La biodiversità rende possibile l’amore. Parola di Jonathan Franzen
Lo scrittore americano, autore di un romanzo di culto come Le correzioni, ma anche saggista e intellettuale engagé sul fronte ambientale, ha preso parte all’ultima edizione di Terra Madre – Salone del Gusto. Nel suo intervento, ironico e puntuale, ha parlato della centralità della biodiversità (in primis quella del suolo) per la salvezza del nostro pianeta.
«Buongiorno, sono Jonathan Franzen e vi parlo dalla mia cucina a Santa Cruz». Inizia così, ai tempi del Covid, la lectio magistralis che il celebre scrittore americano ha tenuto in occasione di Terra Madre – Salone del Gusto, lo scorso 3 marzo. Un video-intervento di poco più di sei minuti, che non a caso è stato trasmesso dalla sua kitchen room californiana (con tanto di piano cottura sulla sinistra e pentole appese sopra il tavolo centrale). La cucina è il luogo dove si mangia e il cibo è uno dei fattori chiave della sostenibilità ambientale, il tema scelto da Franzen per la sua conferenza.
Un intellettuale impegnato
Tutti conoscono il Franzen romanziere, in particolare quello del best seller Le correzioni (Einaudi, 2002), ma la voce del Franzen saggista e contributor, specialmente per il New Yorker e l’Harper’s, non è meno limpida e affascinante. Con la stessa precisione provocatoria e la tagliente ironia che contraddistinguono i suoi romanzi, lo scrittore statunitense riflette sul presente e sul futuro del nostro pianeta, tenendo insieme questioni ambientali, politiche e socio-culturali. In Italia molti dei suoi interventi hanno trovato spazio nella raccolta di saggi La fine della fine della terra (Einaudi, 2019).
Ridurre le emissioni di carbonio non è tutto
Il titolo scelto per il suo intervento a Terra Madre, La biodiversità rende possibile l’amore, non è certo meno suggestivo. Franzen decide di partire dal Vecchio Mondo per inquadrare – polemicamente – la questione: «La Commissione Europea ci dice che l’Europa vuole essere il primo “continente verde” del mondo. Mi sembra tuttavia di capire che l’unica misura ecologica della Commissione sia il cambiamento climatico. Se l’Europa porterà a zero le emissioni nette di carbonio, allora potrà essere considerata un continente ecologico. A quanto pare non ha alcuna importanza se il continente non avrà più insetti.
Non importa che la politica agricola europea dipenda fortemente da pesticidi e fertilizzanti, che sia devota alle monoculture, che distrugga siepi e prati naturali, che inquini fiumi e acque freatiche. Non importa se le foreste del continente sono biologicamente sterili o se stanno morendo. Non importa se tutti i paesaggi rurali sono deturpati da turbine eoliche e impianti solari. Non importa se i laghi e i fiumi del continente sono svuotati da una pesca eccessiva. Basta avere emissioni nette di carbonio pari a zero e si può essere un “continente verde”».
Salvare la biodiversità: una prospettiva più concreta
Per Franzen il paradosso delle attuali politiche economiche europee è tutto racchiuso in questa manciata di frasi anaforiche. Ma l’autore non vuole fare la parte di quello che lancia il sasso e poi nasconde la mano, e infatti precisa, sempre alla sua maniera: «Certo, so bene di essere americano, quindi fatemi subito aggiungere che l’America settentrionale è ancora più lontana dall’essere un “continente verde” di quanto lo sia l’Europa. L’unica piccola cosa da dire in difesa dell’America è che non fingiamo di esserlo».
Dopo la boutade, arriva il momento della concretezza: «La tragedia di usare il cambiamento climatico come unica misura dell’ecologia è che oggi è estremamente improbabile che il mondo riesca a ridurre le emissioni di carbonio in tempo per evitare la catastrofe. Concentrarci solo sul cambiamento climatico, una lotta che abbiamo già perso, distoglie attenzione e risorse da una misura altrettanto importante: la biodiversità. A differenza della lotta contro il cambiamento climatico, la battaglia per preservare la biodiversità può essere combattuta su innumerevoli fronti. E, cosa molto importante, molte di queste lotte possono essere vinte».
