La congiuntura nazionale e internazionale è colma di incertezze. Le vendite alimentari calano e l’export va tutelato da avventate politiche comunitarie. Il comparto enologico, però, si difende con esportazioni che coprono più di due terzi (68,6%) del proprio fatturato.
La produzione dell’industria alimentare si è mossa in modo premiante negli ultimi anni. Sull’arco 2013-23 è cresciuta del +10,1%, a fronte del +1,0% dell’intera industria del Paese. Ma il vantaggio della produzione di settore si è nettamente accresciuto proprio adesso, nei primi sette mesi 2024. Quando ha segnato un +1,7% sullo stesso periodo 2023, contro il -3,2% accusato in parallelo dal totale industria.
Ne esce una forbice di circa 5 punti tra i due delta che, da sola, copre la metà di quella evidenziata nel corso dell’ultimo decennio.
Il fenomeno sottolinea in sintesi due cose. La prima è la grande capacità anticiclica del settore.
La seconda è che, se il Pil del Paese è atteso su un tasso del +1,0% in valuta costante a fine anno, è evidente che questa crescita (o comunque quella che emergerà) sarà dovuta mani e piedi ai servizi e agli investimenti in costruzioni e infrastrutture legati in buona parte al superbonus e al Pnrr, non certo alla manifattura nazionale.