Congresso Assoenologi: 120 anni, ma si guarda a innovazione e mercato

Congresso Assoenologi: 120 anni, ma si guarda a innovazione e mercato

Una forte spinta all’innovazione nel rispetto della tradizione e una sempre maggiore attenzione ai problemi del mercato sono stati i principali temi discussi durante il 66° Congresso dell’Assoenologi che quest’anno ha festeggiato a Orvieto i 120 anni di attività. L’Associazione enologi enotecnici italiani è la più antica (1891) organizzazione al mondo del comparto vitivinicolo – con 4.400 iscritti – che ha all’attivo il riconoscimento del titolo di enologo (legge 10 aprile 1991, n. 129) e un ruolo attivo e propositivo sull’intero arco delle problematiche del settore.

In occasione della cerimonia inaugurale l’Assoenologi ha consegnato il “Grappolo d’Oro”, il massimo riconoscimento della categoria, a Gianni Zonin, per il contributo “all’affermazione del vino italiano nel mondo”. «In un momento come questo», ha dichiarato Zonin durante la consegna del riconoscimento da parte del presidente Giancarlo Prevarin, «in cui la nostra azienda guarda ai suoi 190 anni di storia, Assoenologi ne compie 120 e il nostro Paese festeggia i 150 anni di Unità. La nostra filosofia produttiva che, da molti decenni, punta incessantemente a rafforzare il legame tra vino e territorio, intende migliorare la ricerca in vigna e in cantina e promuovere l’eccellenza qualitativa del vino made in Italy».

Tra i temi toccati, Luigi Bavaresco, direttore del Cra di Conegliano (Treviso), ha fatto il punto sui metodi di indagine per la caratterizzazione e l’identificazione dei vitigni, mentre Fulvio Mattivi, responsabile del Dipartimento qualità alimentare e nutrizione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento), ha affrontato il tema  della tracciabilità dell’origine e delle genuinità dei prodotti agroalimentari in generale e di quelli vitivinicoli in particolare. Fabio Mencarelli, direttore del Dipartimento di scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università della Tuscia, ha relazionato sul  “Controllo e gestione della qualità nel vigneto con detector ottici”. L’ingegner Tommaso Bucci, enologo e direttore tecnico di Castello Banfi di Montalcino (Siena), ha chiuso le relazioni tecniche con “L’applicazione di nuovi metodi per il monitoraggio a distanza della qualità del vino in cantina”. Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale dell’Università Sapienza di Roma, si è soffermato su “Il vino, la comunicazione, il marketing”.

Leonardo LoCascio, presidente della Winebow Inc. con sede nel New Jersey, Irina Fomina, amministratore delegato della Mbg Wines di Mosca, e Maurizio Conz, broker vitivinicolo per la Repubblica popolare cinese, sono intervenuti su “Come pensa, valuta e acquista il vino italiano il consumatore” ovviamente americano, russo e cinese.

«La crisi economica ha lasciato la scena internazionale», ha affermato il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli, «nei primi tre mesi del 2011, l’export ha portato risultati più che soddisfacenti in volume (+13,9%) e in valore (+14,5%)».

Grande interesse ha suscitato la degustazione di vini dell’Umbria, guidata da Riccardo Cotarella, presidente degli enologi di Lazio e Umbria, regione che ha ospitato il congresso. Introdotta da il “Vino bianco d’Italia” e il “Vino rosso d’Italia”, ossia le bottiglie celebrative che Assoenologi, su mandato di Veronafiere e con il patrocinio della Presidenza della Repubblica e del Consiglio dei ministri, ha creato per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Dal Grechetto all’Orvieto, dal Merlot  al Sagrantino sino al Torgiano Riserva, hanno attirato l’attenzione dei tecnici per le loro caratteristiche, spesso poco conosciute al di fuori della regione. Gran finale e cena in piazza con il presidente Giancarlo Prevarin e il direttore Giuseppe Martelli, che hanno dato l’arrivederci  all’anno prossimo.

Sul numero di settembre-ottobre pubblicheremo una cronaca dettagliata del Congresso.

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© Riproduzione riservata - 13/07/2011

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