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Argiolas, la via sarda alla sostenibilità

Argiolas, la via sarda alla sostenibilità

Argiolas segue i principi dell’agricoltura integrata da 20 anni. La Cantina di Serdiana è fortemente impegnata nella riduzione dei prodotti chimici in vigna e ha all’attivo numerosi progetti ambientali. L’obiettivo di una banca dati d’eccellenza delle uve tradizionali sarde.

Famiglia, passione e territorio. Sono questi i tre pilastri di Argiolas, bandiera della Sardegna del vino da 80 anni e tre generazioni. «Ci troviamo in una terra antica e preziosa», esordisce Valentina Argiolas, responsabile comunicazione e marketing. «La nostra isola è situata in mezzo al mar Mediterraneo, baciata dal sole e dal vento: il suo clima garantisce paesaggi e suoli perfetti per la crescita della vite». Un tale tesoro, però, è al tempo stesso una grande responsabilità. «Conservare e custodire la terra rappresenta un impegno quotidiano, che guida ogni decisione nei campi e in cantina. Per questo investiamo costantemente nella ricerca e nel miglioramento del nostro lavoro e delle strutture aziendali».

La terza generazione formata dai cugini Antonio, Francesca e Valentina Argiolas


La mappa dell’agricoltura integrata

Da ormai vent’anni Argiolas ha scelto di adottare i principi dell’agricoltura integrata, che prevede tecniche volte a preservare l’ambiente e garantirne la sicurezza. «Siamo in prima linea nella riduzione dei prodotti chimici di sintesi come fitofarmaci, concimi e diserbanti», prosegue Valentina Argiolas. «Siamo molto orgogliosi del risultato, sebbene all’inizio non sia stato facile. Tuttavia, anche grazie alle nuove generazioni, più sensibili al tema green, il messaggio dell’importanza della sostenibilità ha raggiunto tutti». L’agricoltura integrata è applicata a Serdiana, dove sorge il quartier generale di Argiolas, ma anche nelle altre proprietà di famiglia: Tenuta Sisini, nella regione storica della Trexenta; Tenuta Sa Tanca, fra i comuni di Selegas e Guamaggiore; Tenuta Vigne Vecchie, sulle colline vicine a Selegas; e Tenuta Is Solinas, nel golfo di Palmas.

Pratiche per potenziare la biodiversità

Negli ultimi tre anni Argiolas ha avviato anche un progetto per potenziare la biodiversità all’interno del vigneto, ristabilendo le dinamiche ecologiche degli insetti che vi abitano. «Siamo intervenuti immettendo tra i filari gruppi di insetti utili per il contenimento di altre varietà dannose per la vite. Stiamo anche introducendo alcune tecniche di mating disruption, ovvero di confusione sessuale per limitare la riproduzione di parassiti dannosi. A livello di terreno, abbiamo invece provveduto all’inoculo di funghi e microorganismi per aumentare le attività e le difese naturali delle piante». «Ma non è tutto. Rispettare l’ambiente e coltivare responsabilmente significa anche custodire il paesaggio, aver cura di un territorio conservandolo vivo e sano. Per questo abbiamo adottato da 10 anni la tecnica di potatura Simonit & Sirch, rispettosa della vite con tagli poco invasivi e solo sul legno giovane, che aiuta i ceppi a vivere più a lungo», conclude Valentina Agiolas.

L’attenzione e la cura in vigna sono un must per Argiolas

La gestione idrica razionalizzata

L’impegno ambientale della famiglia Argiolas è a 360 gradi. Tra i progetti di ecosostenibilità ricordiamo l’impianto fotovoltaico da 200 kilowatt attivo alla Tenuta di Serdiana, con una superficie coperta di ben 1.500 mq. La produzione di energia elettrica media annua stimata è di 300.000 kilowatt all’ora, pari al 50% del fabbisogno aziendale. Sul fronte idrico, la Cantina ha valutato l’efficacia di una gestione razionale dell’irrigazione attraverso uno studio condotto con stazioni micro-meteorologiche e stazioni di monitoraggio del contenuto di acqua presente nel suolo a diverse profondità. Grazie ai dati acquisiti, è stato possibile raggiungere un risparmio dei consumi del 30%.

Carbon footprint: come si limitano le emissioni

Tra i temi centrali c’è anche quello del carbon footprint, l’impronta carbonica. Nel biennio 2009-10 un vigneto è stato monitorato per valutare la sua capacità di assorbire o rilasciare carbonio su scala giornaliera, mensile e stagionale. La ricerca ha confermato l’importanza di ecosistemi arborei, come appunto la vigna, nel contribuire a sottrarre il carbonio dall’atmosfera. Per limitare le emissioni di carbonio legate al processo produttivo nel suo complesso, invece, Argiolas ha scelto di diminuire il peso delle bottiglie, così da ridurre l’energia necessaria alla fabbricazione, al trasporto e al riciclo del vetro.

Solo autoctoni sardi in vigna

Il Dna dei vini Argiolas è 100% sardo. L’azienda ha fatto una scelta precisa, cominciata con i fratelli Franco e Giuseppe Argiolas negli anni Settanta e proseguita con orgoglio e fermezza dai figli Valentina, Francesca e Antonio, che porta lo stesso nome del fondatore. «Nelle nostre vigne crescono solo le varietà tipiche dell’isola: nessun vitigno internazionale è ammesso. Anche le pratiche colturali sono antiche, tradizionali, a partire dal caratteristico alberello. Questo ci garantisce piante vigorose, con un apparato radicale sviluppato e quindi più resistenti alle malattie e alle problematiche legate al clima».

Eccellenza genetica in 5.000 piante

Da qualche anno è partito un progetto aziendale di ampio respiro con l’obiettivo di selezionare e conservare le varietà autoctone sarde. «Abbiamo adottato la tecnica della selezione massale, lavorando su 11 vitigni, tra cui il Vermentino, il Cannonau, il Monica, il Bovaleddu, la Malvasia, il Carignano, il Nuragus e il Nasco. Abbiamo valutato 16.000 piante. Per ogni varietà ne abbiamo selezionate circa 5.000, che sono state sottoposte singolarmente a esami diagnostici per escludere la presenza di quattro specie virali tra le più diffuse nella vite. Ad oggi questi 5.000 esemplari, provenienti da 499 piante capostipiti selezionate, costituiscono il nostro “campo collezione” su cui continuiamo la selezione massale e concentriamo le nostre analisi mediante micro vinificazioni».
L’obiettivo finale è ottenere i cloni migliori per la moltiplicazione. Una sorta di banca dati per il futuro del comparto vitivinicolo sardo. «Vogliamo creare materiale genetico di eccellenza, salvaguardando così il patrimonio ampelografico e la biodiversità della nostra amata Sardegna».

Foto di apertura: le vigne della Tenuta Sisini, nella regione storica della Trexenta

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2019 . Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 27/11/2019

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