Italesse ripensa il calice da vino con Senses

Italesse ripensa il calice da vino con Senses

Italesse ha presentato il progetto Senses che propone un approccio “emozionale” al bicchiere e non più “varietale”. Ecco, quindi, che una coppa da Pinot nero può riservare il massimo godimento anche con uno Chardonnay strutturato, e viceversa una da Chardonnay si rivela perfetta per un Pinot nero

Italesse, azienda nata negli anni Ottanta per fornire accessori di design per il mondo vino, nel tempo si è fatta un nome per i calici, con focus sull’innovazione estetica e tecnica. Il nuovo paradigma, presentato durante una masterclass dal direttore Massimiliano Barducci e dal sommelier consulente  Paolo Lauria, prende le distanze dal bicchiere “varietale”, ossia quello disegnato per esaltare i vini monovarietali come, ad esempio Pinot nero, Chardonnay, Riesling ecc…

Dai profumi naturali alle complessità del vino

L’idea è nata da un ragionamento, con prove empiriche, molto originale e apparentemente bizzarro: come si percepiscono gli aromi “primari”, intendendo con ciò le sostanze che prendiamo come riferimento nella descrizione olfattiva dei vini? Mettiamo ad esempio petali di rosa, violetta, more e lamponi, vaniglia, caffè… i frutti e i fiori con cui raccontiamo normalmente il vino.
Lauria ci ha accompagnato proprio in questo esercizio: abbiamo versato in quattro calici differenti petali di rosa, lamponi, caffè e tabacco trinciato, prima singolarmente e poi insieme. Ebbene, ciascun elemento, pur di intensità molto bassa rispetto alla spinta odorosa che promana solitamente dal vino, il cui profumo è esaltato dall’alcol, si percepiscono diversamente. Ad esempio, il lampone: in un calice era più verde, nel secondo più maturo, nel terzo più fresco.
Ovviamente quando si tratta di vino tutto cambia, ma procedendo le prove e passando dal ragionamento sugli aromi naturali a quello più pertinente dell’origine e del terroir, se parliamo di vini pregati, il quesito da porsi è se uno stesso calice è adatto a vini monovarietali ma di origine diversa. Ciascuna espressione territoriale ha diversi livelli di intensità, morbidezza, maturità, freschezza ecc…

Vi portiamo l’esempio di due vini, provati in tre calici differenti, con le nostre sensazioni.

Il calice migliore per il Pinot nero di Hofstätter è secondo noi il Masterclass 70 normalmente immaginato da Chardonnay.

Hofstätter – Meczan, Alto Adige Pino nero Doc 2021

Il vino per un 25% subisce una macerazione con raspo in barrique con raspo, il resto è diraspato.

Calice 1

Al naso è trattenuto, cono sentori di ciliegia, fragolina, e una decisa nota verde. Al palato spicca l’acidità e in chiusura si percepisce molto il legno.

Calice 2

Bouquet ampio, emergono amarena, cioccolato, rosa, tocco spezie. Ha un bell’equilibrio in bocca con morbidezza, sapore di prugna fresca, buona persistenza e chiusura speziata delicata.

Calice 3

Al naso è molto intenso, con amarena, sanguinella, legno (un po’ sgraziato) cannella, chiodo garofano. Al palato il tannino è molto evidente, amaro, un po’ sgraziato.

A nostro avviso, dunque, il calice migliore sarebbe il secondo, che è il Masterclass 70 normalmente immaginato come calice da Chardonnay.

Per lo Chardonnay di Planeta abbiamo trovato migliore il Masterclass 90 normalmente immaginato come calice da Pinot nero

Planeta – Chardonnay Menfi Doc 2020

Il vino fermenta e affina in barrique nuove al 60% e il 40% in legni di secondo e terzo passaggio.

Calice 1

Naso delicato, agrumato e iodato, ma sostanzialmente stretto, meno espressivo rispetto alle attese per questo vino. In bocca è elegante l’ingresso, con concentrazione e maturità di frutto, finale agrumato.

Calice 2

Il naso percepisce intense note di agrumi e burro, salvia, vaniglia. In bocca risulta un po’ amaro, con una freschezza notevole.

Calice 3

Al naso è molto troppo intenso, con esaltazione dei legni, cui segue l’agrume e il frutto a polpa gialla, con chiusura di zenzero. Al palato è largo, morbido sul finale con retrogusto di liquirizia. Dopo alcuni minuti il vino migliora notevolmente e il bouquet si fa ampio e complesso.

Per questo vino prediligeremmo il terzo calice, che è il Masterclass 90 normalmente immaginato come calice da Pinot nero.

In sostanza, il progetto Senses – avviato nel 2018 – propone i calici seguendo direttrici diverse dai soli aromi primari, ma chiama in causa alcuni aspetti stilistici dei vini: intensità, complessità, eleganza, freschezza, morbidezza e struttura. Davvero i diversi bicchieri assecondano o smorzano questi caratteri con risultati molto differenti in termine di rispetto dell’essenza del vino e della sua godibilità.

Di fatto il messaggio è particolarmente interessante perché, al di là della maggiore o minore piacevolezza (fondamentale), rispetta il vino nel suo essere figlio di elementi molto più complessi del semplice vitigno d’origine, come il suolo, l’enologia, il clima, il tempo (gli affinamenti).

Foto di apertura: i profumi di petali di rosa, lampone, caffè e tabacco trinciato si percepiscono molto diversamente a seconda del calice

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© Riproduzione riservata - 20/10/2022

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