Continua l’idillio tra l’Italia e Hong Kong: dal 7 al 9 novembre la sesta edizione della Wine Fair
Ieri, a Milano, abbiamo incontrato Mr. Benjamin Chau, direttore dell’HKTDC, l’Hong Kong Trade Development Council, durante il suo ultimo tour – uno dei tanti – in Italia. Mr. Chau è venuto a firmare un accordo con la Fiera di Vicenza, per potenziare la prossima edizione della fiera del gioiello che si terrà nella città asiatica, un patto simile a quello siglato nel 2012 con Veronafiere che da allora collabora ufficialmente con la fiera del vino di Hong Kong, procacciando espositori, insieme all’Ice e ad altri enti. Una moltitudine di agenti che non giova all’affermazione di un’immagine italiana “coordinata”.
Ma tant’è, il fine istituzionale dell’HKTDC è il business, la moltiplicazione degli scambi commerciali di Hong Kong con il resto del mondo, generando profitti per sé e per gli altri. Dunque funziona molto bene, e le politiche d’immagine dei singoli Paesi non sono certo affar suo. I risultati sono evidenti: nel 2012, come ha ricordato Benjiamin Chau, le esportazioni di Hong Kong verso l’Italia valevano 2,4 miliardi di euro. All’inverso, le spedizioni italiane verso la metropoli orientale hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 4,6 miliardi di euro (quasi il doppio!). Dunque, tutti contenti e attenzione alle sirene del neo protezionismo che suggeriscono di comprare solo italiano (vedi inchiesta sul numero de l’Epresso in edicola). E’ stata enorme infatti la spinta all’export verso Hong Kong dopo l’azzeramento delle tasse. Adesso metterci noi ad alzare muri (reali o solo mentali) non sarebbe una soluzione, ma un dramma.
Tornando al vino, il direttore dell’uffico italiano dell’HKTDC Gianluca Mirante ci informa che gli spazi della sesta Hong Kong International Wine & Spirits Fair si stanno esaurendo proprio in questi giorni. Il salone si svolgerà dal 7 al 9 novembre, due giorni per il trade e uno aperto al pubblico. L’anno scorso gli espostori erano 957, contro i 934 del 2011 e i 680 del 2010. Una bella progressione. Gli esteri erano 791 su 957, dei quali 186 italiani e 180 francesi. Quest’anno l’Italia – a meno di un copo di coda – sembra essere un po’ meno brillante, quindi forse passerà al secondo posto per numero di aziende. Resta comunque uno dei Paesi che possono beneficiare maggiormente delle relazioni con Hong Kong, ove ci sono ancora enormi margini di crescita, localmente e nei riflessi della Cina, che spesso utilizza Hong Kong come deposito di beni di lusso. Ci auguriamo che il vino italiano possa presentarsi quest’anno più unito, con un’immagine vincente di alta qualità.
Tag: Benjamin Chau, Hong Kong International Wine & Spirits Fair, Hong Kong Trade Development Council© Riproduzione riservata - 10/09/2013