In Italia In Italia Emanuele Pellucci

Italia, Francia e Cile: le differenze tra vini rosati alla cieca

Italia, Francia e Cile: le differenze tra vini rosati alla cieca

Sebbene da alcuni sia considerata una tipologia “minore”, il comparto dei vini rosati vanta una bella varietà di stili e territori produttivi, significativi ma non sempre così noti. Abbiamo colto l’occasione per confrontarli in una mini-sfida internazionale tra vini rosé d’Italia, Francia e Cile. A valutare i campioni in rosa (otto in tutto, degustati rigorosamente in forma anonima) una ristretta giuria di esperti radunata a Calenzano, alle porte di Firenze, dal noto ristorante Carmagnini del ‘500. Senza pretese di esaustività, ecco una panoramica delle differenze tra vini rosati emerse nel corso del tasting (utile per chi ama destreggiarsi nelle degustazioni alla cieca).

Italia, Francia e Cile in rosa

Gli otto campioni in degustazione provenivano da diverse zone produttive. Per l’Italia, l’Archè Igt Toscana (azienda SecondoCerchio), il Five Roses Igp Salento (Leone de Castris), il Rose delle Siepi (Perla del Garda) e l’Amuri di Fimmina e Amuri di Matri Etna Doc (Al-Cantàra); per la Francia Miraflors e La Grande Cuvée, entrambi Côtes du Roussillon AOC (Domaine Lafage) e Provence Tradition Rosé Côtes de Provence (Domaine Houchart); infine, per il Cile il Cherub Syrah Rosé Colchagua Valley (Montes). Quasi tutti della vendemmia 2015, ad eccezione del rosato siciliano (2014) e del cileno (2011).

Il primo indizio è il vitigno

La degustazione non voleva essere comunque una reale graduatoria di merito, bensì una verifica di come si sarebbe comportato l’unico rosato toscano in mezzo a una serie rappresentativa di etichette italiane ed estere. Una panoramica interessante anche per molti motivi, a cominciare dall’ampia gamma dei vitigni impiegati: dai “nostri” Sangiovese, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Rebo, Malvasia nera e Negroamaro agli “internazionali” Cabernet Sauvignon, Grenache (Gris e Noir), Syrah, Pinot noir, Mourvedre e Cinsault. Gli unici vini monovarietali erano il rosato del Garda (Rebo) e il cileno (Syrah).

Le differenze tra vini rosati: stile, colore, provenienza

Di conseguenza si sono potute rimarcare, a partire già dal livello di sfumature di colore, le differenze stilistiche tra un prodotto e l’altro: oltremodo tenue il rosa dei francesi del Roussillon, troppo marcato invece quello del cileno, tanto che si stentava ad indicarlo come vino rosato, semmai come cerasuolo. Quest’ultimo, a marchio Montes (uno dei nomi più prestigiosi della vitivinicoltura andina), con i suoi cinque anni di maturazione alle spalle, è risultato troppo carico, non solo di colore ma anche in bocca, senza perciò esprimere la gradevolezza tipica dei rosati. Cosa invece che hanno manifestato appieno alcuni altri, in particolare il toscano Archè (votato come il migliore della serie), il provenzale Domaine Houchart e il Five Roses. Differenze dovute anche ai diversi territori di provenienza, di posizioni geografiche, di altitudini, di microclimi e di sistemi di lavorazione, oltre al fondamentale ruolo dei diversi vitigni impiegati.

Un’occasione singolare

Insieme alla valutazione qualitativa scaturita dalla degustazione, è da sottolineare l’occasione piuttosto singolare che ha portato gli otto rosati a confrontarsi all’interno di un ristorante. Raramente accade, infatti, che un ristoratore deleghi a una ristretta giuria di assaggiatori esperti, attraverso una degustazione bendata o cieca che dir si voglia, la scelta di individuare i vini da abbinare ai piatti predisposti per una cena aperta al pubblico, da servire al termine della degustazione stessa.

L’idea di Saverio Carmagnini

L’idea geniale è stata di Saverio Carmagnini, per lunghi anni presidente di Ais Toscana e titolare del ristorante Carmagnini del ‘500 a Calenzano (Firenze), che ha coinvolto nell’iniziativa anche l’enologo Paolo Marchi e l’Associazione Cuochi FiorentiniAl termine della mini-disfida, Carmagnini ha scelto i tre vini valutati con il maggior punteggio da abbinare alla cena. Per la cronaca: Five Roses ad accompagnare lo sformato di verdura e fonduta di pecorino, Provence Tradition Rosé alla carabaccia alla luna piena e Archè alla faraona farcita.

Dai rosati alla maglia rosa

Tra i pionieri del servizio del vino a bicchiere e del carrello degli oli extravergine, Carmagnini è un cultore della cucina toscana rivisitata ed è anche l’organizzatore del Premio Giglio d’Oro, destinato al miglior ciclista italiano dell’anno. Il locale è un vero museo, con biciclette dei grandi campioni, maglie autografate e foto. Da qui sono passati tutti i campioni del pedale di varie epoche, tra cui i “mondiali” Gimondi, Moser, Bugno, Fondriest, Cipollini e Bettini.

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© Riproduzione riservata - 24/01/2017

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