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Le Mortelle: Poggio alle Nane incontra per la prima volta il Carménère

Le Mortelle: Poggio alle Nane incontra per la prima volta il Carménère

A Le Mortelle Poggio alle Nane, vino icona della tenuta maremmana dei Marchesi Antinori, modifica l’etichetta e l’uvaggio, per un cru setoso e strutturato dove emergono note di frutti di bosco, paprica dolce e cioccolato. Nella cantina interrata e integrata nel territorio nascono anche il rosso Botrosecco e il bianco Vivia.

Con la vendemmia 2015 il Poggio alle Nane, vino bandiera de Le Mortelle, incontra alcune novità. Nuova etichetta, ma soprattutto un nuovo varietale. Ai tradizionali Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon si è aggiunto anche il Carménère, seppure in piccola quantità rispetto alle altre due varietà. Carménère che solo da pochi anni ha fatto la sua comparsa nei vigneti toscani dopo che da tempo questa varietà è presente nel Nordest della Penisola e che da una ventina d’anni è diventato il vitigno emblematico del Cile.

Una cantina “immersa” nel territorio

Sono queste dunque le novità più importanti che riguardano la bella proprietà maremmana dei Marchesi Antinori. La tenuta un tempo faceva parte di un complesso più ampio chiamato La Badiola. Oggi si estende per 270 ettari (di cui 170 piantati a vigneto). Poco distante da un’importante località marina come Castiglione della Pescaia, Le Mortelle è un piccolo gioiello di estetica. È caratterizzata dalla bella cantina a struttura ipogea, quasi totalmente interrata e perfettamente integrata con il territorio, contornata dai vigneti. Concepita in modo da accompagnare l’uva dai vigneti fino ai vari passaggi della lavorazione (fermentazione, affinamento e imbottigliamento), la cantina si nota solo per le discrete fenditure oltre le quali si nasconde la sua anima di roccia, vetro e legno.

Dall’arrivo delle uve all’invecchiamento solo per “caduta”

Sulla sommità della lieve collina che sovrasta la tenuta, in gran parte interrata, nell’ottica di un impatto ambientale il più ridotto possibile, è stata costruita la cantina. Sono stati utilizzati materiali naturali e si è sfruttata la termoregolazione delle rocce presenti in profondità del suolo. La struttura di forma cilindrica a ipogeo si dispone su tre livelli. Al suo interno si svolgono tutte le varie fasi del ciclo produttivo del vino esclusivamente per “caduta”, dal ricevimento delle uve alla vinificazione, dallo stoccaggio fino all’invecchiamento in barrique nel piano interrato. Questo processo, senza l’utilizzo di pompe, garantisce una maggiore qualità oltre che un risparmio energetico.

 

La cantina a caduta

 

Dall’annata 2015 è arrivato il Carménère

Dalla vendemmia 2015, come si è detto, Poggio alle Nane (Maremma Toscana Cabernet Doc) nasce dall’unione di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Carménère, che provengono dall’area collinare più vocata dell’azienda, capace di produrre uve di straordinaria qualità. Grazie a un andamento stagionale ottimale che ha portato i grappoli a un giusto livello di maturazione, il Cabernet Franc è stato raccolto alla fine di settembre, mentre il Cabernet Sauvignon ai primi di ottobre per concludersi di lì a poco con il Carménère.

Poggio alle Nane 2015, elegante e complesso

Dopo una rigorosa doppia selezione delle uve, in vigna e in cantina, la fermentazione è avvenuta in tini di acciaio inox. Seguono la malolattica in barrique e la maturazione in legno per circa 16 mesi in rovere francese. Il risultato è un vino complesso, elegante e moderatamente tannico. Il Poggio alle Nane 2015 si presenta con un colore rosso intenso e un bouquet complesso ed elegante. I primi sentori speziati, come la vaniglia e la paprica dolce, sono in piena armonia con le note di frutti di bosco, more e delicate sensazioni di erbe mediterranee e di lavanda. Al palato è setoso e strutturato. Il finale, armonico e persistente, presenta note di cioccolato, mirtillo e liquirizia.

 

La bottiglia del nuovo Poggio alle Nane

 

Un vino che racconta la Maremma

«L’idea di Poggio alle Nane nasce oltre una decina di anni fa con l’obiettivo di portare al palato quelle sensazioni di morbidezza, dolcezza e allo stesso tempo di energia che la Maremma toscana riesce a esprimere», spiega Fabio Ratto, direttore della tenuta. «La scelta dei terreni più vocati de Le Mortelle, caratterizzati da un’esposizione favorevole, e le cure attente e continue prima dei vigneti e poi del vino, riescono a trasmettere la bellezza e la potenza di questo territorio di cui Poggio alle Nane è uno dei suoi meravigliosi frutti».

Le Mortelle e Marchesi Antinori, una storia che continua dal 1863

La zona dove si trova Le Mortelle vanta antiche tradizioni, sempre legate ai Marchesi Antinori, come testimonia un atto patrimoniale del 1863 che menziona tra i possedimenti della famiglia fiorentina il vigneto Poggio Franco, tuttora uno dei più vocati della tenuta. La superficie è arrivata ai 170 ettari a vigneto attuali, su terreni prevalentemente silicei-argillosi, talvolta ricchi di scheletro.

Botrosecco, fratello intrigante e deciso del Poggio alle Nane

La selezione dei vini de Le Mortelle comprende anche un altro ottimo rosso. È il Botrosecco (Maremma Toscana Doc), figlio dell’unione di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Un vino intrigante, deciso e dal grande equilibrio, capace di raccontare il carattere unico della Maremma. Attualmente è in commercio con la vendemmia 2015. Matura per circa 12 mesi in barrique prima dell’imbottigliamento. Botrosecco si presenta con un ricco profumo dominato da sentori di piccoli frutti di bosco, lamponi e fragole ben integrati dalle note speziate di legno e pepe bianco. Al palato è sapido e persistente con un piacevole retrogusto di frutta fresca e cacao.

Non solo rossi…

Oltre alle varietà a bacca rossa, ci sono anche alcune varietà bianche impiegate per la produzione dell’unico bianco della tenuta, Vivia (Maremma Toscana Doc) che ai vitigni tipici della zona costiera toscana come Vermentino e Ansonica unisce anche il Viognier, messo a dimora dopo anni di paziente sperimentazione per un vino elegante, testimone degli aromi e dei colori della costa della Maremma.

Vivia, il bianco della tenuta

Vivia 2017 si presenta con un colore giallo paglierino con riflessi verdolini brillanti; al naso spicca per una dolce e piacevole intensità, caratteristica dell’annata, con note di frutta matura a polpa bianca che si uniscono ad aromi esotici di ananas e mango. Sapido e vibrante, Vivia 2017 ha un finale fresco e persistente e dal retrogusto agrumato di scorza di cedro.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 28/11/2018

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