La nuova faccia delle aziende agricole secondo il Settimo Censimento dell’Agricoltura dell’Istat

La nuova faccia delle aziende agricole secondo il Settimo Censimento dell’Agricoltura dell’Istat

In meno di 40 anni sparite due imprese su tre. Cresce la dimensione media, così come il livello di digitalizzazione e il peso di giovani e donne. Ma resta la forte componente familiare. La fotografia del Settimo Censimento dell’Agricoltura Istat.

Una sorta di selezione naturale. È quella che ha vissuto e sta vivendo il settore agricolo italiano, comparto vitivinicolo compreso, secondo i dati dell’Istat. L’istantanea del Settimo Censimento dell’Agricoltura racconta una realtà fatta di aziende sempre più grandi e sempre meno numerose. Che si stanno affacciando, per ora ancora timidamente, alla finestra della digitalizzazione. E che, nonostante la crescita dimensionale, esibiscono ancora un forte timbro familiare.

Sparite due aziende su tre in meno di 40 anni

Sul rilevamento, l’ultimo a cadenza decennale e che in futuro lascerà spazio a una indagine permanente, hanno naturalmente inciso l’esperienza della crisi pandemica anche se solo un’azienda su 5 ha dichiarato di aver subito conseguenze dall’emergenza sanitaria Covid 19.
«Il successo del censimento è rappresentato dall’ampiezza del campione; è stato raggiunto l’83% del totale», ha sottolineato il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. «Da ora in poi però sarà sostituito da indagini strutturali di tipo campionario, le prossime con riferimento agli anni 2023 e 2026».
«In 38 anni», ha proseguito, «sono scomparse due aziende agricole su tre (oggi sono 1,1 milioni) ma la loro dimensione media è aumentata, anzi raddoppiata. La  cosiddetta SAU (superficie agricola utilizzata) è passata da 5,1 a 11,1 ettari in media». Anche per effetto del minor numero di attività presenti, in  10 anni si è perso il -28,8% in termini di addetti e il -14,4% in termini di giornate standard lavorate.

Settimo Censimento Agricoltura Istat
Il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo

Un po’ meno familiare, un po’ più digitale

«Dai dati emerge come il mondo dell’agricoltura italiana mantenga la propria impronta familiare. Ma se nel 98% delle aziende agricole si trova ancora manodopera familiare, nella forza lavoro è stata progressivamente incorporata manodopera non familiare, che ha raggiunto 2,9 milioni di persone». Per quel che riguarda la digitalizzazione, ha aggiunto il presidente dell’Istat, «c’è ancora molto da fare. La quota di imprese che si sono digitalizzate però è quadruplicata rispetto alla rilevazione fatta nel 2010 passando dal 3,8% al 15,8%». Una migrazione, quella verso le nuove tecnologie, trainata dalle nuove generazioni se è vero che laddove la leadership è esercitata da under 45 il tasso di digitalizzazione tocca il 32,2% (ed è appena il 7,6% nelle realtà con dirigenti over 65).

Piccolo è bello, grande è meglio

«Rispetto al 2010 abbiamo perso 488 mila aziende, tutte mediamente molto piccole (due terzi di ettaro ciascuno), dopo le oltre 780 mila sparite dal 2000 al 2010», ha specificato Roberto Gismondi, dirigente di ricerca presso la Direzione centrale per le statistiche ambientali e territoriali dell’Istat. «Una tendenza fisiologica e comune anche a Paesi continentali come Spagna, Germania, Francia, Portogallo e Irlanda». Nonostante rappresentino numericamente ancora il 93,5% del totale, le imprese individuali o a carattere familiare sono l’unica forma giuridica in flessione rispetto al 2010 con un peso, anch’esso in contrazione, del 72,7% della Sau e una dimensione media di 8,6 ettari.
Cresce invece l’incidenza delle società di persone (dal 2,9 al 4,8%) e di capitali (dallo 0,5 al 1%) con un peso complessivo del 21,8% in termini di Superficie agricola utilizzata e una media di 41,6 e 41,5 ettari rispettivamente.
In calo sono anche risultate le aziende agricole che coltivano terreni esclusivamente di proprietà, passate da 1 milione e 187 mila del 2010 alle 664 mila attuali (sono il 58,6%, erano il 73,3%) così come in crescita sono le coltivazione di terreni in affitto.
Se “piccolo è bello” l’aumento delle dimensioni medie delle imprese agricole «permette di governare meglio criticità quali le calamità climatiche, la concorrenza dei mercati esteri e gli aumenti delle materie prime», osserva Gismondi. «E del resto la politica agricola comunitaria va evolvendosi verso un modello che da anni tende a premiare realtà più strutturate e maggiormente in grado di adeguarsi a standard tra i quali quello del rispetto dei criteri di sostenibilità».

