L’eleganza di Vittorio Fiore all’enoluogo
Lo scorso 9 marzo il wine-maker di fama internazionale Vittorio Fiore ha raccontato all’enoluogo, il salotto milanese di Civiltà del bere, la genesi e le caratteristiche di sei grandi etichette da lui create in collaborazione con varie aziende del panorama vinicolo italiano, sempre puntando su vini nel segno dell’eleganza.
L’incontro, dal titolo “La straordinaria carriera di Vittorio Fiore in sei vini da Toscana, Romagna, Umbria e Valtellina”, è stato coordinato dal direttore di Civiltà del bere Alessandro Torcoli e si è svolto alla presenza di 15 ospiti selezionati del mondo del giornalismo enologico (tra cui Nicola Dante Basile di Panorama Economy, Enrico Mannucci di Sette, Fabrizio Penna di Enotime, Alessandro Franceschini di Spirito di Vino) e delle agenzie di comunicazione e marketing di settore quali Maurizio Rocchelli, RobilantAssociati e Nuove Ipotesi.
I 6 VINI DEGUSTATI – Con 55 vendemmie alle spalle, Fiore può contare su una lunghissima esperienza iniziata con la scelta coraggiosa di essere libero professionista già nel 1966. «La mia è una sfida continua», ha affermato, «sta a noi enologi saper interpretare ogni annata, sempre diversa». Il viaggio alla scoperta di alcune perle dell’enologo è iniziato con il Grechetto Colli Perugini 2011 dell’Agricola Goretti di Pila (Perugia), un bianco in cui spicca il carattere sapido e profumato del vitigno. Nel mitico Ronco del Re 2006 dell’azienda Ronchi di Castelluccio di Modigliana (Forlì-Cesena), il Sauvignon lascia percepire la finezza della pietra focaia piuttosto che i sentori verdi. Passando ai Rossi, ecco il Brunello di Montalcino 2007 dell’azienda La Gerla di Montalcino (Siena), un Sangiovese di stoffa e raffinato, nello stile di “gentiluomo di campagna”, mentre più simile ad un “fattore rubicondo”, morbido e accattivante è Il Tesoro 2006 dell’azienda Terrabianca di Radda in Chianti (Siena), Merlot in purezza della Maremma. Curioso è stato la scambio tra i due ultimi rossi, Il Monastero 2007 di Triacca di Villa di Tirano (Sondrio), un Chiavennasca nello stile dello Sforzato, che ci si aspettava chiudesse gli assaggi, e il Carbonaione, di Podere Poggio Scalette di Greve in Chianti (Firenze), una chicca targata 1996, Sangiovese in purezza che ha confermato per struttura e armoniosa complessità il perché andava degustato dopo gli altri.
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