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Cantine del Notaio: i miracoli del tufo

19 Agosto 2013 Roger Sesto
«L’azienda Cantine del Notaio (www.cantinedelnotaio.it) nasce il 5 ottobre 1998 a Rionero in Vulture, in occasione del mio quarantesimo compleanno, quando, dopo tanti successi professionali, ho deciso di tornare alle origini, per valorizzare l’Aglianico», racconta Gerardo Giuratrabocchetti (nella foto con la moglie Marcella), che prosegue: «Ho avviato un progetto di ricerca e studio del vitigno, con l’acquisizione di 30 ettari di vigna in cinque diversi comuni, nelle rispettive contrade più famose, dove ho impiantato gli stessi cloni di Aglianico, sullo stesso porta-innesto, medesimo sesto di impianto, uguali pratiche colturali, ma con suoli e sottosuoli assai diversi, aventi come unico filo conduttore il tufo». I BENEFICI DELL'ALTIPIANO - L’Aglianico del Vulture sembra fatto apposto per tradursi in vini capaci di lunga vita, sostiene Giuratrabocchetti. È il vitigno più tardivo nella raccolta e, come tale, caratterizzato da una struttura fenolica antiossidante importante, da estrarre con lunghe macerazioni. «Data la sua posizione, beneficia inoltre di sole e alte escursioni termiche tipiche dell’altipiano, sviluppando zuccheri e quindi alcol», precisa Giuratrabocchetti. Gli chiediamo cosa significhi produrre un vino capace di sfidare i decenni: «Maggiori costi! Tuttavia se riesci a ottenerlo, sai che non stai creando una bevanda ma qualcosa capace di rappresentare la storia di un territorio». Gli domandiamo di precisarci quali siano gli obiettivi di uno storico. «Primo: dare un riscontro empirico agli studi sulle potenzialità dell’Aglianco. Secondo: costruire un percorso che evidenzi, nella costanza dello stile, il carattere delle diverse annate e di chi fa quel vino. Terzo: introdurre sul mercato, dopo un certo numero di anni, vini in grado di stupire il mercato stesso per la loro unicità». LE ANNATE MIGLIORI - Ora l’attenzione si concentra sulle annate più significative. «La Firma, Aglianico del Vulture Doc ha debuttato con la vendemmia 1998, annata fantastica sotto ogni profilo. Non da meno la 1999, solo un po’ più piovosa. Più equilibrata la 2000. Eccellente la 2001: frutto di una stagione un poco siccitosa. Anomala la 2002: la grande piovosità ha condotto a un Aglianico balsamico e mentolato. La 2005 e la 2006 sono state equilibrate, vie di mezzo fra la 2000 e la 2001, caratterizzate da una grande armonia gusto-olfattiva. Molto calde la 2007 e la 2008. Più critiche la 2009-2010, molto piovose. Per sintetizzare, l’Aglianico del Vulture è piuttosto condizionato dall’andamento meteorico e sviluppa sentori molto più complessi nelle annate calde e siccitose quali la 2000, ‘01, ‘03, ‘05, ‘06 e ‘08».

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