In Italia In Italia Anna Rainoldi

Danni del gelo in vigna: Assoenologi tira le somme

Danni del gelo in vigna: Assoenologi tira le somme

I danni del gelo in vigna sono sembrati fin da subito ingenti, quando tra il 18 e il 21 aprile un’ondata di freddo proveniente dal Nord Europa si è abbattuta sull’Italia. Abbiamo seguito con apprensione gli sforzi dei vignaioli per combattere il gelo. E gli amari resoconti di chi è intervenuto troppo tardi, trovando i germogli danneggiati dal ghiaccio.

Mentre i Vignaioli Indipendenti sollecitano le Agenzie Regionali e gli organi preposti perché facciano controlli sul territorio, Assoenologi presenta le prime stime ufficiali dei danni del gelo in vigna. Dati che confermano, purtroppo, la gravità delle conseguenze di questo fenomeno meteorologico «eccezionale per la dimensione europea dell’evento e la gravità del danno», ha commentato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi.

Una sfortunata coincidenza

«Le gelate tardive sono una costante che ha accompagnato le vicende della viticoltura europea fin dalle sue origini», spiega Cotarella. «Ma molto raramente si associano gli effetti di un raffreddamento dovuto allo spostamento di grandi masse fredde dall’Artico, con quelli della perdita di calore dal suolo per irradiamento e, in molti casi, per la caduta di aria fredda lungo le pendici verso le zone più basse. La situazione è stata poi aggravata dall’avanzato sviluppo dei germogli per le favorevoli condizioni del mese di marzo». E alcune zone d’Italia hanno subito danni anche dalla grandine, come Neive, cuore del Barbaresco.

Perché Fivi chiede la conta dei danni

L’intervento auspicato da Fivi serve in primo luogo a ricalibrare le effettive produzioni di un’annata che si presenta davvero difficile. Ridimensionare le rese in base alle eventuali perdite in vigna serve a evitare che le perdite siano “compensate” con l’arrivo di vino da altre regioni (o nazioni). «Abbiamo molte testimonianze di nostri associati, ma non abbiamo ancora visto comunicazioni ufficiali sul fenomeno, salvo qualche esempio, come il Consorzio Franciacorta o le associazioni di categoria» spiega la presidente dei Vignaioli Indipendenti, Matilde Poggi. 

Cosa si può fare oggi

Le prime stime di Assoenologi fotografano danni ingenti, con vigneti colpiti a macchia di leopardo, soprattutto nei terreni a fondovalle e in pianura. Particolarmente sensibili i nuovi impianti e le varietà precoci. «Le conseguenze sul piano produttivo sono gravi, anche perché sono stati colpiti alcuni distretti viticoli i cui vini sono destinati soprattutto all’esportazione», prosegue Riccardo Cotarella. «Gli interventi agronomici per il recupero della produzione dell’annata in corso si prospettano aleatori e potranno essere valutati tra qualche settimana, dopo la risposta delle piante. È opportuno invece lavorare per il ripristino della struttura produttiva per la prossima annata».

Danni del gelo in vigna in tutte le regioni

Assoenologi ha analizzato la situazione regione per regione, grazie al contributo delle sezioni territoriali dell’associazione. Di seguito riportiamo i dati più rilevanti, da nord a sud Italia.

Piemonte

Nel complesso, il 5-8% degli ettari vitati della regione sono stati colpiti dalle gelate, con una perdita media del 3-5% della produzione. Nello specifico, è coinvolto il 10-15% degli ettari del Gavi, con una perdita media non superiore al 7-10% della produzione, ma molto diversificata (dal 5 al 100%). La zona di produzione del Barbera d’Asti (Nizza, Agliano, Mombaruzzo) attesta danni fra l’8 al 10% della produzione, in alcuni casi fino a metà collina. A Neive (Barbaresco), colpita anche da una grandinata il 16 aprile, hanno patito il gelo i vigneti del fondovalle (danni per 5-7% della produzione), ma i filari ben esposti di Nebbiolo non hanno subito danni. Gelate a macchia di leopardo anche nella zona del Barolo. (dati: enologo Alberto Lazzarino, Presidente Sezione Piemonte Assoenologi).

Lombardia e Liguria

La zona più danneggiata è probabilmente la Franciacorta, vista la precocità dei vitigni e la posizione: colpito il 40-50% dei germogli di tutti e tre i vitigni, soprattutto in zone pianeggianti. Molto difforme la situazione in Oltrepò, sia per posizione che per vitigno. Il danno complessivo sui germogli è del 20% circa, ma nelle vallate si raggiungono percentuali allarmanti (90-95%). La vicinanza del lago ha molto limitato i danni di Lugana e Garda, stimati in circa il 15-20% dei germogli (soprattutto bianchi e rossi precoci). I rossi del comune di Botticino sono stati colpiti per il 10-12% della produzione. Salve Valtellina e Valcalepio, con pochi danni limitati a fondovalle o esposizioni poco soleggiate. Pochi danni anche in Liguria, in prossimità di fondovalle: si stima il 10-15% di germogli persi (dati: enologo Alessandro Schiavi, Presidente Sezione Lombardia Liguria Assoenologi).