Le argomentazioni economiche della biodiversità
Come ricorda Franzen, oggi l’uomo controlla direttamente il destino di circa un milione tra specie di piante e animali: abbiamo quindi una “responsabilità etica” nei confronti di flora e fauna. La sua indole artistica, lo richiama anche ad un “ragionamento estetico”: «Gli ecosistemi naturali rigogliosi sono troppo belli per permetterci di perderli per sempre!».
Alla base del valore della biodiversità ci sono, infine, molte argomentazioni economiche: «Le foreste pluviali tropicali contengono una moltitudine di specie non studiate e molte potrebbero avere dei benefici per l’essere umano. I contadini in tutto il mondo dipendono da diverse popolazioni di insetti impollinatori. Le piante selvatiche sono magazzini di materiale genetico che potrebbe migliorare la resilienza delle colture alimentari. Forse l’argomentazione economica più convincente è quella che certamente conoscete anche tutti voi: la salute del suolo. Un suolo sano contiene una moltitudine di forme di vita: batteri, funghi, vermi, insetti e altri invertebrati. Un suolo sano coltivato tenendo conto della biodiversità è inesauribilmente produttivo. Oggi, in un mondo fatto di agricoltura industriale, stiamo perdendo una quantità crescente di biodiversità. Un suolo denaturato richiede più fertilizzanti e pesticidi in una spirale di morte sempre più stretta».
Globale, ma anche locale
Lo scrittore non nasconde le sue forti preoccupazioni a riguardo: «Siamo nel bel mezzo di un enorme esperimento: la distruzione della biodiversità del suolo. E ho il forte timore che non andrà a finire bene». Per Franzen è fondamentale non usare il termine biodiversità nello stesso modo in cui gli attivisti adoperano l’espressione climate change.
«Il riscaldamento globale è davvero globale, troppo grande perché qualsiasi azione individuale possa fare la differenza. La biodiversità pur essendo altrettanto importante nel contesto globale, ha anche un enorme significato locale. La biodiversità sono i falchi che si riproducevano vicino a casa nostra finché è stato costruito il parco eolico. La biodiversità sono i ricci che si vedevano al tramonto, prima che la politica agricola comune ne distruggesse l’habitat. La biodiversità sono le rane e le farfalle della zona palustre locale, prima che venisse prosciugata. La biodiversità è la straordinaria varietà di pesci che si trovava nel Mediterraneo fino a pochi decenni fa».
L’amore salverà il mondo?
Per definizione, lo scrittore è colui che usa la sua immaginazione per creare nuovi mondi, orchestrare trame inedite che conquistano il lettore pagina dopo pagina. Da fine narratore qual è, Franzen sa come si cattura il pubblico: «Il cambiamento climatico è un’astrazione, ed è difficile motivare le persone con le astrazioni. È molto più probabile che agiscano in nome di qualcosa che amano. Poiché la biodiversità è specifica e tangibile come il canto di un usignolo, il profumo di un suolo sano, la sensazione della terra tra le mani… rende possibile l’amore.
L’amore spinge a prestare maggiore attenzione alla provenienza del cibo, al modo in cui è prodotto. Può spingere a supportare i contadini locali che lavorano nel modo giusto. Può motivare ad agire per preservare i luoghi selvaggi più vicini a dove si vive. Può stimolare a lavorare per i politici che vogliono ridurre l’impatto dell’uomo sul mondo naturale. Solo perché si tratta di azioni piccole, individuali e locali, questo non significa che siano inutili. Tutto il contrario. Le azioni ispirate dall’amore sono l’unica speranza del pianeta».
Tag: biodiversità, Jonathan Franzen, La Terza Pagina, Terra Madre - Salone del GustoQuesto articolo fa parte de La Terza Pagina, newsletter a cura di Alessandro Torcoli dedicata alla cultura del vino. Ogni settimana ospita opinioni di uno o più esperti su temi di ampio respiro o d’attualità. L’obiettivo è stimolare il confronto: anche tu puoi prendere parte al dibattito, scrivendoci le tue riflessioni qui+
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© Riproduzione riservata - 09/04/2021