L’evoluzione del turismo del vino in Italia, dagli albori ad oggi
Filippo Magnani, DipWSET e fondatore dell’agenzia di viaggi Fufluns Wine Travel Concierge, passa in rassegna la storia dell’enoturismo nazionale, cominciata timidamente negli anni Novanta e affermatasi sempre di più a partire dal nuovo millennio.
Con 15 milioni di visitatori annui e un giro di affari di 2,9 miliardi (dati Nomisma-Wine Monitor 2024, il settore dell’enoturismo registra da anni una crescita costante, senza battute di arresto. Numeri che confermano e consolidano la leadership del nostro Paese nel variegato mondo dei viaggi legati al vino.
Le cause e le strategie di questo successo
Un successo che non si spiega soltanto con la notorietà ed il posizionamento dei nostri vini, ma che getta le proprie radici nello stretto legame tra produzione e territorio: aspetti da mantenere sempre correlati e sviluppare seguendo strategie ed indirizzi congiunti. Da un lato puntare sul prodotto, sulla qualità, sulla fidelizzazione del cliente, scommettendo sulle aspettative materiali ed immateriali dei consumatori. Dall’altro investire sui luoghi dove si produce, creare marchi territoriali o regionali, offrire strutture adeguate ad elevati standard di ricettività e proporre un’esperienza che faciliti la comprensione del territorio dal quale “nasce” il vino. In una parola creare una reputazione solida e duratura, da associare a una o più etichette e ai luoghi che le ospitano, in uno stretto legame nel quale il valore dell’uno porta all’incremento del valore dell’altro…e viceversa.
Con questa chiave di lettura è facile comprendere la leadership italiana nell’enoturismo. Abbondanza di luoghi di prestigio, secolare tradizione vinicola, legame profondo tra piccoli produttori e grandi marchi, comunità territoriali coese, ricche di storia e di cultura. L’Italia ha tutti gli ingredienti per continuare a scrivere una storia di successo.
Agli albori del turismo del vino
Una storia iniziata negli anni Novanta, quando il turismo enologico non era ancora riconosciuto, in Italia, come un segmento di mercato distinto. I viaggiatori internazionali arrivavano nel nostro Paese per lavoro, oppure per il richiamo dell’arte, della storia, delle splendide città, delle coste o delle montagne. Chi viaggiava cercava luoghi meravigliosi ed emozionanti per poi scoprire, solo in alcuni casi, il fascino delle esperienze enogastronomiche. Le Cantine iniziavano ad evolversi da semplici luoghi di produzione, ma senza adeguarsi a un’offerta ricettiva strutturata, limitandosi spesso a semplici degustazioni o vendite.
La spinta negli ultimi negli ultimi 25 anni
Lentamente, con un’accelerazione più decisa negli ultimi 25 anni, è maturata la consapevolezza del potenziale inespresso dell’esperienza vinicola e del turismo enogastronomico. Gli operatori hanno iniziato ad investire nell’accoglienza ed in politiche di indirizzo congiunte, organizzazioni come il Movimento Turismo del Vino, Le Donne del Vino, Città del Vino hanno iniziato a promuovere le visite in cantina, le associazioni di sommelier hanno avviato corsi per gli appassionati, i consorzi di tutela hanno sviluppato strategie di promozione delle proprie regioni come “destinazioni enoturistiche”. Un movimento che ha preso man mano forza, facendo crescere l’attenzione mediatica e favorendo l’affermarsi di un nuovo modo di promuovere il turismo a livello nazionale, affidandosi sempre di più a campagne basate sulla valorizzazione dello stile di vita, del cibo e, non ultimo, del vino italiano.
L’evoluzione dell’accoglienza in cantina
Le aziende vinicole sono state protagoniste di questa trasformazione e, negli ultimi 25 anni, si sono evolute da semplici luoghi di produzione ad ambite mete turistiche per i viaggi di appassionati e professionisti del vino, provenienti da tutte le parti del mondo. Oggi l’accoglienza in cantina non è più un’occupazione secondaria del mestiere del vignaiolo, ma un’attività primaria che concorre in modo significativo alla sostenibilità aziendale, da curare con programmazione e organizzazione dedicate.
Progressi rilevanti, ma non ancora in grado di compensare alcune delle criticità che frenano la competitività del settore: qualità delle infrastrutture nazionali di collegamento, non adeguata formazione del personale dedicato a promozione e comunicazione, scarsa propensione all’aggregazione territoriale, ritardato potenziamento dell’offerta turistica esistente, anche a livello di ogni singolo produttore, ristretti investimenti in tecnologie per migliorare l’accoglienza e l’esperienza degli enoturisti.
Lo sviluppo di un approccio integrato
Nonostante queste lacune,l’Italia resta comunque una meta prediletta per il turismo del vino a livello planetario. Un contesto nel quale i grandi dell’enologia nazionale e le piccole e meno note aziende vinicole a gestione familiare, hanno preso consapevolezza dell’approccio integrato tra produzione, vendita ed accoglienza.
Dalle Alpi fino alla Sicilia, i wine lovers hanno oggi a disposizione un’offerta ricettiva disegnata su misura, spesso personalizzata, che spazia dalle degustazioni al banco, a picnic di lusso in vigna, dalle cene con chef stellati, alle scoperte di vecchie annate.
