I luoghi del Lambrusco: Mantovano
Concludiamo il nostro viaggio nei luoghi d’elezione del Lambrusco varcando i confini regionali dell’Emilia Romagna. Visitiamo il Mantovano: geograficamente lombardo, ma enologicamente più simile al Reggiano. Qui il vitigno si tinge del colore scuro del Lambrusco viadanese.
Questa settimana terminiamo il nostro viaggio sul tema Lambrusco visitando infine il Mantovano: terza tappa dopo il Modenese e il Reggiano. Per molti, il Lambrusco è un “vinello” semplice, se non addirittura “inferiore”, perché frizzante. Ma ormai esso è entrato nel nostro immaginario collettivo, al pari del Parmigiano Reggiano o della Ferrari.
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Mantovano: il Reggiano entra in Lombardia
Dal punto di vista della geografia politica, appartiene alla Lombardia, ma dal punto di vista dell’enologia territoriale l’area sud del Mantovano sarebbe in realtà da ricondurre alla parte nord del Reggiano. Con essa condivide “la bassa” e la produzione del Lambrusco, che qui si tinge del colore scuro del Lambrusco viadanese.
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Qui regna il Lambrusco viadanese
Localmente è chiamato anche Grappello Ruberti, dal nome dell’agronomo quistellese Ugo Ruberti che nel 1860 ne promosse la diffusione. Ma recenti ricerche hanno messo in dubbio la sinonimia tra i due vitigni, ritenendo il Ruberti una varietà differente rispetto al Viadanese. È l’uva principale del Lambrusco Mantovano, la cui Doc include anche il Maestri, il Marani e il Salamino.
Una Doc, due sottozone
Il Lambrusco viadanese è diffuso in ambedue le sottozone della denominazione: il Viadenese-Sabbionetano, che si estende sulla sinistra del Po, e l’Oltrepo Mantovano sull’altro versante del fiume. È un’ipnotica pianura che si distende infinita tra seminativi, vigne e frutteti, interrotta solo dagli argini e dalle golene del Po. Una terra fertile che non ha saputo affrancarsi da una produzione anodina perennemente in crisi d’identità.
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Lo spirito rurale di Corte Pagliare Verdieri
Fortunatamente non mancano delle eccezioni. Nella campagna di Commessaggio, a nord di Viadana e Sabbioneta, Mimma Vignoli di Corte Pagliare Verdieri produce con una rifermentazione naturale in bottiglia un Lambrusco Mantovano Viadenese-Sabbionetano di spirito rurale che ammalia per le note balsamiche e di erbe medicinali.
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Il Lambrusco di confine di Villa Picta
All’altro capo del territorio, una cinquantina di chilometri più a est, a Villimpenta, tra il corso del Mincio e del Tione, al confine tra Lombardia e Veneto, lavora il giovane Paolo Pasini di Villa Picta. Pasini si è da qualche anno cimentato con successo nella produzione di un fragrante e incisivo Lambrusco con rifermentazione in bottiglia da uve Ruberti allevate su terreni alluvionali: il Lambrusco Villa Picta.
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I Metodo Charmat di Fondo Bozzole
Più a sud, oltrepassando il Po, a Poggio Rusco, sul confine orientale del Lambrusco Mantovano, l’azienda Fondo Bozzole dei fratelli Franco e Mario Accorsi propone due cremose e voluttuose versioni elaborate con metodo Charmat. La prima è il Lambrusco Mantovano Incantabiss, versione in purezza di Ruberti e omaggio al celebre editore Arnoldo Mondadori, nativo di Poggio Rusco e soprannominato “incantatore di serpenti” per la sua favella. La seconda è il Giano, da uve Salamino.
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© Riproduzione riservata - 26/06/2020