Gli altri spumanti. Da uve autoctone in Campania
In Campania si preferisce spumantizzare i vitigni autoctoni. Le interpretazioni più interessanti da uve Aglianico, Fiano, Greco e Falanghina. Alla scoperta di vere chicche da Asprinio d’Aversa, Caprettone, Biancazita e Biancatenera.
Se Franciacorta, Trentodoc e Conegliano Valdobbiadene sono le bollicine italiane più conosciute nel mondo, si possono trovare anche nel resto della Penisola più che valide espressioni di qualità. La Campania, che scopriremo in questa sesta puntata, offre la possibilità di andare al di là delle classiche varietà internazionali per la spumantizzazione, come Chardonnay e Pinot nero, per degustare ottime bollicine a base degli autoctoni del territorio. Aglianico, Fiano, Greco e Falanghina fanno da padroni, ma vale la pena guardare anche ai meno noti Asprinio d’Aversa, Caprettone Biancazita e Biancatenera.
Tre interpretazioni del Fiano
Il Fiano è un vitigno autoctono campano che ben si presta alla spumantizzazione. Tra le interpretazioni che segnaliamo c’è quella del Cilento di Casa di Baal, azienda biologica e biodinamica di Macchia di Montecorvino Rovella (Salerno). Oro di Baal è un Metodo Classico Dosaggio Zero di grande carattere, che punta su mineralità e freschezza. Altra interessante espressione del Fiano cilentano, questa volta Metodo Ancestrale, è La Matta degli architetti Betty Iurio e Pasquale Amitrano, vignaioli per passione di Casebianche a Torchiara (Salerno). Al naso profumi di limone ed erbe aromatiche, vibrante e fresco al palato. Il Brut Contadino di Ciro Picariello, considerato l’artigiano del Fiano di Avellino, è un Metodo Classico; ricco di aromi balsamici e di macchia mediterranea, ha un sorso esuberante ed energico.
Bollicine di Aglianico, il re dei campani
Non è da meno l’Aglianico. Dal Sannio consigliamo il Metodo Classico Principe Lotario di Fontanavecchia a Torrecuso (Benevento), alle falde del Monte Taburno. Vinificato in rosa, nel calice è di un bel colore buccia di cipolla, ha profumi di rosa canina e frutti rossi, e un gusto pieno e polposo. Dall’Irpinia arriva l’Aglianico Dubl di Feudi di San Gregorio, nato da un progetto che punta alla valorizzazione dei vitigni autoctoni. È un Metodo Classico Brut Rosé dai profumi di fragoline di bosco e melograno, con delicate note speziate; al palato lungo ed elegante.
La Falanghina ama lo Charmat, il Greco di Tufo il Metodo Classico
La Falanghina preferisce il Metodo Charmat per la spumantizzazione. Le napoletane Cantine Astroni danno vita ad Astro, spumante brut di Falanghina dei Campi Flegrei dai richiami minerali e i profumi di pesca bianca ed erbe aromatiche, con un sorso succoso e dissetante. Mentre il Greco torna al Metodo Classico con il vivace e minerale Anni Venti, Greco di Tufo, spumante delle storiche Cantine Di Marzo, attive a Tufo (Avellino) da 370 anni.
La prova degli autoctoni minori
Di storica tradizione spumantistica l’Asprinio di Aversa. Noi consigliamo il Brut Terramasca di Drengot. Qui Alberto Verde, titolare dell’azienda, preserva il millenario sistema di coltivazione ad alberata tipico dell’agro Aversano, contribuendo a far conoscere un vino frutto di una sapienza antica.
Ai piedi del Vesuvio la piccola azienda Casa Setaro tutela antichi vitigni a piede franco come il Caprettone. Il Pietrafumante Brut Metodo Classico nasce da uve Caprettone in purezza provenienti dalle vigne a 350 metri slm dell’Alto Torrione, dai suoli ricchi di sabbia e lapilli. Al naso ricordi floreali, salmastri, agrumati, con note sulfuree; in bocca si distingue per freschezza e piacevolezza. Dagli autoctoni quasi dimenticati Biancazita e Biancatenera nasce Alta Costa di Tenuta San Francesco. Lo scopo dei proprietari, le famiglie Bove, D’Avino e Giordano, è proprio quello di valorizzare gli antichi vini di Tramonti (Salerno), impervia sottozona della Costa d’Amalfi. Lo spumante brut Metodo Classico sa di agrumi, fiori di campo e pietra bagnata e nel calice rilascia una lunga scia salina.
In apertura: i vigneti vista mare di Casa Setaro
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© Riproduzione riservata - 12/10/2020