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Divino Tuscany, tutti soddisfatti

7 Giugno 2011 Andrea Gabbrielli
«Il gusto dei consumatori internazionali è molto cambiato in questi anni. Ora si ricerca la complessità e la raffinatezza, tutti aspetti che sono parte della natura del vino italiano». Parola di James Suckling, il giornalista promotore di Divino Tuscany, la manifestazione che ha richiamato a Firenze – una città che è un sogno per gli americani, secondo il giornalista – oltre 300 tra appassionati, collezionisti, importatori, ristoratori da 18 diversi Paesi del mondo. «Il futuro del vino italiano», ha poi aggiunto l’ex responsabile europeo di Wine Spectator, «passa per la conquista dei mercati emergenti, da quello asiatico a quello sudamericano». Soddisfazione da parte della cinquantina di aziende toscane che hanno partecipato. Ecco cosa ci hanno dichiarato Cristina Mariani-May (Castello Banfi): «Sono molto contenta sia dell’impostazione che dello svolgimento»; Elisabetta Gnudi Angelini (Tenuta di Caparzo): «Una bellissima occasione sia per noi che per i partecipanti di tutto il mondo. Tutto si è svolto benissimo»; Leonardo Raspini (Tenute dell’Ornellaia): «Una grande, qualificata operazione di incoming». Giovanni Manetti (Fontodi): «Location bellissime, servizio professionale, pubblico interessato e di alto livello». Lucia Ferretti (Val di Cava): «Un’idea straordinaria. Magari non ci sarà un ritorno immediato ma sono convinta che pagherà». L’evento che ha avuto come location di riferimento lo spettacolare Hotel Four Seasons e il suo chef Vito Mollica, ha spaziato dalla grande musica (il concerto del violinista Joshua Bell), alle degustazioni guidate delle migliori annate di vini, dalla cucina delle case nobiliari fiorentine (i palazzi Antinori, Corsini, Mazzei),  a Pinchiorri, sino alla grigliata alla Tenuta Il Palagio, la villa della coppia Sting e Trudie Styler. Da segnalare una curiosità. Rispondendo a una domanda, Suckling ha dichiarato che la prossima regione vinicola italiana da scoprire sarà la Sardegna. Una vera e propria novità, affatto scontata, per il noto critico enologico americano.

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