Far vino immersi nella natura. Viaggio tra le Cantine in parchi naturali e aree protette
In Italia sono molti i viticoltori con una coscienza ambientale. Alcuni hanno cambiato le sorti di un territorio salvaguardandone l’ecosistema. Altri si trovano all’interno di aree protette e lavorano per il mantenimento dell’integrità di questi luoghi.
“I parchi nazionali sono tra i più alti segni di una civiltà moderna. (…) Purtroppo sono rari nell’Italia soprappopolata, avida di terra, demagogica, seviziata dalle stupidaggini del modernismo velleitario o affaristico”. Così scriveva il giornalista Guido Piovene a metà degli anni ’50 nel suo Viaggio in Italia; un “inventario delle cose italiane”, come lui stesso lo definì, che racconta un Paese ferito dalla guerra, ma anche nel pieno del boom economico e dell’invasione del cemento. Piovene non poteva sapere che sarebbero presto nati importanti movimenti per preservare l’inestimabile patrimonio naturale della Penisola.
Lavorare in simbiosi con l’ambiente
Secondo quanto indicato dal Ministero della Transizione ecologica, l’Italia conta oggi 871 aree protette di diversa classificazione. A ciò si può aggiungere la maggiore coscienza ambientale che accomuna molti cittadini e, tra questi, sempre più produttori di vino alla guida di una vera e propria rivoluzione naturale. C’è chi lavora all’interno di riserve, come le aziende nel Parco nazionale delle Cinque Terre, tra cui la piccola Cantina Vétua con i suoi vigneti a picco sul mare; e chi fa di tutto per promuovere il territorio unico di cui fa parte, come Tenuta Gorghi Tondi. Poi ci sono i visionari di ieri e di oggi. Come Mario Incisa della Rocchetta (Tenuta San Guido), tra i fondatori del Wwf Italia, e Giovanni Scaglione (Forteto della Luja), che si batte ogni giorno per la tutela della biodiversità in una zona in cui sta scomparendo.
Molte aziende vinicole lavorano all’interno di aree protette © Forteto della Luja; Cantina Vétua di Monterosso al Mare (Spezia) possiede terreni in forte pendenza © PN Cinque Terre; i vigneti di Tenuta San Guido a Bolgheri (Livorno) si trovano in un’Oasi Wwf; numerosissimespecie di uccelli acquatici sostano per l’inverno e transitano in primavera nell’Oasi Padule di Bolgheri © Wwf Italia; in quella di Forteto della Luja vive una farfalla quasi scomparsa, la Maculinea arion
Pochi boschi in Italia
Ventiquattro parchi nazionali coprono complessivamente una superficie di oltre un milione e mezzo di ettari, pari al 5% del territorio italiano; un’area grande quanto la regione Calabria che tutela il patrimonio di biodiversità più elevato e significativo d’Europa e rappresenta uno strumento per sostenere forme di sviluppo economico, culturale e sociale composto da tradizioni e tipicità agricole. Nel mondo il 50,9% della superficie dei parchi nazionali è dedicata all’agricoltura e il 42,1% è occupata da boschi, ma in Italia queste percentuali cambiano; qui il 56,5% è coltivato, mentre il bosco copre solamente il 26,3% del territorio tutelato.
Dalle Cinque Terre alla Sicilia
Tali dati rivelano quanto natura e mano dell’uomo debbano essere più in armonia che altrove. La viticoltura è un perfetto esempio; all’interno dei parchi i produttori sono chiamati a lavorare in perfetta simbiosi con l’ambiente che li circonda e con gli obiettivi di un’agricoltura sostenibile. Lo sanno bene i viticoltori all’interno del Parco nazionale delle Cinque Terre, equilibristi in bilico su fazzoletti di terra a strapiombo sul mare. Qui Sebastiano Catania della Cantina Vétua di Monterosso al Mare lavora in posizioni così precarie da dover ricorrere a sistemi di carrucole per il trasporto dell’uva. Insieme a una manciata di altri vignaioli si impegna a mantenere viva la produzione – a rischio di estinzione – dello Sciacchetrà, così come a non abbandonare una terra che va modellata e addomesticata senza mai essere tradita, perché è la natura che detta le regole.
Scivolando verso sud le aree tutelate aumentano. Sono dunque numerose le Cantine che lavorano in contesti paesaggistici unici preoccupandosi che nessuno ne scalfisca la bellezza. Tra i custodi di questi luoghi ci sono Annamaria e Clara Sala di Tenuta Gorghi Tondi, azienda vinicola tutta al femminile immersa in una profumata e assolata macchia mediterranea intervallata dalla vegetazione palustre che caratterizza la Riserva naturale lago Preola e Gorghi Tondi.
A poca distanza da Mazara del Vallo, nella Sicilia Occidentale, le vigne crescono sorvegliate da specie animali protette, quali l’uccello migratore tarabusino, e circondate da ulivi, fichi d’India e palme nane. È una vera oasi naturale – tanto da trovarsi anche all’interno del circuito Wwf (World wildlife fund) – salvaguardata e promossa anche grazie all’attività delle due sorelle.
