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Il Colorino non è più solo un “colorante”

23 Marzo 2019 Roger Sesto
Il Colorino non è più solo un “colorante”

Toscano sino al midollo, il Colorino è frutto della domesticazione di viti selvatiche avvenuta secoli fa. Il nome rimanda al suo potere colorante, sfruttato per dare forza cromatica al Sangiovese.

Gli acini sono piccoli, con buccia spessa e blu-nerastra. Impiegato in assemblaggio per la produzione di molti vini, soprattutto nella parte settentrionale e centrale della regione, Chianti compreso, da qualche anno alcuni produttori hanno scelto la strada della vinificazione in purezza.

Un vitigno meravigliosamente capriccioso

«Il nostro Toscana Igt Colorino», racconta Lorenzo Ciappi di Casa alle Vacche (San Gimignano, Siena), «è nato 10 anni fa dall’idea di valorizzare questo magnifico e capriccioso vitigno. Le sue uve, pur trovandosi nello stesso vigneto del Sangiovese impiegato per il Chianti, sono riconoscibili, pertanto non è stato difficile isolarle».

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Lorenzo e Fernando Ciappi

Il Colorino in purezza di Lorenzo Ciappi

La vinificazione avviene in acciaio. «Presentando questo vitigno problemi di riduzione, ricorriamo a frequenti rimontaggi e micro ossigenazioni». Dopo la svinatura si travasa il vino in vasche di cemento, dove affina per 5 mesi. Il nettare si presenta molto carico, dall’aroma fragrante, fruttato e floreale. Il gusto è asciutto, morbido e avvolgente, non freschissimo di acidità ma brioso in termini tannici.

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