Gli altri spumanti: nelle Marche non solo Verdicchio
Visitiamo le Marche alla ricerca delle zone vocate alla produzione di spumanti di qualità. Nella quinta puntata di questa serie scopriamo le bollicine più interessanti da uve Verdicchio e Montepulciano, da Chardonnay e Pinot nero, più alcune curiosità, come quelle da Ribona e Vernaccia nera.
Riprendiamo il nostro viaggio alla ricerca degli “altri spumanti” d’Italia, cioè delle bollicine di qualità al di fuori delle più note denominazioni (Franciacorta, Trentodoc, Conegliano Valdobbiadene, ecc.). Per la quinta puntata esploriamo le Marche, dove si spumantizza il Verdicchio, così come altre varietà autoctone, ma anche gli internazionali Chardonnay e Pinot nero.
Colonnara, specialista del Verdicchio spumante
La Cantina sociale Colonnara, dal 1969, è specialista nel Verdicchio dei Castelli di Jesi e nel Metodo Classico. Tra gli spumanti si distingue Ubaldo Rosi, dedicato a chi già a metà Ottocento intuì le potenzialità di spumantizzazione del Verdicchio. Nel calice si presenta scalpitante e di straordinaria sapidità in bocca, nonostante i suoi 60 mesi di sosta sui lieviti. Ottimo anche Luigi Ghisleri (altro paladino della spumantizzazione del Verdicchio), cuvée che affina dai 24 ai 30 mesi sui lieviti, che alla salinità aggiunge complessità e buona capacità di evoluzione nel tempo. Finalmente danno anche i primi frutti gli investimenti della Cantina nel Pesarese con la linea Pisaurum. Interessante il nuovo Pinot nero Brut Metodo Classico.
Il pioniere Garofoli
Altro interprete degli spumanti a base di uve Verdicchio è Gioacchino Garofoli, che vanta un secolo di storia alle spalle. La prima bollicina della Cantina è datata 1954, ed è anche la prima marchigiana a base Verdicchio. Il Brut Riserva Metodo Classico è il fiore all’occhiello e riposa 48 mesi sui lieviti. Di morbida struttura, è ricco di sapidità e grande personalità.
Le due anime del Verdicchio di Pievalta
Nel 2002 Barone Pizzini valica i confini della Franciacorta e scende fino alla zona dei Castelli di Jesi. Qui inizia la sua avventura marchigiana con Pievalta, azienda biodinamica certificata Demeter. La mission è quella di far risaltare al massimo le potenzialità del Verdicchio, anche nella versione spumante. Il Perlugo Dosaggio Zero è un Metodo Classico di grande personalità che nasce da un blend di due anime del Verdicchio. Quella di Maiolati Spontini, sulla riva sinistra dell’Esino, con suoli calcarei argillosi che danno vita a vini delicati ed eleganti. E quella di San Paolo di Jesi, contrada Follonica, sulla riva destra, con suoli argillo-calcarei e sabbiosi per vini più austeri, sapidi e di grande energia.
Broccanera, un piccolo gioiello in collina
Sulle colline ai piedi di Arcevia (Ancona), si trova il piccolo gioiello di Broccanera, a 350 metri d’altezza. Il contesto pedemontano dona ai Metodo Classico che qui nascono verticalità e sapidità. A spumantizzare c’è il consulente Sergio Paolucci, specialista del Verdicchio e già consulente, tra le altre, di Pievalta. L’Extra Brut (che di fatto è un Dosaggio Zero) affina 45 mesi sui lieviti e ha un nerbo acido austero, che garantisce freschezza, bevibilità e un’evoluzione che sfida il tempo.
Umani Ronchi al Verdicchio aggiunge Chardonnay
Umani Ronchi (foto in apertura), l’azienda che con il suo Casal di Serra ha fatto la storia dei Castelli di Jesi, si cimenta anche con il Metodo Classico, dove al Verdicchio aggiunge lo Chardonnay. Il suo La Hoz, omaggio all’omonimo generale dei tempi della Repubblica Cisalpina, è un Millesimatodi grande complessità e persistenza. Il Verdicchio occupa l’80% della cuvée e lo Chardonnay si ferma al 20%. La sosta sur lies è di 50 mesi, a cui ne seguono altri 6-8 di riposo in cantina dopo la sboccatura. Il residuo zuccherino, di 1,7 g/l, ne fa uno spumante deciso, elegante, da tutto pasto.
Poderi Mattioli, la vocazione di Serra de’ Conti
Simile a quello di Umani Ronchi è il buon Metodo Classico di Poderi Mattioli, che si trova a Serra de’ Conti, una delle zone a più alta vocazione per il Verdicchio. Nel loro Dosaggio Zero Millesimato con l’uva autoctona c’è il concorso dello Chardonnay. Lo spumante affina sui lieviti per 48 mesi e conquista per la pienezza perfettamente bilanciata dalla freschezza che ne sorregge il gusto.
Chardonnay e Pinot nero per Velenosi
Velenosi produce Metodo Classico da Chardonnay e Pinot nero, cremosi e non molto “tirati”. Le uve del Grand Cuvée Metodo Classico provengono da vigneti nel comune di Ascoli Piceno. Lo spumante sosta sui lieviti per almeno 60 mesi. Al palato è morbido e dalla spiccata vena sapida. Le note fresche e fruttate, dal gusto ricco e suadente, sono accompagnate dal perlage fine e persistente.
La curiosità dell’ancestrale di Col di Corte
L’azienda Col di Corte, a Montecarotto (Ancona), produce un interessante metodo ancestrale rosato, chiamato appunto Lancestrale, da uve Montepulciano allevate in regime biodinamico: gustoso e fruttato. Il mosto, ancora dolce, viene imbottigliato a novembre e finisce di fermentare in vetro diventando frizzante e rimanendo col suo fondo di lieviti naturali. Nessuna chiarifica, nessuna filtrazione, nessun dosaggio. Da bere giovane.
Bollicine da autoctoni minori
Fontezoppa, a Civitanova Marche (Macerata), dà vita a due Metodo Classico che riposano entrambi 30 mesi sui lieviti: uno da Ribona e l’altro da Vernaccia nera (Metodo Classico Rosé), sottile e sapido. Infino un ottimo Charmat da uva Bianchello che pare un Metodo Classico per la sua complessità e consistenza: l’Irrequieto della Cantina Cignano di Isola di Fano (Pesaro-Urbino), nel nord della regione.
Tag: Broccanera, Cantina Cignano, Col di Corte, Colonnara, Fontezoppa, Garofoli, gli altri spumanti, Marche, Pievalta, Poderi Mattioli, Umani Ronchi, VelenosiGli altri spumanti d’Italia: leggi le puntate precedenti+
© Riproduzione riservata - 28/09/2020