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Giovani produttori: la Franciacorta firmata Joska Biondelli

29 Febbraio 2016 Jessica Bordoni
Da cacciatore di teste nella city di Londra a produttore vinicolo in Franciacorta. È questa la storia - più unica che rara - del giovane Joska Biondelli, oggi a capo delle Cantine Biondelli di Bornato di Cazzago San Martino, tra le dolci colline bresciane.

Il pallino per la diplomazia e i master a Londra

Joska Biondelli nasce il 2 febbraio 1981 a Brescia, dove frequenta il liceo classico cittadino. Dopo la maturità è a Milano per seguire i corsi alla Bocconi. Studente modello, non perde tempo e in soli quattro anni si laurea in Economia delle Istituzioni internazionali. «Mio nonno Giuseppe era un ambasciatore e io ho sempre avuto il pallino per la diplomazia», spiega Joska. «Così dopo l’università sono andato a Londra per frequentare un master annuale della SIOI - Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale - una scuola collegata con il Ministro degli Affari esteri». Tornato in Italia, Joska si iscrive al concorso pubblico per diventare diplomatico, ma purtroppo non riesce a superarlo. «Decisi di ritornare a Londra per un secondo master, questa volta alla London School of Economics, e terminati i corsi, rientrai in Italia per ritentare il concorso pubblico. Con mio grande dispiacere fui nuovamente bocciato. Avevo 26 anni e non c’era più tempo di aspettare: dovevo cominciare a lavorare».

Il lavoro da head hunter per la Rice & Dore Associates

Col morale ancora a terra, Joska chiacchera per caso con un’amica russa head hunter di professione, che lo invita a mandare un curriculum per l’azienda in cui è assunta. «Dopo due settimane, lavoravo già alla Rice & Dore Associates, una società londinese impegnata nel reclutamento di professionisti nel campo degli investimenti bancari. Sono rimasto lì per qualche anno: è stata un’esperienza durissima ma molto formativa. Ci occupavamo di clienti prestigiosi da tutto il mondo, soprattutto nell’ambito della gestione dei fondi finanziari».

Gli anni a Foodhouse e il sito di e-commerce Little Italie

Ad un certo punto, però, Joska sente la necessità di nuove sfide e decide di licenziarsi. «Sono tornato in Italia e ho cominciato a lavorare per Foodhouse, un importatore di prodotti alimentari italiani di media e alta qualità, con base a Roma. La realtà era piuttosto interessante e il capo mi aveva preso in simpatia: credeva molto nelle mie potenzialità. Gli proposi di mettere in piedi un sito di vendita on line, per gestire il surplus delle ordinazioni. Così nacque il sito “Little Italie”, che in poco tempo riscosse molto successo.

I lavori della Cantina e l’avvio della produzione

Pur lontano da casa, Joska continua a mantenere saldo il legame con la Franciacorta. «La mia famiglia è proprietaria di alcuni ettari a Bornago da tre generazioni. Il cascinale cinquecentesco e i terreni circostanti furono acquistati da mio nonno ambasciatore nell’immediato dopoguerra». Nei primi anni Duemila Joska, suo padre Carlottaviano e suo fratello Francesco si ritrovano a ragionare sul futuro della proprietà e Joska, grande appassionato di vino, convince la famiglia a fare il grande passo: da conferitori di uva a produttori Franciacorta Docg. «Poco dopo cominciano i lavori di costruzione della Cantina e nel 2003-2004 finalmente è pronta anche la sala di affinamento sotterranea, a 11 metri di profondità. Poi è la volta della ristrutturazione della villa, della conversione dei vigneti al biologico e dell’acquisto della migliore tecnologia di vinificazione». Per Joska è il momento di tornare, questa volta definitivamente, per seguire in prima persona il progetto delle Cantine Biondelli.

Dal Brut al Satèn, passando per il Millesimato. In attesa del Rosé

«Le cose sono andate più velocemente di quanto mi aspettassi: nel 2009 c’è stata la vendemmia pilota e nel 2011 abbiamo presentato il primo Franciacorta Biondelli Brut». Per il marchio di famiglia Joska vuole solo il meglio e si circonda di professionisti di grande calibro: l’enologo Cesare Ferrari, il vigneron Diego Uberti e il responsabile commerciale Roberto Ravelli. L’obiettivo è chiaro: produrre delle bollicine di grande pulizia, piacevolezza e armonia nel calice. L’eleganza dell’immediatezza, insomma. «Dopo il Brut, che ci ha regalato fin da subito importanti consensi sia da parte del pubblico sia della critica, abbiamo prodotto il del Satén, a cui è seguito il Millesimanto Première Dame. C’è tanta attesa per il Rosé, che chiuderà il cerchio completando la gamma dei nostri spumanti. Inizialmente pensavamo che il 2016 potesse essere l’annata della prima edizione, ma dopo attente riflessioni abbiamo deciso di prenderci ancora un po’ di tempo. Vogliamo che sia impeccabile».

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