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Il caso Masseto: un fratello che non è mai stato minore

Il caso Masseto: un fratello che non è mai stato minore

Partendo dal tema chiave dell’ultimo numero di Civiltà del bere (i Seconds Vins), Cesare Pillon propone un’interessante riflessione sul Masseto. A lungo considerato il “secondo scomodo” dell’Ornellaia, ha ora raggiunto un successo e una notorietà pari se non superiore. E si è meritato una Cantina tutta per sé.

Questa è la storia del Masseto, un vino cadetto perché fratello minore del primogenito Ornellaia, ma che non è mai stato il suo second vin perché di livello qualitativo pari se non superiore. A generare la sua bizzarra situazione era la loro coesistenza nella Tenuta dell’Ornellaia, creata a Bolgheri dal marchese Lodovico Antinori nel 1981, quando lasciò l’azienda di famiglia. Era convinto di poter produrre, nei 70 ettari che aveva scelto, vini di qualità assoluta, e il suo consulente André Tchelistcheff, l’enologo che aveva portato i vini della California a inattesi livelli di eccellenza, gli aveva suggerito di impiantare vitigni bordolesi, che a Bolgheri avevano dato splendidi risultati con il Sassicaia.

Nato quasi per caso

Progettato per soddisfare le sue ambizioni, l’Ornellaia era nato con mille attenzioni da quelle varietà, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, cui si sarebbe aggiunto poi il Petit Verdot, e aveva avuto la fortuna di esordire con la prodigiosa vendemmia 1985. Il Masseto era nato invece quasi per caso, in un vigneto di 7 ettari il cui Merlot era così promettente che s’era provato a vinificarlo in purezza anziché miscelarlo nel blend dell’Ornellaia.
Infatti nel 1986, alla prima vendemmia, si chiamava semplicemente Merlot, il nome Masseto è apparso in etichetta l’anno successivo. I due modi di nascere così diversi avevano marchiato l’immagine dei due vini in modo tale che nessuno si rese conto che Ornellaia non aveva al suo fianco un subalterno ma un paritario e quale rischio correva se fossero diventati antagonisti in competizione. Cosicché per tutti gli anni ’90 il Masseto continuò a essere il fratello minore dell’Ornellaia.

Il grande errore di Lodovico Antinori

Le cose cambiarono nel 1999 quando Lodovico Antinori cedette una parte e tre anni dopo l’intera proprietà della tenuta al californiano Robert Mondavi e questi la cedette a sua volta a una famiglia che stava realizzando con lui un’altra operazione in Toscana, anche se era quella dei marchesi Frescobaldi, storici rivali degli Antinori.
«Mio padre diceva che nella vita un grande errore è concesso: io l’ho commesso quando ho venduto l’Ornellaia», ha confessato Lodovico Antinori a Wine Spectator. Quando seppe che era finita in mano ai Frescobaldi, ha raccontato, «andai da mio fratello Piero e mi scusai».

Ornellaia e Masseto, vita da separati in casa

I nuovi proprietari erano coscienti che avere due galli in un pollaio era una grana. Giovanni Geddes da Filicaja, il manager cui avevano affidato la responsabilità della tenuta, si era subito reso conto che doveva tenere il Masseto ben distinto dall’Ornellaia. Perché? «Perché la sua eccezionalità», spiega, «dipende dal vigneto che gli dà vita, dal quale non si possono ricavare più di 32 mila bottiglie all’anno. Nei confronti delle 150-170 mila di Ornellaia ha il vantaggio della rarità, che lo rende esclusivo e gli permette di spuntare prezzi più elevati».
È per questo che da allora i due vini hanno vissuto da separati in casa; nessuna presentazione, nessun evento in comune, quando se ne parlava non si mancava mai di sottolineare quanto sono diversi; l’Ornellaia è un polivitigno della Doc Bolgheri, mentre il Masseto è un monovitigno che preferisce accontentarsi dell’Igt.
Si presentavano insomma come fossero prodotti da due aziende diverse. Ma non era meglio, allora, che fossero davvero due aziende diverse a produrli? «Forse sì», ammette Geddes, «ma i proprietari non intendevano ancore frazionare la tenuta». Solo nel 2006 si decise di riconoscere ufficialmente pari importanza ai due vini cambiando la ragione sociale dell’azienda, che da Tenuta dell’Ornellaia diventò Ornellaia e Masseto Società agricola. Subito dopo fu presa una decisione ancor più significativa; la distribuzione del Masseto fu affidata a sei negociant della Place de Bordeaux, che per la prima volta accettarono di occuparsi di un vino non prodotto dagli Châteaux bordolesi.

La nuova Cantina inaugurata nel 2019

Nel 2011 la svolta decisiva: il Masseto deve avere una sua cantina. Progettata dagli architetti Hikaru Mori e Maurizio Zito, è stata inaugurata il 12 aprile 2019. Quel giorno il Masseto ha finito di essere il fratello minore dell’Ornellaia. È diventato il figlio unico della Tenuta Masseto e ha festeggiato il trentaduesimo compleanno sotto i migliori auspici; è stato il primo vino al mondo a ottenere dall’autorevole critico americano Robert Parker il voto di 100/100 per il secondo anno consecutivo. Non male, per un ex-cadetto.

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© Riproduzione riservata - 04/06/2023

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