In Italia In Italia Jessica Bordoni

Benvenuto Orvieto DiVino: il nuovo spumante e il progetto di rilancio della Doc

Benvenuto Orvieto DiVino: il nuovo spumante e il progetto di rilancio della Doc

Lo scorso 16 giugno la cittadina umbra ha ospitato la prima edizione di Benvenuto Orvieto DiVino, organizzato dal Consorzio di tutela della Doc per rilanciare la produzione di questo grande bianco. Durante il convegno di approfondimento sono stati presentati i progetti di sperimentazione del comitato scientifico, capitanato dall’enologo Riccardo Cotarella.

Poeticamente abbracciata dai vigneti, la rupe di Orvieto racconta una storia enologica antichissima, che affonda le radici nel periodo etrusco – circa 3 mila anni fa –  quando la città si chiamava Velzna ed era già un importante centro di produzione e conservazione di vino, custodito nelle gallerie scavate nel tufo. Durante il Medioevo la fama del bianco locale si consolidò, assumendo una forte rilevanza nell’economia del territorio, tanto che gran parte dei lavori per l’edificazione del Duomo furono pagati in vino.

Le tappe storiche della Doc Orvieto

Nei secoli più recenti, l’Orvieto è stato cantato da personaggi del calibro di Dante Alighieri, Alexandre Dumas, Gabriele D’Annunzio (sua è la celebre definizione “il sole d’Italia nel bicchiere”) e Sigmund Freud, solo per citare i maggiori. Insomma, quel che si dice un vino dal grande passato, nonché una delle prime Doc regionali. La delimitazione della zona di produzione risale al 1931, mentre il 1958 segna la nascita del Consorzio del vino tipico di Orvieto, divenuto Consorzio tutela vini Orvieto nel 1971.

L’inaugurazione nel celebre Pozzo di San Patrizio

«In termini qualitativi l’Orvieto si colloca senza timore di smentita tra i migliori bianchi italiani. Il nostro obiettivo è quello di rilanciare la denominazione e il suo territorio su scala internazionale», ha spiegato il presidente del Consorzio Vincenzo Cecci durante la prima edizione di Benvenuto Orvieto diVino, in scena il 16 giugno nel centro storico cittadino. La cerimonia di inaugurazione si è svolta all’interno di uno dei monumenti simbolo della città ternana: il Pozzo di San Patrizio, costruito nel Cinquecento da Antonio da Sangallo Il Giovane. Per l’occasione, la spirale delle rampe di scale concentriche che portano alla base del pozzo (54 metri di profondità) è stata allestita con i corner delle 32 Cantine partecipanti, che durante la giornata hanno offerto ai visitatori un calice del loro bianco aziendale.

L’inaugurazione presso il Pozzo di San Patrizio

Un’etichetta progettata “a più mani”

Il pozzo ha tenuto a battesimo anche la presentazione in anteprima del nuovo spumante Metodo Martinotti prodotto con le principali uve dell’Orvieto Doc, ovvero Trebbiano toscano o Procanico, Grechetto, Verdello, più un piccolo saldo di Chardonnay. «Si tratta di una sperimentazione consortile, che ha visto impegnate numerose aziende orvietane e la consulenza dell’enologo Mattia Vezzola», spiega Riccardo Cotarella, presidente del comitato scientifico di Orvieto DiVino e presidente mondiale di Assoenologi. Nel calice, una bollicina di sorprendente piacevolezza, la cui morbidezza è legata esclusivamente al frutto (non c’è dosaggio). Il lancio dello spumante si è concluso con uno scenografico brindisi all’interno del pozzo di San Patrizio. A seguire l’esibizione a cura dei musicisti della Scuola comunale di musica Adriano Casasole di Orvieto, arricchito dai cantanti lirici della Vocal Academy of Orvieto, con artisti provenienti dal Metropolitan di New York.

Orvieto spumante? La nuova tipologia presto nel disciplinare

«L’apprezzamento e i consensi ricevuti sono uno stimolo a proseguire su questa strada. Vogliamo inserire a breve la tipologia nel disciplinare della Doc e portarla ai vertici qualitativi della spumantistica nazionale», prosegue Riccardo Cotarella. «Il vino di Orvieto ha alle spalle una storia antica, di papi e nobili e artisti, della quale fare tesoro per costruire un grande futuro. Ora è arrivato il momento di aggiornarlo ai gusti del mercato, per portarlo sulle tavole di tutto il mondo. Sempre però mantenendo saldo il legame con il territorio, con le bellezze della città da cui prende il nome». Come fare? «Attraverso questo tipo di eventi e mediante momenti di promozione internazionale, vogliamo velocemente recuperare il tempo perduto. La presenza di tanti ospiti e giornalisti italiani e stranieri ci onora e va gratificata programmando altri appuntamenti di questo valore in Italia e all’estero».

