Lantieri, la nobiltà dello Chardonnay in Franciacorta
La cantina di Capriolo, gestita da una storica famiglia franciacortina, esalta la bacca bianca borgognona nelle sue cuvée in purezza. Con qualche deviazione dal percorso, come le sperimentazioni sull’Erbamat e un Blanc de Noirs in uscita prossimamente.
Lo Chardonnay come stella polare, con qualche legittima licenza poetica. Lantieri interpreta la vocazione della Franciacorta con tratto personale, ereditando una passione nobile e antica per il vino. L’uva bianca di origine borgognona è protagonista in purezza e nelle cuvée aziendali, ed è stata al centro di un appuntamento al Tec Restaurant di Milano.
Dante e una storia antica di viticoltura
I Lantieri de Paratico sono una storica famiglia bresciana con un passato nobiliare e radici franciacortine da più di mille anni. La storia narra addirittura che nel castello della casata, nel borgo di Paratico in provincia di Brescia, sia stato ospite l’esule Dante Alighieri e che la particolare forma del colle su cui si erge il maniero avesse ispirato il sommo poeta nel definire la struttura a gironi del Purgatorio.
Più prosaicamente, la tradizione viticola della famiglia risale al XVI secolo quando i Lantieri erano fornitori (di vino fermo) alla corte dei signori Gonzaga di Mantova, Ferrara e Milano. Quella spumantistica è declinazione altrettanto precoce. «Mio padre Giancarlo», racconta Fabio Lantieri, che oggi guida la Cantina, «era medico e ha iniziato per hobby. Ha ripreso la tradizione di famiglia a metà degli anni ’70 ed è lui che ha iniziato a costruire l’attuale cantina. È stato tra i primissimi ad intraprendere una produzione di Metodo classico sul territorio e tra i pionieri della moderna Franciacorta. La sua era un’iniziativa, però, prettamente amatoriale. Verso i primi anni ‘90 sono entrato io in azienda con Patrizia, mia moglie, strutturando la cantina e ampliando i vigneti e la produzione, anche se l’intenzione è mantenere una dimensione famigliare dell’attività».
Partita con poche migliaia di bottiglie, oggi l’azienda produce 160 mila bottiglie di Franciacorta, oltre a 15 mila di vini fermi (in particolare Curtefranca) all’anno.
Rispetto delle origini
Gli ettari vitati dell’azienda sono 25 e sono adagiati sulle colline disegnate da una piccola valle tra Capriolo e Adro a un’altitudine tra i 240 e i 280 metri. I filari, che circondano la cantina e si spingono verso le pendici del Monte Alto, sono attraversati da correnti fresche che mantengono una marcata escursione termica tra giorno e notte. I terreni di natura silicio argillosa, particolarmente ricchi di breccia e materia calcarea, esprimono la massima vocazione nella coltura della vite praticata dalla Cantina Lantieri sugli stessi fin dal XVI secolo. Una zona che si caratterizza per le doti di freschezza e mineralità che soffia nei suoi Franciacorta. «Questo terroir è il nostro patrimonio, la nostra origine. Una tipicità che cerchiamo di valorizzare e che vogliamo mantenere senza cercare di allargarci in altre zone del territorio», ripete Fabio Lantieri.
Chardonnay, un amore nato per caso
Il timbro del territorio trova particolare esaltazione nell’espressività delle uve Chardonnay, un vitigno alla cui diffusione da queste parti ha contribuito anche il caso.
«La bacca bianca che tradizionalmente si piantava in Franciacorta era il Pinot bianco», racconta Lantieri. «Tra la fine degli Anni ’70 e l’inizio degli ’80 una carenza di barbatelle spinse i vivai fornitori a vendere Chardonnay alle Cantine, compresa la nostra, che lo introdussero inconsapevolmente. E fu una fortuna! Questa varietà, oltre a dare molti meno problemi di gestione, ha trovato qui in particolare una zona d’elezione ed è capace di interpretare i tratti di questi suoli come nessun’altra».
Le referenze più emblematiche
Il Franciacorta Cuvèe Brut Docg 2021, nel quale allo Chardonnay viene aggiunto un saldo di Pinot bianco e Pinot nero (entrambi al 10%), e il Franciacorta Satèn Docg, in cui il vitigno recita da solista, rappresentano eloquenti assaggi dell’eleganza che il varietale è in grado di esprimere. Il vintage Arcadia, Franciacorta Extra Brut Docg 2020, che affina 40 mesi sui lieviti, svela una complessità olfattiva e una profondità gustativa maggiori. Origines – Chardonnay al 75% e Pinot nero al 25% – che sui mesi ci resta 60 mesi, rappresenta la sublimazione della filosofia della Cantina: nata nel 2012, è una Riserva declinata in versione Pas dosé che richiama il primo Metodo Classico senza residuo zuccherino prodotto in Franciacorta nel 1974.
Fughe dal sentiero maestro
L’anima “chardonista” di Lantieri lascia anche spazio a una certa vena sperimentale. Frutto di queste deviazioni dal “sentiero maestro” sono le sperimentazioni sull’Erbamat, un vitigno storico del territorio franciacortino a lungo finito nel dimenticatoio e oggi reinserito nel disciplinare di produzione fino a una percentuale del 10%.
«Ne abbiamo 1500 piante e nel 2021, viste le caratteristiche favorevoli dell’annata, abbiamo deciso di dar vita a un esperimento fuori dalla Doc realizzando un Metodo Classico col 50% di Erbamat e il 50% di Chardonnay. È un’uva dalla grande discontinuità produttiva, che matura tardivamente ma è anche in grado di sviluppare una grande acidità. Caratteristica quest’ultima che può apportare benefici ai vini specie in un orizzonte di innalzamento delle temperature nei prossimi anni».
Più ambizioso e consistente è invece il progetto Vintage Noir, un Blanc de Noirs millesimato da solo Pinot nero prodotto con l’annata 2020, per il quale sono previsti tre anni di affinamento sui lieviti e qualche mese ancora di attesa prima di vederlo sugli scaffali.
© Riproduzione riservata - 11/11/2024