Horeca: i produttori di Piemonte e Lombardia ci credono ancora
Pronte a ripartire dopo il lockdown, le Cantine studiano ora strategie di rilancio per il canale Horeca. Dal Nord al Sud Italia, siamo andati a chiedere direttamente ai produttori il loro orientamento, a cominciare da Piemonte e Lombardia.
Dopo tre mesi di chiusura forzata, a causa del coronavirus, il mondo del vino sta ora cercando di uscire da una situazione che ha messo in forte crisi le aziende vinicole della Penisola. Tre mesi durante i quali solo le aziende presenti con i propri vini nella grande distribuzione o attraverso i canali social e le vendite online hanno potuto, seppure in minima parte, sopperire alle forti perdite di fatturato.
La cautela della “fase 2”
Grazie finalmente alla “fase 2” della pandemia, parte dei ristoranti e delle enoteche stanno ora riaprendo, seppure con molte difficoltà dovute alle limitazioni imposte da una situazione che richiede ancora molta cautela. Ci è sembrato perciò opportuno chiedere alle Cantine di varie regioni italiane quali strategie stanno mettendo in atto per rilanciare le vendite sul canale Horeca. Per questo primo articolo, siamo partiti dal Nord e abbiamo interpellato importanti marchi di Piemonte e Lombardia.
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Michele Chiarlo riparte dai sommelier
«In questa prima fase», dice Michele Chiarlo, «abbiamo voluto dedicarci ai sommelier; prima i piemontesi, poi quelli di altre parti d’Italia e infine anche alcuni stranieri. Con loro abbiamo organizzato collegamenti via internet per degustare alcuni nostri cru di Barolo (Cerequio e Cannubi 2016, oltre al Barolo Classico) e Barbaresco (Asili e Faset 2017). A guidare la degustazione a distanza mio figlio Stefano con l’aiuto di un coordinatore che si è occupato anche dei collegamenti con i sommelier stranieri. Una bella esperienza sia per noi che per loro, che hanno potuto assaggiare i vini a casa da noi inviati».
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Pio Cesare invita in cantina
«Se in questi mesi abbiamo utilizzato i canali social per essere vicini a ristoranti e wine bar», racconta Federica Boffa della Pio Cesare, «adesso vogliamo dedicarci maggiormente alle enoteche e ai clienti finali. Infatti, oltre a invitare in cantina i gestori di ristoranti ed enoteche, l’idea è estendere l’invito anche ai loro clienti in maniera da mostrare che cosa c’è dietro le nostre etichette. Siamo infatti convinti che nei prossimi mesi ci sarà un consumo di vino più elevato in casa rispetto al passato». «L’importante comunque è ripartire», aggiunge il padre Pio Boffa, «ed è per questo che i primi clienti dei ristoranti saremo noi produttori».
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Vite Colte e le offerte di acquisto
Vite Colte è il progetto d’eccellenza della cooperativa Terre da Vino, con sede a Barolo, che coinvolge 180 soci per 300 ettari di vigna. Qui la strategia a breve è cercare di sostenere la rete vendita e i clienti attraverso interessanti opportunità di acquisto e offrir loro una maggiore marginalità di guadagno, oltre a pagamenti più dilazionati. «È probabile che in seguito ci saranno modifiche comportamentali nei consumatori che ci costringeranno a cambiare strategie», spiega il presidente Piero Quadrumolo, «ma è ancora presto per decidere nuove misure».
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La prova di fiducia di Angelo Gaja
Anche per Angelo Gaja è ancora presto per prendere decisioni strategiche, tuttavia come già aveva riferito tempo fa al Corsera, ha tenuto a ribadire che la situazione creatasi con la pandemia non comporta alcuna riduzione di personale nella sua azienda, ma anzi è convinto semmai ad assumerne altro. Una bella prova di fiducia per i tempi a venire!
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Terra Moretti e il piacere della convivialità
Improntati alla fiducia sono anche i progetti che intende veicolare mediante i canali social del gruppo Terra Moretti. «Abbiamo deciso di utilizzare le piattaforme che ci hanno tenuto compagnia in questi mesi di lockdown (Zoom, Microsoft Teams, ecc,)», spiega Francesca Moretti, «così da non dimenticarci ciò che è stato, farne tesoro e rilanciare la bellezza della convivialità, della buona tavola e del buon bere in compagnia, che sono l’anima della socialità italiana. Partiremo perciò dai nostri primi ambasciatori: i cuochi, le botteghe, le enoteche, i bartender e i sommelier».
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Le misure di sostegno di Guido Berlucchi
«Alla Guido Berlucchi», spiegano Arturo, Cristina e Paolo Ziliani, «siamo profondamente convinti che è proprio nei momenti di crisi come questo che è fondamentale fare qualcosa di tangibile per sostenere un settore che ha sempre creduto nel nostro marchio. Per questo motivo sono state adottate misure finanziarie straordinarie di sostegno a clienti e rete vendita, per agevolare la ripresa e far sentire la nostra vicinanza».
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© Riproduzione riservata - 17/06/2020