In Italia In Italia Matteo Forlì

La nuova sfida (già vinta) di Zisola si chiama Catarratto

La nuova sfida (già vinta) di Zisola si chiama Catarratto

Dopo gli iconici Nero d’Avola, Syrah e Petit Verdot, la cantina siciliana di Mazzei lancia un’originale espressione dell’autoctono a bacca bianca. L’aumento della produzione e la costruzione della nuova cantina sono i prossimi passi.

Zisola è un’oasi vinicola in quell’angolo di Sicilia fatto di sonnecchiante splendore e svogliata bellezza, a due passi dalla “dorata” Noto, con la sua anima barocca e i decori scultorei fatti di fiori, putti, e stemmi nobiliari.  Al termine di un fiabesco sentiero alberato, tra fusti di carruba, mandorli, uliveti e agrumeti, si raggiunge il baglio dove la famiglia Mazzei, dinastia di viticoltori da oltre sei secoli in Toscana, ha scelto per trapiantare la sua passione ormai 20 anni fa.

Ritorno al bianco

Perimetro d’elezione di Nero d’Avola, più che di Catarratto e Grillo, la vocazione di questo fazzoletto di Sicilia ha però lentamente convinto anche Filippo Mazzei a spostarsi dalla prima convinzione.
«Quando sono arrivato qua non volevo fare in nessun modo vini bianchi», confida, oggi invece si è «con gioia ricreduto» ed è stato sedotto dalle virtù di questi abbaglianti suoli calcarei «che un po’ in tutto il mondo sono il denominatore comune delle grandi espressioni bianchiste». Azisa, battezzato qualche anno fa e che oggi diventa Grillo in purezza, e soprattutto il neonato Contrada Zisola, Catarratto in vinificato sulle bucce, sono il frutto di questa redenzione.

Zisola
Filippo Mazzei

Catarratto di carattere

Dopo aver raggiunto la maturità espressiva delle etichette Zisola e del cru Doppiozeta, dove il Nero d’Avola è assoluto protagonista, e sperimentata con successo la via internazionale, col Syrah in purezza Achilles e il Petit Verdot Effe Emme, è dunque sbocciato il desiderio di dar vita a un bianco autoctono, dallo stile intimo e originale e capace di sfidare le stagioni. Una visione che ha partorito un «Catarratto di carattere», per dirla con le parole di Filippo Mazzei: una cacofonia che rende bene l’idea dell’anima di questo vino, che ha visto la luce da poche settimane con l’annata 2021 e sembra già avere un grande avvenire.

Terra promessa cercata a lungo

La Tenuta, sdraiata su una collina dolce, baciata da una luce intensa e sfiorata dalle brezze marine, copre 52 ettari, ma solo 24 sono vitati, in gran parte a Nero d’Avola. «Ci abbiamo messo anni a scovare un posto che sposasse la nostra visione. Quando siamo arrivati quasi tutto era stato trasformato in agrumeto. Abbiamo iniziato piantando una parcella di 6 ettari a corpo unico e poi ci siamo allargati disponendo un impianto di sub-irrigazione alimentato dai vicini pozzi e mantenendo anche la biodiversità che rende unico questo angolo».

Biodiversità e bellezza

L’unico credo qui è l’alberello. Costoso (richiede 430/450 ore di lavoro per ettaro rispetto alle 160 di una spalliera) e dunque fuori moda, «ma tradizionalmente capace di dare i migliori risultati su questo suolo arso dal sole. Tutti i nostri vitigni sono allevati con questo sistema: non solo il Nero d’Avola, ma anche il Grillo, il Catarratto, il Syrah e il Petit Verdot», spiega Mazzei. I muretti a secco abbracciano le viti, che convivono con oltre 2 mila piante di ulivo, 6 ettari di pompelmi rosa, aranci, limoni, cipressi, piante di avocado, carrubi e mandorli. Bellezza e ricchezza contadina dove la viticoltura è completamente biologica.

