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Ferrari: lo spumante italiano

15 Marzo 2010 Roger Sesto
Sia per le caratteristiche dello Chardonnay di Maso Pianizza sia per l’uso esclusivo della prima frazione di mosto, l’impiego di ceppi di lieviti autoctoni, le condizioni perfette in cui dimorano le bottiglie dove avvengono rifermentazione e maturazione sur lies, il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore Trentodoc è lo spumante italiano più longevo. Gli appassionati potranno apprezzare fra non molto le sue doti evolutive: i fratelli Lunelli hanno in progetto a breve termine di commercializzare a rotazione, a partire dall’annata 1995, piccole quantità di vecchie edizioni. Ci pare istruttivo render conto di una verticale a cui abbiamo partecipato nella sede aziendale, grazie alla disponibilità di Marcello Lunelli. L’annata 2000 si presenta con un paglierino abbastanza intenso con bella corona sul bordo, introduce a un naso deciso e morbido di mele cotogne mature, nocciole, crostata di albicocche, pasticceria; in bocca è freschissimo, austero, ancora nervoso, dalla progressione agrumata e con un’uscita lunga, sapido-minerale. La 1997 è di un paglierino vivace, ha un bouquet austero, di tabacco conciato, fumé, con una nota balsamica e di nocciola tostata; al palato è cremoso, ricco, fresco, giovane ma già molto armonico; la lunga uscita, vibrante e minerale, chiude con ricordi di albicocca e tabacco e un tocco agrumato. Annata 1992: la veste brillante, meno intensa del solito, prelude a un profilo olfattivo di funghi secchi, tartufi, note selvatiche e di burro, scorza di cedro candita, sino a sensazioni iodate e quasi salmastre; al gusto è fresco, cremoso e deciso, armonico e pieno, fresco e con un tocco resinoso. Il colore della 1989 non cede ancora a più mature tonalità dorate. Al naso: note minerali, di idrocarburi in fieri, pietra focaia, cotognata, humus, funghi e tabacco conciato. In bocca è ricco, cremoso, ancora fresco, decisamente sassoso, con ricordi sfumati di zabaione e frutta secca. I riflessi della 1986, degorgiata nel 2004, principiano a farsi caldi, ma ancora vividi. Il naso è entusiasmante. Aghi di pino, leggera torba, balsamo, tabacco conciato e funghi secchi, fiori gialli macerati, idrocarburi, tartufo. Al palato ha polpa e rotondità, sa di confettura, in progressione esce il sigaro, sul finale il cioccolato bianco, nel dopo bocca un tocco d’amaretto. Piccolo neo (non dovuto all’età, ma alla liqueur) è un dosaggio un poco generoso, che sul finale imbriglia appena la freschezza minerale.

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