La Valpolicella blocca gli impianti per arginare il fenomeno Amarone

La Valpolicella blocca gli impianti per arginare il fenomeno Amarone

Blocco totale degli impianti in Valpolicella per tre anni. È il tentativo del Consorzio di fermare la corsa alla produzione di Amarone della Valpolicella (e le sue ricadute negative sul mercato).

Ieri, su richiesta del Consorzio di tutela vini Valpolicella, è stata pubblicato sul bollettino della regione Veneto il blocco totale per i prossimi tre anni di nuovi impianti per i vigneti della Doc Valpolicella. È la risposta ufficiale del Consorzio di tutela vini Valpolicella per arginare la corsa alla produzione di Amarone, su cui l’ente stava lavorando da oltre tre mesi in sinergia con i diversi attori della filiera. Insieme al blocco è prevista l’applicazione di misure straordinarie volte a garantire la corretta remuneratività della filiera e la tenuta del prezzo medio.

Gestire il boom della Doc, per valorizzarla nel tempo

“Negli ultimi 10 anni, sull’onda del successo della denominazione, il territorio ha visto crescere la propria superficie vitata di circa il 30%, con un incremento produttivo che sfiora il 40% e con un +50% di uve messe a riposo per Amarone e Recioto” spiega Andrea Sartori, presidente del Consorzio di tutela vini Valpolicella. Di qui una scelta di campo, in senso anche letterale, e una politica contenitiva ad hoc.

Cosa cambia tra poche settimane in Valpolicella

“Dal 1° agosto parte la misura del blocco totale impianti di viti per tre anni e, come misura straordinaria, se saranno riconfermati i dati e i numeri relativi alla produzione e all’andamento del mercato, per la vendemmia 2019 confermeremo la riduzione della cernita delle uve destinate all’appassimento per Amarone e Recioto da 65% a 40% e la riduzione delle rese da 120 a 110 quintali per ettaro” aggiunge Olga Bussinello, direttrice Consorzio di tutela vini Valpolicella. La misura contempla un periodo transitorio di 6/12 mesi per la messa a punto dei sistemi di controllo da parte delle strutture preposte. Il blocco riguarderà tutto il potenziale viticolo della denominazione (Do) Valpolicella; accanto alle varietà principali (Corvina, Corvinone, Rondinella) saranno infatti comprese anche tutte le varietà complementari ammesse nei disciplinari di produzione.

Cresce la sostenibilità e si guarda all’Unesco

“Dal 2016 sono cresciute le aziende e gli ettari dove viene applicata la sostenibilità”, continua Olga Bussinello, facendo riferimento alla certificazione RRR – Riduci, Risparmia, Rispetta. “Lo dimostra il fatto che 41 delle 60 aziende che erano state bocciate nelle prime tornate si sono reiscritte e sono quelle che stanno lavorando meglio”. E si ipotizza la candidatura del territorio come sito Unesco, ponendo come riferimento il metodo per l’appassimento e il patrimonio storico-culturale locale.

I numeri di un business a più zeri

Va notato che negli ultimi 20 anni è raddoppiato il terreno vitato Valpolicella, che ha raggiunto i 8.187 ettari di estensione nel 2018 con 2.300 viticoltori. Nello stesso periodo, la produzione di uva per Amarone e Recioto ha registrato un incremento dai 40 agli oltre 300 mila quintali. Sono circa 60 milioni le bottiglie delle denominazioni (Valpolicella, Amarone, Recioto e Valpolicella Ripasso) prodotte nel 2018, per un giro d’affari complessivo di 600 mln di euro annui di cui 355 mln stimati solo per l’Amarone, il 65% della produzione va all’estero. Nella vendemmia 2018 sono stati prodotti 971.264 q.li di uva, di cui 335.025 messi a riposo per Amarone e Recioto. La Valpolicella ha, inoltre, un valore fondiario che in certe zone supera i 500 mila euro a ettaro e un forte impatto anche sul piano datoriale, con una spesa media aziendale per le retribuzioni dei propri addetti di circa 100mila euro per azienda.

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© Riproduzione riservata - 13/07/2019

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