Una nuova casa per i vini del futuro

Il prossimo passo sarà quello di allargare l’attuale piccola cantina, uno scrigno dotato di impianto di microssigenazione e ricavato all’interno dell’antico palmento «un tempo garage di una splendida Giulia Super che però i vecchi proprietari hanno preferito tenersi».
«L’idea è quella di trasformare le attuali sale di fermentazione in barricaia e anforaia, e trasferire la produzione in una nuova struttura dotata di vasche di vinificazione in cemento e tonneau per l’evoluzione dei Nero d’Avola. Una nuova casa, progettata da zero, che ci permetta di aumentare l’attuale capacità di 150 mila bottiglie per portarla a 220-230 mila. Aspettiamo solo la provvidenza, o meglio “le provvidenze”, come da queste parti chiamano i contributi comunali», sorride Mazzei. Il progetto intanto sta già nascendo dalla matita della sorella di Filippo, Agnese, la stessa che ha disegnato la cantina di Fonterutoli, nel Chianti Classico.

La degustazione

Azisa – Sicilia Grillo Doc 2022

Azisa, parola che dà origine al nome Zisola, significa anche “splendido”. Aggettivo che calza sul colore e sull’immediatezza di profumi di questo vino, nato come blend di Grillo e Catarratto e divenuto Grillo in purezza con l’etichetta 2021. Solo acciaio e macerazione a freddo. Diretto, floreale, con ricordi olfattivi di biancospino e sambuco e una vena minerale figlia del calcare da cui spunta. Ha una vibrante freschezza e una sapidità iodata che invita la beva.

Zisola – Sicilia Noto Rosso Doc 2021

Rosso portabandiera della tenuta. Le brezze marine e l’impasto dei suoli, ricchi di scheletro e calcare, cesellano la naturale esuberanza del Nero d’Avola e lo vestono da sera. Iris e ciliegia, echi agrumati e spezie orientali. Accenni balsamici e iodati che ritornano al sorso, che è accattivante e proporzionatamente tannico. È un vino pensato per la tavola, che affina un anno in legno vecchio: barrique e tonneau di secondo e terzo passaggio.

Achilles – Sicilia Syrah Doc 2020

Syrah in purezza che riposa 16 mesi in rovere francese da 225 litri (il 50% sono botti nuove). Mantello rubino profondo e scia dalle note balsamiche, ematiche, pepate e ricordi di viola, spezie, cioccolato. Ha muscoli e stoffa, profondità e tannino.

Effe Emme – Sicilia Petit Verdot Doc 2020

“Effe Emme”, le iniziali di Filippo e Francesco Mazzei, sono ricamate su un vino intrigante e ricco di personalità. È giovane, e deve ancora digerire i 16/18 mesi in fusti di rovere francese da 225 ettolitri (la metà dei quali di primo passaggio) ma ha carattere deciso, con aromi profondi e grande persistenza. Le caratteristiche del terroir di Noto danno al Petit Verdot aromi di ciliegia, sottobosco e una originale marca che ricorda il pomodoro. È pieno, profondo, lungo, tannico.

Doppiozeta – Sicilia Noto Rosso Doc 2019

“Cru” di Nero d’Avola con un nome che rimanda al cuore, fonetico, del cognome Mazzei. Le uve vengono da tre singole parcelle, le migliori dell’azienda – Piscina, Sopra Navel e Mandorleto – ognuna “lavorata” separatamente per esaltarne le caratteristiche. Dopo una fermentazione naturale passa almeno16 mesi in tonneaux da 500 litri di media tostatura, la metà delle quali di primo passaggio. È un vino balsamico, che profuma di macchia mediterranea, frutta rossa in confettura, con un sorso ampio, tannico ma anche salino e fresco.

Contrada Zisola Terre Siciliane Catarratto Igt 2021

La nuova scommessa di Mazzei a Zisola esordisce con questa 2021. Catarratto vinificato per il 50% con macerazione sulle bucce per 3 mesi in anfore cocciopesto (dove torna dopo la svinatura), ma che non ha nulla dell’orange, a partire dal colore. È il desiderio della famiglia di esaltare a proprio modo uno dei vitigni bianchi autoctoni più antichi del territorio. Certamente un’espressione fuori dal coro, che regge una degustazione dopo i fratellini rossi grazie alla struttura sofisticata, verticale e scandita da note agrumate di cedro e pompelmo. In bocca è sapido, ha un’eco tannica e viva tensione. Un esperimento che ha già fatto centro.

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© Riproduzione riservata - 28/08/2023

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