La vite di Susumaniello va attesa 10 anni
Il Susumaniello, dapprima ritenuto originario della Dalmazia, è più probabilmente figlio genetico del Sangiovese. Fra le prime realtà a credere in questo vitigno autoctono pugliese c’è Cantine Due Palme.
Tipico del Brindisino, deve il suo nome, che vuol dire “somarello”, all’elevata produttività, tanto che nei primi 10 anni la pianta ha una resa così alta da generare vini poco interessanti. Solo dopo tale periodo comincia a produrre drasticamente meno, dando vita a nettari colorati, ricchi di profumi e strutturati. Cantine Due Palme di Cellino San Marco è stata tra le prime a credere nel rilancio di questa cultivar.
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Il Serre, da uve Susumaniello raccolte a mano
«Il nostro Serre, Salento Susumaniello Igt», racconta il presidente Angelo Maci, «è ottenuto da uve selezionate raccolte manualmente, vinificate e macerate in silos orizzontali rotativi, con un successivo affinamento di 6 mesi in barrique».
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Ne scaturisce un nettare rosso rubino profondo dai riflessi violacei, con sentori di piccoli frutti scuri, confettura e grafite; il potente e deciso sorso riprende le note già colte al naso, il tutto all’insegna dell’equilibrio, con un finale sapido e persistente.
Tag: Angelo Maci, Cantina Due Palme, Serre, Susumaniello, vitigni autoctoni della PugliaPer conoscere gli altri autoctoni della Puglia clicca qui.
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© Riproduzione riservata - 05/02/2020