Verso una dimensione più professionale

In dieci anni il numero dei lavoratori del settore è passato da 3,8 a 2,7 milioni di persone. Si è assistito a una «ridistribuzione della manodopera con la componente non familiare passata dal 24 al 47% del totale». I lavoratori saltuari, la maggioranza, sono 1,3 milioni e pesano per oltre il 66% del totale. La manodopera assunta in forma continuativa è il 26,7%, i saltuari il 6,8%. È straniero un lavoratore su 3; in particolare tra gli addetti non assunti direttamente il 45% non è italiano e il 30% proviene da un paese extra Ue.
«In termini di formazione quasi il 59% dei capi d’azienda non ha titoli di studio o ne possiede uno inferiore (terza media); ma la percentuale era del 70% nell’ultima rilevazione. La quota di chi ha una laurea è invece del 10%», specifica ancora Gismondi.

Informatizzazione guidata da giovani

«L’aumento dell’informatizzazione, significativo se considerato rapportato ai dati del 2010 (con una quota come detto quadruplicata) risulta ancora in ritardo rispetto ad altri comparti», è il commento di Chiara Gnesi, analista dell’Istituto di Statistica. «Le aziende più digitalizzate sono risultate quelle che svolgono attività remunerative connesse come agriturismo (69,3%) e agricoltura sociale (71,5%). Quelle che hanno una guida giovane, sotto i 45 anni, sono quattro volte più informatizzate delle imprese con un capo ultrasessantacinquenne. E ancora una volta le dimensioni contano; le attività più grandi in termini di ULA (Unità di lavoro) sono digitalizzate per il 78,2% contro appena l’8,8% di quelle più piccole. La stessa cosa avviene se il parametro considerato è la SAU, Superficie agricola utilizzata (50,9% per chi gestisce almeno 50 ettari, contro il 6,1% di quelle con un solo ettaro).

Aumenta il ruolo femminile in agricoltura

Le donne occupate in agricoltura sono 823 mila. Se la presenza femminile nelle aziende agricole, nel complesso, è diminuita rispetto a dieci anni fa (sono il 30% circa del totale contro il 36,8% del 2010) il loro peso nel settore è in aumento. L’impegno in termini di giornate di lavoro del genere femminile è cresciuto di più di quello maschile (+30,0% contro +13,9%). E si è consolidata la partecipazione delle donne in ruoli manageriali; le quote rosa tra le figure apicali sono oggi il 31,5% rispetto al 30,7% dell’ultima rilevazione.

Patuanelli: «Leggere una realtà in profondo mutamento»

«Il censimento è la radiografia di un settore in forte mutamento», ha commentato il Ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. «L’aumento della dimensione aziendale e il maggior ricorso a terreni in affitto e manodopera non famigliare potrebbero essere considerati come indicatori di un’agricoltura più professionale e specializzata. D’altra parte, la strutturale riduzione delle aziende agricole e della superficie utilizzata meritano ulteriori approfondimenti per comprendere meglio il processo di concentrazione e specializzazione produttiva del settore, ma anche l’eventuale presenza di fenomeni di abbandono dell’attività agricola o di sottrazione delle aree destinate alla produzione alimentare».
«La trasformazione del censimento da decennale a permanente attraverso l’integrazione tra dati amministrativi», ha concluso il ministro, « costituisce un’importante innovazione. Questi ultimi anni ci hanno insegnato come il quadro economico sia in costante e rapido mutamento e quanto sia necessario valutare tempestivamente gli effetti delle crisi sul nostro sistema agricolo».

Per scaricare i cartogrammi del Censimento cliccare qui

Foto di apertura: il Settimo Censimento dell’Agricoltura racconta una realtà fatta di aziende sempre più grandi e sempre meno numerose © no one cares – Unsplash

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© Riproduzione riservata - 07/07/2022

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