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Un progetto mediterraneo per il cambiamento climatico

Un progetto mediterraneo per il cambiamento climatico

Si chiama MedCliv ed è un progetto europeo da un milione di euro che coinvolge 6 Paesi della fascia mediterranea, Italia compresa. Mira a diffondere conoscenze sull’impatto del riscaldamento globale sul mondo del vino. I primi risultati presentati da Emanuele Eccel della Fondazione Edmund Mach.

Il tema dei cambiamenti climatici è uno tra i più attuali nel mondo del vino. Se ne scrive e se ne dibatte ovunque, in ambito accademico come nei media mainstream. Anche il Washington Post ha pubblicato un articolo sul tema lo scorso 23 ottobre, pur nel bel mezzo della campagna elettorale presidenziale più infuocata nella storia del paese. Ma quanto i viticoltori sono coscienti di questo problema? È la domanda che si pone il progetto europeo MedCliv, che vede la partecipazione di una pluralità di enti di ricerca di sei Paesi della fascia mediterranea: Italia, Francia, Portogallo, Cipro, Slovenia e Spagna. Per l’Italia a occuparsene sono la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e l’Istituto di BioEconomia del Cnr di Sesto Fiorentino (CNR-IBE).

L’impatto del cambiamento climatico sulla coltura della vite è nel complesso negativo

Partito nell’ottobre del 2019, il progetto può contare su un finanziamento di un milione di euro messi a disposizione da EIT Climate-KIC, una comunità per la diffusione di conoscenze e innovazione sui temi climatici supportata da EIT, l’Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia. Lo scorso 22 ottobre, in un workshop online, ne sono state presentate le linee guida. A farlo è stato Emanuele Eccel, coordinatore del progetto MedCliv e ricercatore alla Fondazione Edmund Mach, che ha spiegato come «l’influenza dei cambiamenti climatici sulla qualità del vino sta portando a ripercussioni negative sulla coltura di molti vitigni che superano invece gli effetti positivi. E questo vale quanto più si scende verso sud».

Un questionario ai produttori

Come primo passo, i curatori del progetto hanno inviato un questionario, tra la primavera e l’estate 2020, a un elevato numero di produttori di tutti i Paesi partner, per verificare quante e quali emergenze o priorità legate ai cambiamenti climatici siano percepite nel mondo vitivinicolo.

La percezione dei problemi legati al cambiamento climatico è ancora frammentaria e non pienamente condivisa (foto di M. Knoringer)

Impatti percepiti

Ne sono emersi elementi significativi. «Per esempio», ha detto Eccel, «il 45% dei produttori ha notato un aumento dei valori di pH nel vino negli ultimi anni e quasi il 60% un aumento del tenore alcolico. Il 52% nota cambiamenti nell’aroma e la stessa percentuale dichiara di voler investire sulle energie rinnovabili, indicando una propensione alla protezione dell’ambiente». Ma in generale la percezione del problema è ancora frammentaria e non pienamente condivisa. È questo il motivo per cui MedCliv ha scelto, come ha spiegato Eccel, «un approccio partecipativo, con cui progettare e condividere i percorsi di adattamento e di mitigazione per creare “ecosistemi” nazionali con cui affrontare le sfide del cambiamento climatico. L’idea è coinvolgere attori diversi, non solo viticoltori, ma anche ricercatori, esponenti della pubblica amministrazione, consumatori, organizzazioni di cittadini attraverso workshop e dibattiti».

Un programma di incontri

La formula scelta è quella di incontri-dibattiti definiti “living lab”, laboratori “viventi” in cui i protagonisti si incontrano e discutono per individuare le linee da sviluppare nella ricerca. Purtroppo l’epidemia di Covid-19 ha ostacolato l’organizzazione di eventi, costringendo gli organizzatori del progetto a optare per webinar. Quest’anno in Italia, grazie anche al supporto di Caviro, partner di MedCliv, gli eventi di “disseminazione” si concentrano sull’area emiliano-romagnola, come per esempio il 27 novembre, data in cui è stato fissato un “living lab” ad accesso libero (è possibile registrarsi qui). «Il prossimo anno», ha osservato Eccel, «cercheremo di ripetere l’esperienza in un’altra regione. La Sicilia è la maggiore indiziata, vista anche l’alta attenzione dei produttori locali alla tematica».

Foto di apertura di D. Kohler per Unsplash

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© Riproduzione riservata - 09/11/2020

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