Daniele Cernilli, Bruno Vespa, Giuseppe Cerasa, Riccardo Cotarella e Luca Tommasini

Il futuro del territorio in un convegno

La mattinata è proseguita con la cerimonia di posa della formella commemorativa della prima edizione di Benvenuto Orvieto diVino, sulla parete dello storico Palazzo Gualterio. A seguire, nella sala congressi della vicina Cassa di Risparmio Orvieto, si è tenuto un convegno di approfondimento dedicato agli ultimi progetti della denominazione. Numerosi gli esperti del settore e i volti noti coinvolti: Daniele Cernilli, alias Doctor Wine, Giuseppe Cerasa, direttore delle guide di Repubblica, Bruno Vespa, giornalista televisivo e da qualche anno anche produttore vinicolo in Puglia, e Luca Tomassini di Vetrya, la società specializzata che ha prodotto il nuovo video promozionale del Consorzio di tutela, proiettato per l’occasione.

I progetti…

Riccardo Cotarella ha ricordato l’importanza di una sperimentazione senza pregiudizi, portata avanti dal comitato scientifico di Orvieto DiVino di cui fa parte anche il professor Attilio Scienza, ordinario dell’Università di Milano, che sta impostando un progetto di zonazione con l’utilizzo dei droni. Alessandro Masnaghetti ha invece portato a termine la prima edizione della carta pedologica e climatica “I I cru di Enogea: Orvieto e Orvieto Classico Doc, vigneti e zone di produzione” (Alessandro Masnaghetti Editore).

e le sperimentazioni

«Accanto alla ricerca sul fronte spumantistico, stiamo lavorando sulla sperimentazione dei quattro territori che compongono l’areale di pertinenza della denominazione: calcareo, tufaceo, vulcanico e sabbioso», conclude il presidente Cotarella. «In particolar modo, ci stiamo concentrando sulla performance del vitigno più importante, ovvero il clone T34 del Procanico, anche in ottica di produzione di vini cru. Si tratta di un programma ambizioso, ma sicuramente realizzabile per il bene e il futuro dell’Orvieto che vede nella comunicazione e nei grandi eventi il culmine del progetto di promozione».

I numeri dell’Orvieto Doc

La zona di produzione della Doc comprende l’Orvieto Classico, che fa capo all’area storica a ridosso della città, e l’Orvieto, che si estende tutto intorno, interessando, in tutto o in parte, il territorio di 18 comuni. Di questi 13 sono in Umbria, in provincia di Terni e 5 nel Lazio, nel Viterbese. Il potenziale produttivo è di circa 2.200 ettari di vigneti. La produzione di uva nel 2018 è stata di circa 138.000 quintali, per circa 12 milioni di bottiglie messe in commercio. Il Consorzio Tutela Vini di Orvieto, che ad oggi rappresenta circa il 90% dei produttori della Doc Orvieto, per oltre 60 Cantine.

Uve autoctone ma anche internazionali

L’uvaggio prevede il Grechetto (minimo 40%), il Trebbiano toscano o Procanico (minimo 20% e massimo 40%) e altri vitigni bianchi non aromatici (massimo 40%). Oggi accanto ad una produzione dal carattere “tradizionale”, ricco ed opulento, dove prevalgono gli autoctoni, molte aziende propongono bottiglie dallo stile moderno, più snello e profumato, grazie all’inserimento di uve internazionali come lo Chardonnay e il Sauvignon blanc.

I corner dei produttori nel Pozzo di San Patrizio

Le Cantine di Orvieto DiVino

Hanno partecipato alla prima edizione di Benvenuto Orvieto DiVino: Argillae, Barberani, Bigi Gruppo Italiano Vini, Cantina Altarocca, Cantina Cardeto, Cantine Monrubio, Castel Noha, Castello della Sala, Castello di Corbara, Castello di Montegiove, Custodi, Decugnano dei Barbi, F.lli Martini, Fattoria di Salviano, La Carraia, MGM – Mondo Del Vino, Rocca delle Macìe, Ruffino, Tenuta di Freddano, Tenuta Le Velette, Tenute Piccini

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© Riproduzione riservata - 10/07/2019

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