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Il grido di Biondi Santi: Montalcino è nel caos

3 Settembre 2010 Alessandro Torcoli
Jacopo Biondi Santi, epigono della storica dinastia di inventori del Brunello di Montalcino e attualmente proprietario del Castello di Montepò in Maremma, non ci sta ad assistere passivamente alla crisi che ancora attraversa uno dei terroir più importanti d'Italia e lancia un grido di dolore. «Il mercato è fermo, la metà delle cantine sono piene di bottiglie invendute, sui mercati cominciano a circolare bottiglie di Brunello vendute a prezzi infimi. È un disastro», commenta Biondi Santi. E l'export? «L'America non è ripartita, questo è il problema. Sono stati persi i punti di riferimento, non si riconosce più il valore dei leader», dice Biondi Santi pensando forse alle appellations più celebrate d'Oltralpe che mantengono sempre in tutto il mondo una certa dignità. La piazza tedesca è un po' più vivace, ma non basta. Come reagire? È sempre più necessaria una forte concentrazione delle azioni promozionali. Secondo Jacopo Biondi Santi però «i sindacati di produttori e i consorzi oggi sono organismi puramente politici, più utili per garantire e spartire poltrone che per realizzare piani promozionali operativi». E un po' di caos è stato provocato anche dal Legislatore: «La legge ha fatto un po' di confusione, ad esempio attribuendo dapprima alcuni poteri di controllo e di promozione ai consorzi e poi facendo marcia indietro, lasciando tali organismi della confusione». Intanto il figlio di Franco Biondi Santi, il cosiddetto gentleman del Brunello, sta portando avanti la sua guerra (con diverse battaglie già vinte) per tutelare il nome Biondi Santi. In questi ultimi anni, infatti, il suocero Pierluigi Tagliabue ha utilizzato la commerciale Biondi Santi Spa per promuovere sotto lo stesso cappello anche le vendite della sua Poggio Salvi e aveva registrato per sé il marchio che porta il nome della famiglia Biondi Santi, ma il tribunale ne ha decretato la cancellazione.

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