La promessa della Lacrima del Valdarno
Molto tardiva in tutte le fasi fenologiche, con media vigoria e buona, costante capacità produttiva, la Lacrima del Valdarno tollera bene le muffe e non presenta particolari sensibilità a nessuna patologia. Ha grappolo corto, conico e compatto, con acini dalla buccia scura. Assai raro, è sporadicamente presente nell’Aretino.
Il primo e finora unico produttore che ne sta sperimentando un impiego “consapevole” è il già citato Roberto Droandi, che però non pare esserne entusiasta. «Per quanto concerne questa varietà, appena iscritta al Registro nazionale col ridicolo anagramma di Gralima (per evitare improbabili confusioni con le altre Lacrima), abbiamo ancora scarsa, non incoraggiante esperienza. Dopo averla più volte microvinificata anni fa, mi era parsa interessante, trovandovi un carattere ruvidamente toscano: notevole acidità, piacevolezza gusto-olfattiva, naso fruttato e sorso tannico. Pensavo almeno di poterla usare in assemblaggio come varietà migliorativa».
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Per i risultati bisogna aspettare
Ma dopo l’iniziale ottimismo, vinificata in modo più sistematico in purezza ha mostrato diversi limiti organolettici, soprattutto un’eccessiva spigolosità acido-tannica dovuta alla sua difficoltà a maturare in annate men che ottime. Pur avendola sovrainnestata su viti di oltre dieci anni, le sue caratteristiche qualitative non sono ancora ottimali. Per ora Droandi la impiegherà in uvaggio, in attesa di vedere il suo comportamento quando le viti saranno ancora più vecchie.
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© Riproduzione riservata - 05/05/2019