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L’ultima sfida di Francesco Moser: un nuovo Rosé Trentodoc

L’ultima sfida di Francesco Moser: un nuovo Rosé Trentodoc

In Italia il vino da record, a ben vedere, è un Metodo Classico trentino. Si chiama 51,151 come i chilometri percorsi da Francesco Moser nel 1984 alla gara ciclistica di Città del Messico, dove segnò il record mondiale dell’ora su pista. Da allora l’idea di fare spumante, nata per celebrare questo storico traguardo, non si è più fermata. È cresciuta la qualità e la volontà di dare il massimo in Cantina, ora insieme alla terza generazione: Francesca, Carlo e Matteo Moser. E oggi si lancia in un’altra sfida con un nuovo Metodo Classico, stavolta millesimato: Moser Rosé Extra Brut Trentodoc, al debutto con l’annata 2011.

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Francesco Moser apre la prima bottiglia del nuovo Rosé Trentodoc 2011

Cantine Moser, nuovo Rosé Trentodoc

Il nuovo rosato di Cantine Moser è uno spumante Pinot nero in purezza, proveniente da un ettaro di vigne vecchie di 30 anni del Maso Villa Warth: un anfiteatro naturale di 10 ettari vitati su terreno calcareo, affacciato sulla Valle dell’Agide, a circa 350 metri d’altitudine. L’affiamento in bottiglia sui lieviti per almeno 40 mesi e il basso dosaggio zuccherino – è un Extra Brut, quindi prevede meno di 6 grammi a litro – dà vita a un vino elegante ed equilibrato, di buona freschezza e persistenza, con una tiratura di sole 3.000 bottiglie (a ne sono previste 5.000 per l’annata successiva). Abbiamo potuto constatarlo di persona ieri al Park Hyatt di Milano, dove la famiglia Moser ha presentato alla stampa l’ultimo nato della Cantina.

Francesco Moser, dalle due ruote alla vigna

La sfavillante carriera ciclistica non distoglie Francesco Moser dal naturale legame con la sua famiglia e l’origine contadina. Insieme al fratello Diego prosegue la tradizione viticola cominciata dal padre Ignazio in Val di Cembra – che già vinificava le sue uve bianche negli anni Cinquanta – producendo le prime bottiglie nella storica cantina di Palù di Giovo. Sono gli anni Settanta. Lo spumante del 1984 – prodotto quasi per caso, attribuendo delle bollicine a una vittoria così significativa – segna un primo punto di svolta. Nel 1988 Francesco Moser abbandona la competizione sportiva e si dedica a tempo pieno all’azienda, che negli anni Novanta vede un nuovo slancio produttivo con l’acquisto del Maso Villa Warth, antica residenza vescovile nel XVII secolo, e la progressiva ristrutturazione dei vigneti circostanti. Il borgo diventa la sede delle Cantine, circondata da 10 ettari vitati.

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Da sinistra, Carlo, Matteo e Francesca Moser, terza generazione in Cantina, con Francesco Moser

Piccola e di qualità: il futuro della terza generazione Moser

Oggi la terza generazione è entrata a far parte a pieno titolo dell’azienda: Francesca e Carlo Moser, figli di Francesco, per la parte commerciale e di comunicazione, insieme al cugino Matteo Moser, enologo della Cantina. Una piccola ma solida realtà produttiva che conta 16 ettari vitati in tre distinte aree vocate trentine: i terrazzamenti a Giovo, in Val di Cembra, le vigne di Sorni in prossimità di La Vis e l’anfiteatro di Maso Villa Warth. L’azienda firma anche due rossi – Teroldego e Lagrein – e quattro bianchi fermi – Müller Thurgau, Riesling, Moscato giallo e Gewürztraminer – ma la punta di diamante della produzione è rappresentata dalle bollicine: lo Chardonnay Brut Trentodoc 51,151 e ora il Rosé Millesimato Extra Brut Trentodoc. Sono 120 mila bottiglie in totale. Ma le novità non finiscono qui: in cantina si sta preparando una nuova etichetta spumante, stavolta una Riserva. Uscita prevista? Fra due anni. La stiamo già aspettando!

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© Riproduzione riservata - 05/11/2015

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