Trentino – Alto Adige

Il gelo è arrivato in Trentino nella notte tra il 19 e il 20 aprile. L’entità del danno alla produzione è difficile da stimare nel complesso, anche perché le piogge e la ripresa delle temperature possono aver favorito la ripresa vegetativa. I danni più importanti si registrano in circa 1.000 ettari vitati (10% del totale). Le zone più colpite sono il basso Trentino con Ala, la piana di Rovereto e parte della Valle dei Laghi. In parte minore, anche a nord di Trento e in Valle di Cembra (in particolare i vigneti a gouyot rispetto alla pergola trentina).

Anche in Alto Adige è stato coinvolto il 10% della superficie vitata, cioè circa 530 ettari, con danni stimabili intorno al 5-8%. I territori più colpiti sono l’alta Valle Isarco, l’Oltreadige e qualche zona vicino a Ora, nella Bassa Atesina. (dati: enologi Goffredo Pasolli, Presidente Sezione Trentino Assoenologi, e Stephan Filippi, Presidente Sezione Alto Adige Assoenologi).

Veneto

Nel Veneto Centro-Orientale il gelo ha colpito a macchia di leopardo, anche all’interno dello stesso appezzamento, sia in collina (a fondovalle) che in pianura. Quantificare gli eventuali danni è comunque prematuro. Il ciclo vegetativo è ancora molto lungo: sarà decisivo l’andamento delle temperature nelle prossime settimane.

Nella regione Occidentale, quel che a prima vista sembrava un danno enorme si sta ridimensionando. Commenta l’enologo Luigino Bertolazzi: “Sono convinto che oltre a salvare il capo a frutto per l’anno prossimo, si riuscirà a fare una vendemmia non di quantità, ma certamente di qualità, con leggero ritardo di maturazione”. Le zone colpite sono: parte della bassa Valpolicella, alcune zone della pianura est di Soave, Arcole e Vicentino; le aree settentrionali di Lonigo e Meledo, Brendola, Montebello. Sono intatte le zone più alte e le colline di tutte le province di Verona e Vicenza. (dati: enologi Celestino Poser, Presidente Sezione Veneto Centro Orientale Assoenologi, e Luigino Bertolazzi, Presidente Sezione Veneto Occidentale Assoenologi).

Friuli Venezia Giulia

Oltre 2.000 ettari vitati (10% del totale) sono stati colpiti dal gelo, con danni sparsi sull’intera superficie regionale. Le alte temperature nelle prime due decadi di aprile, hanno sviluppato anticipatamente l’apparato fogliare della pianta evidenziando i giovani germogli. I danni più ingenti si registrano nelle zone del fondovalle e nelle pianure, lungo i corsi d’acqua. Pinot grigio, Glera, Refosco e Verduzzo sono le varietà più colpite. (dati: enologo Rodolfo Rizzi, Presidente Sezione Friuli Venezia Giulia Assoenologi).

Emilia Romagna

In Emilia il problema ha coinvolto il 20-30% della superficie vitata. Molto colpiti i bianchi e, tra le varietà, l’Ancellotta. Il 90% dei danni hanno riguardato impianti a spalliera (più contenuti nei sistemi a Belussi e a doppia cortina). Anche nella pianura del bolognese i danni sono significativi, ma manca una stima attendibile.

Prima del gelo, in Romagna è arrivata la grandine, il 15 e 17 aprile, con danni soprattutto sulla collina faentina (Zattaglia, Casola Valsenio in particolare) e imolese (colpiti 700 ettari di coltivazioni, non solo a vite), fino a Castel San Pietro e Ozzano, verso la pianura bolognese. L’ondata di freddo ha poi portato le temperature leggermente sotto zero, colpendo almeno 4.000 ettari vitati dei 27.000 complessivi; i danni sono ancora da valutare. (dati: enologi Sandro Cavicchioli, Presidente Sezione Emilia Assoenologi, e Pierluigi Zama, Presidente Sezione Romagna Assoenologi).

Toscana

Anche la Toscana è stata colpita duramente dal gelo. Si evidenziano danni distribuiti in modo disomogeneo su tutta la regione, in particolare nei fondovalle, mentre si sono salvati i vigneti posizionati in zone più collinari. Precisa l’enologo Ivangiorgio Tarzariol: “In alcuni areali i germogli colpiti sono stati completamente ‘bruciati’ compromettendo in modo significativo la produzione 2017, anche se la speranza è nelle gemme di sottocchio”. Fenomeni contenuti si sono registrati anche nel litorale, tra Bolgheri e bassa Maremma. Ecco la stima delle perdite: in zona Chianti 25-30%; Chianti Classico 20%; San Gimignano 20%; Montalcino 10-15%; Montepulciano 20-25%. (dati: enologo Ivangiorgio Tarzariol, Presidente Sezione Toscana Assoenologi).

