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Cantina Santadi: premiare i meritevoli e ragionare in squadra

Cantina Santadi: premiare i meritevoli e ragionare in squadra

L’intuizione delle potenzialità del Carignano nel dar vita a grandi rossi – La riqualificazione del territorio e l’essere vicini ai propri soci – Una radicata volontà di portare i vini sardi nel mondo

Se in Sardegna il territorio del Sulcis è ormai diventato da tempo sinonimo di grandi vini rossi, il merito lo si deve soprattutto alla Cantina Santadi, che ha saputo intravedere con largo anticipo le potenzialità del Carignano e che nel giro di alcuni decenni è riuscita a portare questo vitigno a vette davvero impensabili.

Nella storia della Cantina Santadi, fondata nel 1960 nella zona sudoccidentale della Sardegna, a breve distanza dalle spiagge e dune bianche di Porto Pino, un importante momento di svolta ha coinciso con l’ingresso in azienda di Antonello Pilloni, che da oltre trent’anni riveste la carica di presidente.

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Nella barricaia riposa il Terre Brune, Carignano del Sulcis, vino bandiera

«Pilloni», ricorda Raffaele Cani, direttore, «è riuscito ad avviare un profondo processo di rinnovamento in quella che all’epoca era una classica Cantina sociale italiana, che vendeva solo vino sfuso. A questo radicale progetto di riqualificazione ha contribuito in maniera significativa anche Giacomo Tachis, che già all’inizio degli anni Ottanta conosceva il territorio del Sulcis ed era rimasto particolarmente colpito dal vitigno Carignano. La passione e la competenza dimostrata da Tachis ci hanno spinto a una sempre più attenta selezione dei grappoli in vigneto e a una grande cura nei confronti dei vari processi produttivi, alla continua ricerca di un corretto equilibrio tra modernità e tradizione. Per la fermentazione a bassa temperatura e per le operazioni di stabilizzazione dei vini fino all’imbottigliamento, ad esempio, oggi privilegiamo l’utilizzo di tini inox, ma non abbiamo assolutamente abbandonato anche le tradizionali vasche in cemento, che consentono un buon mantenimento dei rossi durante il periodo di evoluzione».

I risultati ottenuti da questa Cantina, tuttavia, sono stati anche frutto di una serie d’importanti cambiamenti avviati nel corso degli anni nella gestione dei rapporti con i soci.

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Il presidente Antonello Pilloni e il direttore Raffaele Cani

«A partire dagli anni Ottanta abbiamo dovuto iniziare a promuovere un concetto di viticoltura che spesso contrastava con le abitudini più diffuse sul territorio», racconta Raffaele Cani, «incentivando l’impianto di vigneti solo nelle aree più vocate e chiedendo ai nostri soci di gestire il ciclo vegetativo della pianta con l’obiettivo di ottimizzare la qualità dei grappoli. Ovviamente abbiamo anche dovuto rivedere i criteri di remunerazione, al fine di premiare economicamente gli sforzi dei viticoltori più meritevoli». Questo stretto rapporto instaurato nel corso degli anni tra Cantina e soci conferitori ha offerto le condizioni favorevoli alla nascita di una serie di etichette d’alta gamma capaci di rappresentare al meglio il territorio del Sulcis. A questo proposito non si può fare a meno di citare il Terre Brune, Carignano del Sulcis Superiore Doc, le cui uve provengono ancora da antichi vigneti allevati ad alberello franco di piede. «È il primo vino rosso barricato a essere mai stato prodotto in Sardegna», afferma Raffaele Cani, «e solo con la vendemmia 1995, commercializzata a partire dal 1999, ha potuto fregiarsi della Doc. Prima di allora, per poter riportare l’annata dovevamo far certificare a un notaio il numero di bottiglie prodotte ogni anno, chiedendo a quest’ultimo di controfirmare ogni singola etichetta».

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Le barrique

Il forte legame che unisce il Carignano e la Cantina Santadi, tuttavia, non ha impedito a questa dinamica cooperativa vitivinicola sarda di continuare a cercare nuove strade per soddisfare le aspettative di consumatori sempre più esigenti, sia in Italia sia all’estero. La varietà di terreni e microclimi che caratterizza i 600 ettari di vigneto coltivati dai 200 soci di Santadi ha innanzitutto consentito di ampliare le tipologie di Carignano, grazie all’inserimento in assortimento del Grotta Rossa, del Tre Torri e del Rocca Rubia Riserva, tutti vini dotati di grande personalità e piacevolezza. Cantina  Santadi ha testimoniato il suo desiderio di innovare nel solco della tradizione dando recentemente vita anche al Shardana, Igt Valli di Porto Pino, un vino equilibrato e avvolgente, ottenuto da uve Carignano con l’aggiunta di una piccola percentuale di Syrah. Nel novero dei vini prodotti da questa Cantina vanno infine ricordati anche grandi vini bianchi come i Vermentino Cala Silente e Villa Solais, e l’interessante vino dolce Latinia, prodotto vinificando sole uve Nasco appassite sulla pianta. «Cantina Santadi», spiega Raffaele Cani, «presta grande attenzione all’andamento dei vari mercati, e di conseguenza si trova sempre in evoluzione, intenta a rendere concreto un concetto di qualità in continuo divenire.

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Terre Brune, Carignano del Sulcis Superiore Doc

Tutto ciò rappresenta una sfida particolarmente ardua soprattutto per una cooperativa che, a differenza di un’azienda privata, ogni anno ha l’obbligo di vinificare tutta l’uva conferita dai soci, anche se si trova ad avere giacenze importanti. A questo proposito è davvero indispensabile riuscire a responsabilizzare la base sociale su una serie di obiettivi condivisi, arrivando se necessario anche a chiedere talvolta una generalizzata riduzione percentuale delle rese».

Nel corso degli anni questi cambiamenti hanno consentito alla Cantina  Santadi di dar vita a un assortimento ampio e profondo, che oggi comprende 13 etichette e che presto potrebbe accogliere anche un nuovo spumante, al momento ancora in fase di sperimentazione. «Nell’attuale contesto competitivo», commenta a questo proposito Raffaele Cani, «l’ampiezza dell’offerta, considerata soprattutto in un’ottica di servizio, rappresenta una caratteristica vincente nei confronti della distribuzione. Insomma, una Cantina sociale come la nostra deve ormai riuscire a muoversi sul mercato con una forte cultura imprenditoriale, cercando di presentarsi ai consumatori come garante della qualità dei vini, con alle spalle un particolare sistema di proprietà diffusa, saldamente ancorato a un determinato territorio produttivo».

Cantina Santadi:

anno di fondazione: 1961
viticoltori: 200
ettari vitati: 550

Via Mulinaccio, 10 – 53013 Gaiole in Chianti (Siena)
Tel 0577.74.94.89
E-mail www.chiantigeografico.it – info@chiantigeografico.it

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© Riproduzione riservata - 11/01/2011

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