Ghirlanda Chianti Classico Docg 2018 – Bindi Sergardi (Castelnuovo Berardenga)
Si torna su Alberese e su una zona alta (500 metri) ma calda. La parte bassa di Mocenni si trova sulla latitudine più a sud della denominazione. E anche se il “vino scalcia e scalpita” torna il frutto e torna la concentrazione nel bicchiere.
Tag: Bindi Segardi, Castagnoli, Castello di Ama, Castello di Monsanto, Castello di Volpaia, Cecchi, Chianti Classico, Felsina, Lamole di Lamole, Principe Corsini, Ricasoli, Villa Cerna, villa le corti© Riproduzione riservata - 26/10/2020