In Italia In Italia Matteo Forlì

20 anni di Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg. L’Anteprima

20 anni di Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg. L’Anteprima

Due decenni e tanta strada davanti. A Teramo sono presentate le nuove annate della Denominazione, che cresce nei numeri di mercato e nella scelta di conduzioni sostenibili. Tra peccati di “gioventù” e la ricerca della qualità senza compromessi.

Vent’anni in un sorso. Una ricorrenza che non sa ancora di maturità per la denominazione Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane, alla ricerca di una compiutezza nelle vedute e sul mercato piuttosto che in bottiglia. Ma che rappresenta una tappa importante di quel sentiero imboccato da un drappello di lungimiranti produttori, che già negli anni ’50, con la fine della mezzadria, scelse di lasciarsi alle spalle la “vecchia strada” – lastricata di cooperative, uva conferita e damigiane di vino sfuso spedite chissà dove – a favore di un percorso di rivendicazione della propria unicità. Una via che ha condotto all’affrancamento della sottozona prima (1995) e al riconoscimento della Docg poi, la prima in Abruzzo nel 2003.

Anteprima in… verticale

“La nostra Anteprima – The cool on the hills”, terzo appuntamento annuale che mette nel calice i vini “non ancora in commercio”, racconta proprio questo. Formula e assaggi parlano del forte desiderio di ribadire le qualità e peculiarità, indubbie, dei propri vini. Ma ammettono già nel nome (per questo “la nostra”) un intimo peccato di gioventù consortile, il cui progetto corale è ancora in divenire, punteggiato di licenze e particolarismi stilistici. Discontinuità che si nota, per esempio, nei campioni in degustazione. Una tavolozza che copre un’indistinta pluralità di annate, dalla 2016 alle 2021. Quasi una “verticale”, senza badare troppo ai dettami di invecchiamento minimi per la messa in vendita delle versioni “giovani” (un anno) e “Riserva” (tre di cui almeno 12 mesi in legno).
Più che canonica “anteprima”, una fotografia dello stato attuale delle cose, cui va riconosciuta l’ammirevole voglia di disobbedire alle regole del profitto.

Le caratteristiche delle annate

Il discorso sulle caratteristiche dei millesimi va dunque moltiplicato per comprendere su cosa si sta mettendo le labbra. Andando a ritroso nel tempo la 2021, un settembre e un ottobre miti e con forti escursioni (periodo tipico per la raccolta del Montepulciano) hanno permesso una vendemmia dilazionata e portato in cantina un prodotto eccellente sia per qualità fitosanitaria che organolettica. Anche la 2020 nonostante il torrido agosto, accompagnato dall’incertezza sulle effettive potenzialità produttive, ha regalato sorprese grazie alle favorevoli settimane d’autunno.
Accomunate da periodi di siccità, la 2019 e la 2017 sono annate con uve molto concentrate e più valorizzate nelle zone caratterizzate da terreni più freschi. Più equilibrata è la 2018, che grazie alle fasi vegetative paradigmatiche tiene a battesimo espressioni bilanciate e dalla bella profondità. Parla di qualità infine la “austera” 2016, contraddistinta per i livelli contenuti di stress idrico e termico: un’annata che certamente regalerà col tempo vini memorabili.

Una realtà in crescita

«Lo slancio identitario che anima i produttori è vivo», ha sottolineato il presidente del Consorzio, Enrico Cerulli Irelli nella sala ipogea di Teramo, teatro del tasting in anteprima, «e rappresenta un tentativo di raccontare una regione tanto piccola quanto sfaccettata. Una regione che parla al plurale, divisa in zone con caratteristiche peculiari che danno vini altrettanto singolari, troppo spesso in passato identificati per il nome del produttore anziché che per quello del territorio dove viene prodotto. In questi primi 20 anni di vita del Consorzio non siamo riusciti a “fare il botto” sul mercato». I numeri della produzione restano bassi; ma con 172 ettari vitati e 600 mila bottiglie prodotte nell’ultimo anno il balzo è stato del +50% sui due precedenti.
«Ma c’è un altro grande risultato: siamo stati capaci di dare importanza ad un’area e un valore ai suoi prodotti. Colline Teramane non è un nome prestato al mondo del vino; è nato con la sottozona ed è oggi una realtà geografica e territoriale prima ancora che vinicola», prosegue il presidente.

Areale d’elezione per il Montepulciano

Le Colline Teramane sono pettine di valli parallele, rigate da quattro fiumi (Vomano, Tordino, Salinello, Vibrata), intarsiate da calanchi e punteggiate di uliveti, boschi, borghi e abbazie; solchi che dal mare arrivano al Gran Sasso, con creste che non superano mai i 300 metri e dove il Montepulciano è il principe indiscusso. Un varietale coi muscoli e tanto di tutto: esuberanza produttiva, tannino, polifenoli, acidità, materia. I cui vigneti, come la cucina teramana, povera e saporita (spaghetti con pallottine, tajuline e fasciul, mazzarelle, trippa, i timballi e pecora in tutte le salse), fanno parte di una storia di transumanza e di gregge accompagnati avanti e indietro dai lidi alle vette.
Un’uva, il Montepulciano, a cui le brezze di mare e monti, la natura argillo-limosa dei terreni – costituiti da depositi plio-pleistocenici – e le notevoli escursioni termiche assicurano materia e concentrazione aromatica traducendosi in grande qualità e tipicità nel calice, dove vibra una peculiare energia.

Un vitigno, tante anime

Specificità territoriali che hanno indotto i produttori a sondare tutte le possibilità offerte dal varietale, fermentando da un lato anime tanto diverse da essere quasi spiazzanti; dall’altro li hanno guidati verso una viticoltura esigente, vinificazioni non sofisticate e una profonda ricerca.
Con la medaglia dell’uso di pratiche agricole improntate alla sostenibilità; oltre il 70 per cento delle aziende, infatti, opera in regimi di qualità certificata come il biologico, la lotta integrata, la biodinamica.
«Si tratta allora di insistere. Bisogna fare in modo che i viticoltori credano sempre di più nel Colline Teramane; devono aumentare i volumi di produzione del proprio vino di punta perché emerga sempre di più con forza, trovando il suo posizionamento nella grande ristorazione italiana e sul mercato internazionale» », ha rilanciato Cerulli Irelli.

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© Riproduzione riservata - 28/03/2023

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