Alcune realtà hanno investito nell’accoglienza in cantina per gli escursionisti di un solo giorno, ma sono in crescita i viaggiatori “gourmet” che soggiornano nei wine resorts di vario genere. Per questo all’interno delle aziende vinicole sono nate, lungo tutto lo stivale, agriturismo di qualità, relais di charme, resort di alta gamma, camere e suites con vista mozza fiato sui vigneti.
Accoglienza esemplare al Nord e al Centro
In Alto Adige la tenuta Pacherhof propone soggiorni in camere stile alpino con vista sulle vallate, circondati da vigneti. Nelle Langhe, invece, sono di recente apertura l’agriturismo esclusivo Dai Grésy, Villa Giobatta presso Comm. G.B. Burlotto, Palas Cerequio di Michele Chiarlo. Per chi invece vuole assaporare l’Amarone, sicuramente deve soggiornare presso La Collina dei Ciliegi in Valpantena. Per gli amanti dei vini bianchi ha aperto le porte il Borgo Gradis’ciutta a San Floriano in Friuli. Nelle colline toscane, dove il concetto di wine resort è nato, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: in Chianti Classico il bellissimo Castello La Leccia ed il suo vicino, il piccolo e prezioso wine relais di Capannelle. Nella zona del Brunello le aziende Castel Giocondo di Frescobaldi, Argiano, Mastrojanni e Casanova di Neri hanno tutte investito in piccoli ed affascianti suites annesse alla cantina.
Tante le proposte anche nelle regioni del Sud
E da ultimo, ma solo per ordine geografico, arriviamo al Sud con le sue affascinanti tradizioni e culture locali. In Campania degni di nota sono il Borgo San Gregorio all’interno dell’azienda Feudi San Gregorio e Radici Resort di Mastrorberardino. In Puglia bellissime e lussuose camere sono state ricavate da Masseria Amastuola e presso la famosa cantina di Gianfranco Fino. Infine, la Sicilia, terra in grado di unire tradizione e dinamismo, anche nell’accoglienza legata al vino. Sull’Etna sono nate dimore con un naturale connubio tra lusso ed autenticità: è il caso di Monaci delle Terre Nere, Barone di Villagrande e della Tenuta di Fessina. A Niscemi, il bellissimo Feudi del Pisciotto propone un’esperienza fuori dalle grandi rotte turistiche. E poi la Foresteria di Planeta a Menfi, precursore dell’accoglienza tra i vigneti sull’isola. Di certo non mancano le soluzioni per accontentare qualsiasi esigenza!
Un approccio digitale all’esperienze in cantina
Volgendo lo sguardo al presente, il digitale ha portato una ventata di innovazione anche nel settore delle esperienze enoturistiche. Da una parte le aziende vinicole che grazie a strumenti informatici (come intelligenza artificiale, digital marketing e custumer relationship management) sono in grado di analizzare informazioni, capire il comportamento dei wine lovers e le opportunità del mercato. Dall’altra i portali o piattaforme enoturistiche. Veri e propri marketplace dove l’appassionato di vino può acquistare, oltre alle classiche degustazioni in azienda, esperienze uniche che riguardano tutto il mondo dell’ospitalità in cantina. I vantaggi dell’evoluzione tecnologica e dell’approccio digitale per le aziende vinicole sono evidenti: maggiore visibilità web, migliore gestione delle prenotazioni per le visite, con effetti positivi sulle vendite dirette anche delle esperienze enoturistiche. Una strategia che porta verso il futuro, aprendo il mercato a nuovi target di clienti come i giovani, molto più attratti da esperienze con una forte base tecnologica.
Wine tour personalizzati per una clientela di nicchia
Oggi i tour del vino interessano sempre più anche il mondo del lusso o, meglio, di coloro che sono disposti a pagare importi elevati per un momento esclusivo e unico. Viaggi tailor-made che esaltano il piacere della cucina raffinata e dei vini pregiati, fra ristoranti e osterie o camere con vista sui vigneti. Esperienze in grado di affascinare anche clienti esigenti come collezionisti privati, donatori in aste di vino, gruppi di professionisti di settore e wine clubs di tutto il mondo.
Un target da gestire con ricerca estrema della qualità, ricorrendo ai migliori professionisti del settore, tour operator specializzati, capaci di una pianificazione curata nei minimi dettagli e di interpretare al meglio i desideri e gli interessi di chi viaggia.
Federico Moccia, head sommelier di Pall Mall 67, esclusivo wine club londinese con filiali a Bordeaux, Beaune, Verbier, Singapore e Melbourne, conferma la validità di questo approccio: «Abbiamo scelto l’Italia, affidandoci ad un esperto di settore per la pianificazione. Abbiamo deciso di scoprire prima Bolgheri e poi le Langhe, come mete dei wine tours ufficiali per i nostri membri. E continueremo a viaggiare in altre regioni perché il Belpaese ha un’attrattiva speciale in termini di bellezza dei luoghi, autenticità dei vini e delle persone, in primis i produttori».
© Riproduzione riservata - 08/10/2024