10 Schiava da trofeo
Il “vino del popolo” altoatesino ha imboccato da qualche anno la strada della qualità. Lo dimostra l’alto livello dei partecipanti al 17° Trofeo Schiava. Dieci i vincitori nelle tre categorie a concorso. Attenzione puntata sulle zone di provenienza: Santa Maddalena, lago di Caldaro e Meranese.
La Schiava (Vernatsch) in Alto Adige è il volkwein, il vino del popolo, il vino popolare, il vino del contadino. L’accezione della traduzione tedesca è ampia e racchiude in sé gli aspetti positivi dell’idea di un vino da tutti i giorni, artigianale e per ogni tasca, ma anche quella di un vino basso, economico e poco di qualità. La verità è che questo vitigno è cambiato molto negli ultimi anni, soprattutto in meglio, stimolato da iniziative come il Trofeo Schiava che ha portato la critica a occuparsi di un vitigno troppo lasciato solo alla considerazione commerciale. A grave torto.
Il percorso della qualità
A suggerire l’evoluzione ipotizzata ci sono gli ettari vitati. L’Alto Adige produce il 38% di vini rossi e il 62% di vini bianchi. Secondo le stime ufficiali la Schiava rappresenta il 12% della coltivazione della provincia, con 684 ettari a lei dedicati. Ma la vera notizia è che è nettamente diminuita negli anni. Storicamente, era il primo vitigno dell’Alto Adige. Se ne produceva oltre il doppio e veniva commercializzata soprattutto sfusa. L’imbottigliamento e la valorizzazione delle zone vocate hanno selezionato naturalmente la Schiava.
Al Trofeo Schiava la strepitosa annata 2019
L’8 e il 9 giugno si è svolta al Vigilius Mountain Resort la diciassettesima edizione del Trofeo Schiava, dedicato a questo vitigno. Un appuntamento sempre molto seguito che senza dubbio ha acceso i riflettori anche per i non autoctoni su questo rosso. All’interesse dell’edizione della quasi maggiore età hanno contribuito due fattori. Il primo è l’annata. Nel 2019 la Schiava ha avuto una tipicità molto marcata, fruttata, sapida, ben strutturata e levigata, elegante e beverina. Per il Lagrein, a causa delle violente grandinate abbattutesi sugli appezzamenti classici di questo vitigno nella conca di Bolzano, purtroppo si è registrato un calo della resa che in alcuni casi ha sfiorato il 70%. La precisazione è necessaria perché alcune delle denominazioni che riguardano la Schiava prevedono un blend col Lagrein fino al 15%, ad esempio nei vini di Santa Maddalena.
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Tre le categorie in concorso
Arriviamo così al secondo fattore. Per la prima volta quest’anno i vini dell’annata in corso sono stati divisi in due categorie: Classici, fino a un prezzo al dettaglio di 10 euro, e Selezione, oltre 10 euro. Nella categoria “La Schiava diversa”, invece, sono stati raggruppati i vini delle annate più vecchie e quelli che non rientrano nel solito schema delle Doc.
A ogni terroir la sua Schiava
Ancora più valido, a dimostrazione dell’accresciuto livello qualitativo di questo vitigno, è il fatto che la Vernatsch è molto diversa a seconda delle zone dalle quali proviene. La sua capacità di esprimere il terroir è di per sé un elemento distintivo di altezza e ricercata qualità. A seconda della zona di produzione, la Schiava presenta caratteristiche diverse che oggi emergono in maniera forse più ancora evidente dei diversi cloni: Schiava gentile e Schiava grigia soprattutto. Tenendo conto di questa diversità, i vini sono stati degustati e valutati separatamente per zona.
La Schiava di Santa Maddalena, del lago di Caldaro e del Meranese
Come si accennava, la Schiava di Santa Maddalena – quella che personalmente mi ha impressionato di più – è spesso in blend col Lagrein che contribuisce a produrre un vino profumato, fruttato e beverino certo, ma più speziato di pepe e talvolta chiodo di garofano e curry al naso e più corposo in bocca. La Schiava del lago di Caldaro, grazie forse a una maggiore escursione termica, è la più profumata e setosa, forse quella più tipica nell’immaginario comune del gusto di questo vitigno. Poi c’è la Schiava del Meranese, da una zona più fresca, che produce un vino più scarico e sottile, talvolta quasi esile, ma di rara eleganza floreale giocata soprattutto sulla violetta, se siete appassionati di piccoli dettagli raffinati.
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Una giuria internazionale
Il Trofeo Schiava è nato per promuovere questo vino di qualità e lanciato da Ulrich Ladurner, Othmar Kiem e Günther Hölzl. Nell’ultima edizione ha ospitato una giuria internazionale di giornalisti, enologi e sommelier composta da: Cornelius e Fabian Lange (D), Kilian Krauth (D), Otto Geisel (D), Alain Kunz (CH), Stefan Keller (CH), Aldo Fiordelli (I), Nicola Frasson (I), Christine Mayr (I), Angelo Carrillo (I), Herbert Taschler (I) e i produttori Axel Heinz (Ornellaia, Toscana) e Martin Heinrich (Weingut Heinrich, Württemberg).
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Le “Schiave dell’anno” tra 85 campioni
Classici
• Alto Adige Lago di Caldaro Classico Superiore 2019 – Cantina Caldaro
• AA Meranese 2019 – Haidenhof
• AA Schiava Hexenbichler 2019 – Tramin
• AA Santa Maddalena Classico 2019 – Larcherhof
Selezione
• AA Lago di Caldaro Classico Superiore der Keil 2019 – Manincor
• AA Meranese Graf Schickenburg 2019 – Cantina Merano
• AA Schiava Sonntaler Vecchie Viti 2019 – Cantina Cortaccia
• AA Santa Maddalena Classico 2019 – Pfannenstielhof
“La Schiava diversa”
• AA Santa Maddalena Classico Gran Marie 2018 – Fliederhof
• AA Schiava Gschleier Vecchie Viti 2019 – Girlan
Il preferito del pubblico
Dato che la Schiava è un vino che non deve solo piacere agli esperti ma anche, e soprattutto, ai semplici appassionati, una commissione scelta tra questi ha eletto il suo preferito tra i vincitori. In questo anno speciale, la giuria è stata composta dai collaboratori del Vigilius Mountain Resort. Dopo attenti assaggi la commissione ha fatto cadere la sua decisione sull’Alto Adige Santa Maddalena Classico 2019 di Pfannenstielhof eletto come il preferito dal pubblico.
Gli Ambasciatori della Schiava
Il titolo di Ambasciatore della Schiava 2020 è stato assegnato ai Giovani Vignaioli di Santa Magdalena, che sono molto impegnati sul tema della Schiava e che vedono in essa l’espressione più autentica della loro zona. Il popolare Gala della Schiava ha dovuto essere annullato quest’anno, la premiazione si è svolta senza un pubblico.
L’alternativa economica al Pinot nero
Nonostante i limiti, questo primo appuntamento ufficiale del vino nel dopo Covid, grazie anche alla bellezza della natura incontaminata del Vigilius, è riuscito a ricavare dalla Schiava il senso migliore dell’accezione di volkwein, di vino popolare, ma di spessore e qualità. Un vitigno che potrebbe essere l’alternativa più economica al Pinot nero, certo, ma che gode di una personalità propria difficile da non apprezzare.
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