Marche

I danni nelle vigne sembrano piuttosto limitati nel Pesarese-Urbinate, Anconetano, Jesi e Conero. Più coinvolto il comune di Matelica, con danni che arrivano al 40%, e la zona di Ascoli e Fermo, dove il gelo ha colpito il fondovalle delle zone più interne (con perdite fino al 50% in alcune aree). Le basse temperature hanno influito sul germogliamento delle varietà tardive (Montepulciano, Trebbiano e Passerina), provocando un germogliamento disforme e un rallentamento vegetativo generalizzato. (dati: enologo Luigi Costantini,  Presidente Sezione Marche Assoenologi).

Lazio e Umbria

Nella provincia di Latina si stimano danni dal 10% al 40-50% nelle zone più colpite, specie nei fondovalle. Nell’area dei Castelli Romani si ipotizza una perdita del 10-15%, con possibile recupero grazie alle varietà autoctone, generalmente più tardive.

L’Umbria registra ingenti danni ai vigneti di fondovalle e pianura (anche oltre il 60%, soprattutto per le varietà a bacca bianca). Quasi salve le zone di media e collina: nella zona di Montefalco (notoriamente più fredda del perugino) alcuni vigneti di Sagrantino hanno subito perdite anche oltre il 30%, seppur a 300-350 m slm. Si segnala anche una forte disformità dei danni nello stesso vigneto o filare. (dati: enologo Riccardo Cotarella, Presidente Sezione Lazio Umbria Assoenologi).

Abruzzo e Molise

Il ritardo dell’andamento vegetativo della vite (circa 10-12 giorni) a causa dell’inverno rigido ha limitato le conseguenze del gelo in Abruzzo. I danni sono circoscritti nei fondovalle e coinvolgono solo le varietà precoci (Chardonnay, Pinot grigio, Pecorino, Passerina); pressoché salvi Trebbiano e Montepulciano. La provincia dell’Aquila e parte dell’entroterra Pescarese avevano già subito lo scorso anno, nello stesso periodo, danni da gelo molto importanti, ma stavolta il ritardo vegetativo ha limitato le conseguenze. (dati: enologo Nicola Dragani, Presidente Sezione Abruzzo Molise Assoenologi).

Campania

Pur partendo da un inverno più rigido e piovoso della media, la Campania ha visto impennate termiche anomale già a fine gennaio, Queste condizioni hanno favorito un germogliamento lievemente anticipato, che le pesanti gelate notturne di fine aprile hanno colpito in tutte le zone di produzione. Si può stimare mediamente un danno pari al 15-20%. L’eterogeneità delle prime fasi di sviluppo ha limitato le conseguenze, che si registrano, in particolare, nei vigneti più giovani. (dati: enologo Roberto Di Meo, Presidente Sezione Campania Assoenologi).

Puglia, Basilicata e Calabria

In Puglia l’ondata di gelo tra 20 e 23 aprile ha interrotto la crescita della vegetazione, in alcuni casi stroncandola, dopo il caldo intenso dei primi 15 giorni del mese. Di difficile analisi il fenomeno, per la forte eterogeneità delle condizioni territoriali. Colpite, in particolare, la zona della Valle d’Itria, con un danno sui vigneti stimabile al 40-50%; l’areale compreso tra Cerignola e Minervino Murge (10-20%) e il Nord della regione (5-10%). Danni molto limitati, invece, in Basilicata e Calabria.

Sicilia e Sardegna

Salvo piccoli focolai in poche zone particolari, la Sicilia non subisca conseguenze (si è nell’ordine dell’1% di danni). In Sardegna, invece, lo sbalzo di temperatura (22-23 gradi in meno) ha danneggiato gravemente i vigneti, distruggendo i giovani germogli fruttiferi in gran parte della Sardegna: dalla Gallura alle vigne di Cannonau dell’Ogliastra, Orgosolo, Dorgali, la Mammoiada (anche a i 650 m slm), la zona di Oristano, il Sulcis-Inglesiente, con danni compresi tra il 20-50% (che arrivano al 100% nelle zone più colpite). Si ipotizza che siano oltre 3.000 gli ettari interessati. (dati: enologi Giacomo Salvatore Manzo, Presidente Sezione Sicilia Assoenologi, e Andreino Addis, Presidente Sezione Sardegna Assoenologi).

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© Riproduzione riservata - 10/05/2017

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