È stato un anno duro per tutti i settori: la ristorazione perde 30 miliardi e le esportazioni del vino segnano il -3,2% in valore da gennaio a settembre. A salvarci sarà l’impegno costante nella valorizzazione dei prodotti del food and beverage.
Anche un settore resistente e anticiclico come l’alimentare ha accusato i colpi inferti da un anno anomalo come il 2020. Non poteva essere altrimenti, con uno tsunami come quello scatenato dalla pandemia. Partiamo un attimo dal “prima”, dalla fase pre-Covid, per capirsi. Ci vengono in aiuto i dati di contabilità nazionale recentemente diffusi dall’Istat. Sono dati poco disaggregati, ma in compenso, oltre ad essere ufficiali, sono espressi in valuta corrente e costante, cosa non reperibile fuori dal perimetro dell’Istituto. Nel 2019 i “consumi alimentari” del Paese (senza la ristorazione) hanno raggiunto la quota di 165,1 miliardi. Ne è uscito un aumento sull’anno precedente del +1,2% in valori correnti e del +0,6% in valori costanti.
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