In Italia In Italia Anita Franzon

Inseguire la roccia sui Colli Berici

Inseguire la roccia sui Colli Berici

Vicenza e provincia sono costellate dal maggior numero di Ville storiche del Veneto, sontuose e architettonicamente perfette, come le numerose tracce lasciate da Andrea Palladio. I Colli Berici, area vocata alla viticoltura che si estende per 60 chilometri a sud di Vicenza, possono vantare architetture di roccia naturali o formate dall’uomo altrettanto suggestive. Qui la pietra è il filo conduttore, l’elemento di comunione tra la terra e le persone che la lavorano.

Il compito del Consorzio Colli Berici

Giovanni Ponchia, direttore del Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza, ci ha accompagnato tra le cave e i vigneti addossati alle colline. Fra tante piccole aziende che hanno voglia di esportare il nome dei Colli Berici nel mondo. È una terra di rossi compressa tra alcuni giganti del vino italiano, come le aree del Prosecco e della Valpolicella. L’identità dei Colli Berici, che si innalzano a breve distanza anche da altri famosi colli (gli Euganei), si sta formando grazie ai tanti produttori che scelgono di tralasciare la produzione di Prosecco o Pinot Grigio, che qui è consentita, a favore dei vini che storicamente arricchiscono le tavole di queste alture.

Un’orogenesi diversa e un microclima unico

L’origine dei Colli Berici non ha nulla a che vedere con i fenomeni geologici che hanno coinvolto le aree vicine. Questi piccoli monti hanno un’orogenesi completamente diversa, frutto di un movimento di innalzamento del fondale marino. Il territorio collinare e pedecollinare è costituito in prevalenza da una successione di formazioni rocciose calcaree di natura sedimentaria che si sono evolute in  terreni con argille rosse, ricchi di scheletro. Pietre e fossili affiorano continuamente dal terreno, riflettendo la luce e favorendo l’irradiazione solare.

 

Vin Santo Dal Maso Colli Berici

L’appassimento per il Vin Santo da Dal Maso

 

Gli antichi suoli vulcanici

È inoltre presente una percentuale minore di rocce di origine vulcanica, che ha determinato la formazione di terreni basaltici ricchi di sali minerali. L’altitudine tra i 300 e i 400 metri allontana le nebbie, mentre le ridotte precipitazioni fanno sì che il clima sia asciutto e anche molto caldo, limitando la disponibilità d’acqua, che contiene lo sviluppo vegetativo delle viti, elemento base per garantire vini di qualità, carattere e personalità.

Colli Berici, casa degli internazionali

Queste colline sono particolarmente adatte alla produzione di vini da Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc, Carmenère e Syrah, che rappresentano la maggior parte del vigneto berico. I vitigni che oggi chiamiamo internazionali, ma che qui hanno trovato una casa molto accogliente, sono stati importati dalla Francia nel corso del XIX secolo. La fotografia attuale è la seguente: sui Berici il 68% del vino imbottigliato è da uva a bacca rossa con una netta prevalenza di Merlot (32%), seguito da Cabernet Sauvignon e solo in terza battuta dal Tai Rosso. (Fonte: Consorzio Tutela vini Colli Berici e Vicenza, dati sulla stagione 2016)

Il Merlot: tra storia e nuovi inizi

La Cantina Piovene Porto Godi si trova nella parte più a sud dei Colli Berici, zona vocata per il Merlot. Una piccola e inaspettata verticale dell’etichetta Fra i Broli (Merlot 100%) – annate 2015, 2011, 2003, 1998 accomunate dal filo conduttore del clima molto caldo – ha confermato la grande attitudine dell’area per questo vitigno. L’annata 1998, in particolare, ha dato prova di avere ancora grande stoffa e freschezza, una lunga persistenza e note fruttate di grande finezza. Anche l’enologo legato alla Valpolicella Celestino Gaspari ha misurato la sua esperienza con il territorio berico. Con la sua stretta collaborazione, la neonata azienda PuntoZero va alla ricerca di vini di grande struttura. Tra cui anche il Merlot Punto, caratterizzato da potenza e concentrazione.

 

 

PuntoZero Colli Berici

I vini di PuntoZero

 

Granache, Garnacha, Cannonau… o Tai Rosso

Antico abitante dei Colli Berici, più conosciuto come Granache dai francesi, Garnacha dagli spagnoli, o Cannonau dai sardi, nel nord est dell’Italia la questione del nome è più complessa: Tocai Rosso fino al 2007, oggi in etichetta si trova Tai Rosso. Arrivato sui Colli Berici nei primi anni dell’Ottocento, probabilmente dalla zona di Avignone, il Tai Rosso dà il meglio della sua espressione nella zona classica di Barbarano e comuni limitrofi, dove il vino ottenuto da questo vitigno può essere chiamato Barbarano Colli Berici.

Le diverse personalità del Tai Rosso

Ma il Tai si è integrato molto bene in tutta l’area, dimostrando di essere un interprete fedele del terroir da cui prende vita regalando vini dal colore del corallo, molto leggiadri, profumati, fragranti e gradevolmente speziati, nelle versioni più immediate e senza affinamenti in legno. Oppure vini più strutturati, pieni e complessi, quando gli interventi sia in vigna, sia in cantina, mirano alla produzione di una Riserva. In ogni caso, il suo profumo di ciliegia, lampone e spezie è ampio e riconoscibile. Rispettando questa doppia vocazione del Tai Rosso, aziende come Piovene Porto Godi, Pegoraro, Dal Maso e Cavazza propongono entrambe le versioni.

 

Enrico Pegoraro Colli Berici

Enrico Pegoraro in vigna

 

Il Colli Berici Rosso: una modifica al disciplinare

Sempre più produttori puntano sul Tai Rosso. L’estensione dei vigneti all’interno della Doc è di soli 80 ettari (il 10% della denominazione), ma recentemente è stata avanzata una richiesta di modifica del Disciplinare. Il Colli Berici Rosso Doc, ovvero il “taglio bordolese alla vicentina” prevede al momento solamente un minimo del 50% di Merlot, a cui è stato chiesto di inserire l’obbligo di un minimo del 20% di Tai Rosso. Se la domanda venisse approvata, sarebbe un primo passo verso un’attenzione al vitigno che più, fra tutti, è ormai considerato autoctono.

Carmenère vs Cabernet Franc

Sui Colli Berici si trova, inoltre, il vigneto di Carmenère più esteso d’Italia. Per lungo tempo confuso con il Cabernet Franc, nel 1991 studi genetici approfonditi svelarono l’arcano. Da qui è partita l’idea di Andrea Mattiello di Cantina Mattiello, che ha iniziato due progetti diversi che riguardano il Carmenère e nuovi impianti di Cabernet Franc ottenuto dai cloni originali di questa varietà di origine bordolese. L’azienda produce i due vini in purezza e permette di far comprendere al consumatore le differenze, seppur minime, tra i due vitigni. Il Cabernet Franc è risultato all’assaggio generalmente più cupo e floreale, ma anche più esile e delicato. L’azienda Inama si è dedicata, invece, al Carmenère dei Colli Berici che rivela note di spezie, pepe nero e liquirizia, e un’ottima capacità di invecchiamento. Anche in questo caso i Colli Berici hanno dimostrato tutta la loro capacità di accoglienza e integrazione.

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© Riproduzione riservata - 05/10/2017

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