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Allarme no deal: i vini italiani più a rischio

Allarme no deal: i vini italiani più a rischio

Nel post-Brexit il vino italiano rischia un’impasse senza precedenti. Il danno potenziale riguarda soprattutto Prosecco e spumanti in generale, Pinot grigio e le denominazioni siciliane e piemontesi (che insieme valgono il 60% dell’export Uk).

Quello del Regno Unito è uno scenario commerciale di grande incertezza. Spaventa la possibile applicazione dei dazi dal 1° gennaio 2021, anche se Jill Morris, ambasciatore britannico a Roma, sostiene che ci sia ancora speranza per scongiurare il no deal: le trattative sono ancora in corso.

Possibili dazi da gennaio 2021

«È paradossale pensare a uno scenario in cui le imprese esportano a dazio zero verso il Giappone e a 32 euro a ettolitro sui vini spumanti a una dogana posta al di là della Manica», ha commentato ieri Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini, durante un webinar dedicato agli scenari post-Brexit nel settore vino.

Le trattative sono ancora in corso

«I nostri negoziatori stanno lavorano ogni ora per trovare un accordo che sarebbe nell’interesse di entrambe le parti», ha spiegato l’ambasciatore britannico Jill Morris, «ma allo stesso tempo dobbiamo ammettere che sarà molto difficile». Il segretario generale del Comité européen entreprises vins (Ceev), Ignacio Sanchez, ha invece prospettato un terzo scenario tra il deal e il no deal: «Potrebbe esserci una proroga dell’attuale status quo in regime temporaneo sino a eventuale accordo».

L’export nel Regno Unito in cifre

Con 4,4 miliardi di dollari di acquisti dall’estero lo scorso anno, il Regno Unito si profila come secondo buyer al mondo per il settore. Stando alle analisi di Uiv (che rappresenta l’85% del fatturato export vino), il rischio per il vino italiano è di un’impasse senza precedenti su questo mercato strategico.

Le denominazioni più colpite

La situazione è critica soprattutto per alcune importanti denominazioni. È il caso di Prosecco e Pinot grigio, in gran parte prodotti in Veneto, che con gli altri spumanti nazionali e le denominazioni piemontesi e siciliane rappresentano il 60% delle esportazioni di vini italiani in Uk; l’equivalente di quasi 500 milioni di euro. Il Regno Unito, in particolare, è primo importatore mondiale delle nostre bollicine, che rappresentano oltre la metà delle vendite italiane in Oltremanica.

Qualche piccolo vantaggio

In (parziale) soccorso a uno scenario commerciale fortemente condizionato dall’incertezza, Uiv ha confermato alcune “misure cuscinetto” del governo inglese per evitare il salto nel buio, in particolare rispetto a etichettatura (nessun cambio fino a ottobre 2022), nuove certificazioni (VI-1 sospeso fino a giugno 2021), la piena protezione delle indicazioni geografiche già riconosciute in Ue e le regole sul biologico (mutuo riconoscimento per tutto il 2021).

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© Riproduzione riservata - 16/12/2020

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