Sassicaia e Wwf Italia nascono a Bolgheri
Il marchese Mario Incisa della Rocchetta è conosciuto per essere il padre del Sassicaia e il creatore dell’area vinicola di Bolgheri. In pochi però sanno che fu fondatore della sezione italiana del Wwf insieme a Fulco Pratesi. Era il 5 luglio 1966. Da allora il Wwf non ha più smesso di stare dalla parte dell’ambiente e delle specie a rischio, promuovendo uno stile di vita sostenibile.
“In principio fu Bolgheri. Poi venne il Wwf Italia”; sono le parole di Fulco Pratesi, presidente onorario dell’associazione. Nel 1959 il marchese visionario decise, infatti, di trasformare la sua riserva di caccia, una zona paludosa circondata da centinaia di ettari di boschi, prati umidi, pascoli e coltivi, nel primo rifugio faunistico privato italiano, situato interamente nel comune di Castagneto Carducci, nell’alta Maremma.
E nel 1967 il rifugio faunistico Padule di Bolgheri, area di proprietà della Tenuta San Guido, intitolata a Mario Incisa della Rocchetta e affiliata al Wwf come zona di interesse per la flora e la fauna selvatica legate alle zone umide, diventò la seconda Oasi subito dopo quella istituita per il lago di Burano nella Maremma meridionale.
La lungimiranza di Mario Incisa della Rocchetta
Uomo dell’Ottocento (nacque nel 1889), Mario Incisa della Rocchetta permise lo sviluppo a più livelli di un territorio prima molto distante dalla viticoltura, anticipando tematiche che sarebbero diventate attuali e urgenti solo molti anni dopo. Come il Sassicaia, il Wwf Italia trova le sue radici a Bolgheri, oggi area vinicola di grande valore internazionale e tesoro di biodiversità. Qui sono numerosissime le specie di uccelli acquatici che sostano per l’inverno e transitano in primavera; a dimostrazione del successo di quest’opera, dal 2008 l’Oasi ospita una coppia di cicogne bianche tornate a nidificare nella zona dopo un’assenza di 200 anni.
L’Oasi di Forteto della Luja
Le Oasi Wwf sono attualmente più di 100, tutelano oltre 30.000 ettari di territorio italiano e sono visitate da 500.000 persone ogni anno; tra queste c’è Forteto della Luja, azienda agricola gestita con integrità, rispetto e amore per la natura e per il bello dall’“eco-viticoltore” – così ama definirsi – Giovanni Scaglione. Situata in un lembo della provincia di Asti che va a sfiorare la Liguria e che prende il nome di Langa astigiana, il Forteto della Luja contribuisce a mantenere viva una delle più piccole denominazioni d’Italia, il Loazzolo Doc, tramite la produzione di una perla rara, ovvero il Moscato Passito. La Cantina è circondata da ettari ed ettari di boschi, vigneti su terreni così ripidi da dover essere sostenuti da muretti a secco e lavorati esclusivamente a mano, piccoli borghi sorvegliati da antiche torri e tante cascine sparse tra le colline: tutto qui è perfettamente in equilibrio.
«Dal 2007 siamo un’Oasi affiliata al Wwf. Rispetto alle normali Oasi, quelle affiliate indicano proprietà private. Questa è l’unica differenza», spiega Giovanni Scaglione.
L’impegno per la salvaguardia ambientale
In effetti, le caratteristiche e gli impegni per far parte del Wwf sono molto rigorosi. Si va dalla produzione di energia da fonti rinnovabili al contenimento di consumo del suolo, passando per la raccolta differenziata e le attività divulgative a sfondo naturalistico, come eventi e visite guidate; per quanto riguarda la produzione di vino, la condizione necessaria è la coltivazione biologica.
«Ma il requisito più importante di tutti riguarda le caratteristiche naturali peculiari del luogo», afferma il viticoltore, che custodisce una biodiversità ormai rara in un Basso Piemonte dominato dalla monocoltura della vite. Questo è il regno delle orchidee selvatiche che crescono intorno alla cascina e tra i filari: ne sono state censite 22 specie. Mentre sui fiori e sui grappoli si posa una farfalla quasi scomparsa, la Maculinea arion. I vini traggono profondo vantaggio dal mosaico ambientale in cui sono stati creati, così come ne trae beneficio l’azienda.
«È un volano di sviluppo turistico importante», conclude Scaglione, impegnato tanto in vigna e in cantina, quanto nella promozione e nello sviluppo della cultura naturalistica. Perché, riprendendo un motto del Wwf: “Per il pianeta l’unico rischio è l’uomo, ma può essere anche l’unica soluzione”.
Foto di apertura: i vigneti della siciliana Tenuta Gorghi Tondi si trovano in un’Oasi © Wwf Italia
Tag: Annamaria Sala, Cantina Vetua, Clara Sala, Mario Incisa della Rocchetta, Tenuta Gorghi Tondi, Tenuta San Guido, vino e natura, WWF© Riproduzione riservata - 19/08/2022